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La valutazione e il giusto approccio per l’invecchiamento sul lavoro

La valutazione e il giusto approccio per l’invecchiamento sul lavoro
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Differenze di genere, età, cultura

15/04/2019

Un intervento si sofferma su molti aspetti inerenti la gestione dell’invecchiamento sul lavoro. L’invecchiamento fisiologico, l’invecchiamento associato a malattia, l’approccio di tipo multiplo e la valutazione dei rischi in funzione dell’età.

La valutazione e il giusto approccio per l’invecchiamento sul lavoro

Un intervento si sofferma su molti aspetti inerenti la gestione dell’invecchiamento sul lavoro. L’invecchiamento fisiologico, l’invecchiamento associato a malattia, l’approccio di tipo multiplo e la valutazione dei rischi in funzione dell’età.

 

Bari, 15 Apr – Più volte abbiamo ricordato come, con riferimento ad alcuni dati del 2012 dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, tra il 2019 e 2030 i lavoratori di età tra 55 e 64 anni aumenteranno del 16,2% mentre i più giovani diminuiranno (dal 5 al 15% secondo le fasce d’età).

Inoltre:

  • “la popolazione lavorativa europea sarà la più anziana della sua storia, in molti paesi la popolazione lavorativa anziana sarà oltre il 30% della forza lavoro”;
  • in UE 27 (Unione Europea a 27 membri, ndr) “il tasso di impiego tra 55 e 64 anni è inferiore al 50%. Oltre metà dei lavoratori anziani abbandonano prima dell’età di pensionamento obbligatorio per varie ragioni;
  • per supportare la maggior durata della vita in Europa sono urgentemente necessari il miglioramento e il prolungamento delle carriere lavorative”.

Riguardo all’Italia si acuisce poi il problema dell’ invecchiamento della popolazione lavorativa, “in funzione di:

  • invecchiamento della popolazione, compensato soltanto in parte dall’immigrazione;
  • incremento dell’età di pensionamento;
  • possibile esposizione più prolungata a rischi lavorativi;
  • fattori economici (erosione della pensione; costo vita; disoccupazione coniuge o progenie, produttività e costo del lavoratore anziano);
  • scarsità di posti di lavoro in generale e in particolare adatti a lavoratori anziani”.


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A ricordarlo e a fornire alcune informazioni sull’invecchiamento attivo nel mondo del lavoro è un intervento al seminario ECM “Che genere di prevenzione! La fragilità nel lavoro tra differenze di genere ed invecchiamento” che si è tenuto a Bari il 26 novembre 2018. Un intervento che fa riferimento anche ai contenuti del “ Libro d’argento - Aging E-book - invecchiamento e lavoro” realizzato dalla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP).

 

Gli argomenti affrontati nell'articolo:

  • Invecchiamento fisiologico o associato a malattia
  • L’approccio multiplo all’invecchiamento
  • La valutazione dei rischi in funzione dell’età

 

Invecchiamento fisiologico o associato a malattia

Nell’intervento “La valutazione dei rischi negli ambienti di lavoro in funzione dell’età del lavoratore”, a cura di Tiziana Vai (Servizio PSAL ATS della Città Metropolitana di Milano), vengono innanzitutto proposte alcune riflessioni preliminari per affrontare il tema.

 

Dopo aver riportato varie rappresentazioni grafiche del contesto socio-demografico, l’intervento si sofferma su alcune definizioni e caratteristiche dell’invecchiamento umano, quel “processo complesso e multifattoriale che vede frequenti sovrapposizioni e sinergie di cause diverse”:

  • Invecchiamento fisiologico: limitazioni funzionali più o meno avanzate che si presentano più frequentemente con il progredire dell’età anagrafica
  • Invecchiamento associato a malattia riguarda la maggior parte delle persone di età avanzata.

E a livello lavorativo:

  • “nell’invecchiamento fisiologico buoni lavori o buone condizioni di lavoro sono tollerati per più tempo, e a loro volta possono contribuire nel mantenere lo stato di salute (soprattutto se sono instaurate fin dalle età giovani);
  • nell’invecchiamento associato a malattia dovrà invece trovare modalità di conciliazione tra le funzionalità residue e l’attività produttiva: miglioramento delle condizioni di lavoro adattamento o aggiustamento delle postazioni, limitazioni, cambio di mansione, formazione per altre occupazioni compatibili, ricollocazione”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale delle slide dell’intervento che riportano indicazioni sulle possibili differenti capacità dei lavoratori anziani con riferimento a:

  • capacità visiva
  • capacità uditiva
  • massima forza muscolare
  • articolazioni
  • apparati cardiovascolare e respiratorio
  • disturbi del sonno
  • termoregolazione
  • funzioni cognitive.

 

L’approccio multiplo all’invecchiamento

Si sottolinea poi che l’invecchiamento umano “non è solo un processo biologico: è un processo complesso e multifattoriale cioè in relazione con diversi aspetti bio-psico-sociali”. In questo senso “l’approccio alla gestione dell’invecchiamento sul lavoro non può essere soltanto biomedico ma richiede approcci di tipo multiplo: interventi nel campo della prevenzione, nella gestione aziendale e nelle politiche sociali.

 

Riprendiamo dall’intervento la rappresentazione grafica della “Casa della capacità lavorativa”, modello che descrive le diverse dimensioni che incidono sulla capacità lavorativa (equilibrio tra il lavoro e le risorse individuali) e l’interazione anche con la famiglia e l’ambiente sociale circostante:

 

 

Si indica poi che per mantenere e promuovere la capacità di lavoro nel tempo “occorrono:

  • posti di lavoro salutari per ogni età
  • mansioni e condizioni adatte ai lavoratori più anziani
  • soluzioni per i problemi dell’anziano che risulti parzialmente idoneo o non più idoneo al suo lavoro

E si sottolinea ancora che “l’approccio multiplo è lo strumento per la gestione di un problema complesso”:

  • Dimensione individuale: stili di vita (nell’ambiente di vita)
  • Dimensione aziendale: gestione dei rischi, sorveglianza sanitaria, ergonomia fisica, cognitiva, organizzativa, gestione delle diversità e delle diverse età
  • Dimensione sociale: previdenza, assistenza, politiche del lavoro e del non lavoro…

 

La valutazione dei rischi in funzione dell’età

Veniamo infine al D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81, di cui ricordiamo quanto contenuto nell’articolo 1 riguardo alle finalità: ‘…riassetto e la riforma delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza garantendo tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati’.

 

E si sottolinea, sul piano della gestione aziendale dei rischi, l’importanza della valutazione e contenimento di rischi inerenti:

  • impegno di lavoro fisico (MMC, sovraccarico cumulativo arti superiori, posture)
  • microclima severo
  • rumore e vibrazioni
  • illuminazione, segnaletica visibile
  • infortuni da caduta, scivolamento, inciampo
  • orari e turni notturni
  • aspetti psicosociali e fattori di contesto e di contenuto inerenti lo stress lavoro correlato

 

Concludiamo segnalando che nell’intervento sono riportati esempi tratti da uno strumento proposto dal gruppo di lavoro CIIP per favorire un’efficace analisi dei rischi in relazione all’età anagrafica.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

“ La valutazione dei rischi negli ambienti di lavoro in funzione dell’età del lavoratore”, a cura di Tiziana Vai (Servizio PSAL ATS della Città Metropolitana di Milano), intervento al seminario “Che genere di prevenzione! La fragilità nel lavoro tra differenze di genere ed invecchiamento” (formato PDF, 1.16 MB).



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Rispondi Autore: Rolando Dubini immagine like - likes: 0
15/04/2019 (10:37:25)
Un fattore di rischio in genere totalmente omesso dalla stragrande maggioranza dei documenti aziendali di valutazione dei rischi lavorativi

Pubblica un commento

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