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Promozione della salute nei luoghi di lavoro: benefici e normativa

Promozione della salute nei luoghi di lavoro: benefici e normativa

Un documento sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro presenta l’evoluzione della WHP in Europa, le indicazioni del Piano Nazionale di Prevenzione, i benefici per i datori di lavoro e le novità relative ai livelli essenziali di assistenza.

Firenze, 24 Set – La promozione della salute nei luoghi di lavoro (WHP - Workplace Health Promotion), di cui abbiamo parlato più volte nei nostri articoli, si inserisce in un “contesto di ‘lunga durata’ che può essere descritto come il processo per realizzare la ‘compatibilità’ fra produzione industriale e comunità sociale”.

 

A ricordarlo e a soffermarsi sullo sviluppo del welfare aziendale/welfare sociale e sul rapporto tra promozione e prevenzione della salute, è un documento realizzato dai Centri Regionali CeRIMP (Centri di riferimento regionale per l'analisi dei flussi informativi su Infortuni e Malattie professionali o da lavoro) di Pisa e Firenze. Un documento, che PuntoSicuro ha già presentato in precedenti articoli, dal titolo “La promozione della salute nei luoghi di lavoro: sguardo storico, bilancio di esperienze, proposte e prospettive” e a cura di Donatella Talini (CeRIMP, Regione Toscana - Sede di Pisa) e Alberto Baldasseroni (già Responsabile del CeRIMP, Regione Toscana - Sede di Firenze).

 

Il documento si sofferma anche sulla situazione attuale della promozione della salute (WHP) nel nostro Paese con riferimento al Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018/19 e ai nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA), le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire ai cittadini.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:



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Percorso di promozione di sani stili di vita al lavoro e fuori
Percorso formativo composto da 8 macro aree all'interno delle quali sono presenti 64 brevi video animati della durata circa 2’.30’’ ciascuno.

 

Lo sviluppo della promozione della salute nei luoghi di lavoro

Il documento, che riprende un intervento ad un workshop che si è svolto a Pisa alla fine del 2018, ricorda che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha identificato la WHP come “una delle strategie efficaci nell’ambito delle politiche di promozione della salute”.

E il punto di partenza in Europa per “l’avvio di esperienze strutturate in questo ambito” può essere considerato il 1996, quando venne istituito il Network Europeo per la Promozione della Salute nei Luoghi di lavoro ( ENWHP - European Network for Workplace Health Promotion). E da allora l’ENWHP “è cresciuto costantemente e ha guadagnato un notevole credito arrivando a definire in modo omogeneo in Europa ciò che si intende per “Promozione della salute nei luoghi di lavoro” (WHP – Workplace health promotion) tramite lo sviluppo di criteri standardizzati di buona qualità”.

 

Tuttavia malgrado “la lunga esperienza del ENWHP e il suo radicamento e accreditamento a livello delle istituzioni comunitarie europee, sorprende come a tutt’oggi non siano state sviluppate chiare connessioni tra l’iniziativa del ENWHP e l’EU-OSHA, l’Agenzia europea con sede a Bilbao che si occupa della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. E per il futuro “sarebbe auspicabile una maggiore convergenza di intenti fra queste due entità e una maggior definizione dei ruoli e delle competenze delle due istituzioni in tema di WHP”.

 

La promozione della salute e il piano nazionale di prevenzione

Ci si sofferma poi in particolare sul Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) 2014-2018/19 dove il primo dei macro-obiettivi del Piano è quello di ‘Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili’ nei setting di lavoro, scuola e comunità.

In particolare nel PNP 2014-2018/19 viene chiaramente evidenziato “che la Promozione della Salute nei contesti occupazionali può offrire ai lavoratori l’opportunità per migliorare la propria salute, riducendo i fattori di rischio generali e in particolare quelli maggiormente implicati nella genesi delle malattie croniche (Macrobiettivo 1); allo stesso tempo viene tuttavia rimarcato che in tali contesti devono essere primariamente attuate tutte le misure per prevenire infortuni e malattie professionali (come declinato del resto nel macro obiettivo 7 dello stesso PNP)”.

 

Si segnala poi che la “garanzia di efficacia e sostenibilità degli interventi di WHP è comunque la loro inter/multisettorialità, che può permettere di stringere alleanze e collaborazioni con attori diversi e raggiungere e tutelare il maggior numero di lavoratori, oltre al fatto che i programmi devono essere strutturati e multicomponente, di medio lunga-durata, capaci di introdurre significative modifiche nel contesto e integrarsi con i programmi di promozione della sicurezza”.

 

E per i datori di lavoro che investono in programmi di promozione della salute nei luoghi di lavoro sono ottenibili “potenziali benefici sia in termini di salute della propria manodopera, sia di diminuzione delle assenze dal lavoro, ma anche benefici fiscali ai fini IRES ed IRAP e sconti sui premi assicurativi da parte dell’INAIL (OT24)”.

Tuttavia gli interventi di prevenzione, promozione e tutela della salute “devono essere basati sulle migliori evidenze di efficacia e devono porre le popolazioni e gli individui al centro degli interventi stessi, con la finalità di conseguire il più elevato livello di salute raggiungibile”.

A questo proposito sono citate, a titolo di esempio, le esperienze e i programmi di WHP realizzati in Lombardia e Piemonte.

 

Promozione della salute, normativa e livelli di assistenza

Dopo aver ricordato il legame tra la promozione della salute e il tema dell’ invecchiamento della popolazione lavorativa, il documento segnala che con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 - Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 - si è “finalmente provveduto all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza” (LEA).

 

Nei nuovi “LEA” il documento ricorda che il livello della ‘Prevenzione collettiva e sanità pubblica’, che “include le attività e le prestazioni volte a tutelare la salute e la sicurezza della comunità da rischi infettivi, ambientali, legati alle condizioni di lavoro, correlati agli stili di vita, si articola in 7 aree di intervento che includono programmi/attività volti a perseguire specifici obiettivi di salute”.

 

In particolare l’Area C (‘Sorveglianza, prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro’ e l’Area F (‘Sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi organizzati di screening; sorveglianza e prevenzione nutrizionale’) “presentano programmi e prestazioni capaci di creare un’ ‘osmosi’ tra i setting” , facendo dialogare “e compartecipare (senza quindi delegare o al contrario accentrare) il setting sanitario con gli altri contesti”.

E la leva per questo passaggio – continua il documento - consiste “nell’innescare un processo culturale che:

  • riconosca che non tutto è sotto il controllo del sistema sanitario, ma al tempo stesso sia in grado di ‘liberare’ il potenziale della prevenzione e della promozione della salute perché questo permei tutte le politiche;
  • metta insieme e utilizzi trasversalmente conoscenze, expertise, risorse, all’interno delle regole del sistema;
  • permetta di far emergere il fine ed il ‘vantaggio’ (anche economico) che da questa reciproca interazione ogni ambito o settore coinvolto può derivare, nonché le relative implicazioni anche in termini di monitoraggio dei processi e valutazione degli esiti”.

 

A questo proposito si ricorda che se, ad oggi, i programmi sanitari riferiti al setting lavoro sono ancora prevalentemente focalizzati sulle attività di prevenzione e sicurezza sul lavoro (intesa come vigilanza) e solo marginalmente sulla promozione della salute”, l’introduzione dei programmi di WHP “può rispondere perfettamente al nuovo spirito dei LEA”.

 

In definitiva se la WHP può essere considerata all’interno dei LEA, “è necessario sottolineare anche la necessità che gli interventi di questo tipo non alimentino la creazione di disuguaglianze; per questo è necessario che la WHP sia diffusa in tutte le realtà produttive e non solo in quelle già orientate (per management, struttura produttiva, risorse economiche ecc) ad investire in termini di promozione della salute”. E perché questo sia possibile – continuano gli autori – “sarà necessario modulare gli interventi e l’adozione delle buone pratiche a seconda delle dimensioni e delle tipologie delle realtà produttive. Il ruolo degli operatori delle ASL, con le loro esperienze e le loro competenze, sarà essenziale”.

 

Segnaliamo, in conclusione, che il documento, che vi invitiamo a leggere integralmente, si sofferma anche sulle figure aziendali della promozione della salute nei luoghi di lavoro, sul ruolo delle Aziende USL e sulla verifica degli interventi di WHP.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

La promozione della salute nei luoghi di lavoro: sguardo storico, bilancio di esperienze, proposte e prospettive”, a cura di Donatella Talini (CeRIMP, Regione Toscana - Sede di Pisa) e Alberto Baldasseroni (già Responsabile del CeRIMP, Regione Toscana - Sede di Firenze) (formato PDF, 277 kB).



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