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Il rischio biologico nelle imprese di pulizia

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sanità e servizi sociali

02/08/2010

Un documento affronta il potenziale rischio da agenti biologici nelle attività di pulizia. La valutazione dei rischi, le misure tecniche e organizzative, la sorveglianza sanitaria e la prevenzione per alcuni rischi infettivi specifici.

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In questi mesi PuntoSicuro si è soffermata sui rischi relativi agli agenti biologici in diversi comparti professionali, ad esempio in relazione alle lavanderie industriali e alle strutture sanitarie.
Continuiamo a parlare di rischio biologico presentando un documento - pubblicato dall’Azienda Sanitaria Locale Roma H nelle pagine web dedicate al dipartimento di prevenzione (S.Pre.S.A.L.) – relativo al comparto pulizie.




In “Rischio da agenti biologici nelle aziende di pulimento”, a cura di Sandro Sanna e Agostino Messineo, si ricorda che agente biologico è “qualsiasi microorganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni”.

Nel Decreto legislativo 81/2008 (Titolo X “Esposizione ad agenti biologici”) i diversi agenti biologici sono classificati in base alla loro pericolosità, pericolosità che deriva da infettività,  trasmissibilità, patogenicità e neutralizzabilità.
I rischi relativi agli agenti biologici nei luoghi di lavoro possono dipendere da:
- un uso deliberato: gli agenti biologici vengono deliberatamente introdotti nel ciclo lavorativo per essere trattati, manipolati o trasformati, per sfruttarne le proprietà biologiche o per accertarne la presenza, il tipo e/o la quantità nei campioni in esame;   
- una potenziale esposizione: in questo caso la presenza di agenti biologici, “anche in concentrazioni elevate”, sono un “fatto episodico e non volontario”.  

Nelle “aziende di pulimento l’esposizione ad agenti biologici è esclusivamente di tipo potenziale”:  queste imprese svolgono le loro varie attività (pulizia, manutenzione, gestione impianti, sanificazione, controllo accessi, servizi amministrativi, servizi alla ristorazione, …) in sedi molto differenziate e “quindi possono venire a contatto con rischi non legati specificamente alla propria mansione ma alle situazioni igieniche ed ambientali delle aziende ove svolgono il proprio lavoro”. 
Per questo motivo è “estremamente importante che vi sia una attiva collaborazione e coordinamento tra l’impresa di pulimento e il committente del servizio soprattutto ai fini della gestione del rischio biologico”. 

Il documento ricorda ai datori di lavoro che la “valutazione dei rischi è obbligatoria anche per le attività di con potenziale esposizione”.
A questo proposito si sottolinea che se i risultati della valutazione dei rischi dimostrano che “l’attuazione di specifiche misure protettive e preventive non è necessaria, le attività in cui non vi è uso deliberato di ag. biologici sono esentate dalla applicazione delle seguenti disposizioni:
- adozione di particolari misure igieniche” (art. 273 del Testo Unico);
- “misure specifiche per le strutture sanitarie e veterinarie (art. 274, commi 1 e 2);
- sorveglianza sanitaria (art. 279)”.
Tuttavia le attività non sono invece esentate dall’applicazione di quanto indicato nel decreto in relazione a misure tecniche organizzative e procedurali (art. 272), informazione e formazione (art. 278). 

In particolare riguardo alle misure tecniche, organizzative e procedurali il datore di lavoro:
- “evita l’utilizzazione di agenti biologici nocivi, se il tipo di attività lavorativa lo consente;
- limita al minimo i lavoratori esposti al rischio di agenti biologici;
- progetta adeguatamente i processi lavorativi anche attraverso l’uso di dispositivi di sicurezza contro l’esposizione accidentale;
- adotta misure collettive (o individuali se non è possibile altro) di protezione;
- adotta misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la propagazione accidentale di un agente biologico fuori dal luogo di lavoro; 
- usa il segnale di rischio biologico;
- elabora idonee procedure per prelevare, manipolare e trattare campioni di origine umana ed animale;
- definisce procedure di emergenza per affrontare incidenti;
- verifica la presenza di agenti biologici sul luogo di lavoro;
- predispone i mezzi necessari per lo smaltimento dei rifiuti;
- concorda procedure per la manipolazione ed il trasporto di agenti biologici all’interno e all’esterno del luogo di lavoro”. 
Riguardo alla formazione il documento ricorda che deve essere “fornita prima che i lavoratori siano adibiti alle attività in questione e ripetuta con frequenza almeno quinquennale”. Nei luoghi di lavoro devono poi essere presenti cartelli “in cui sono riportate procedure da seguire in caso di infortunio”. 

Il documento si sofferma anche sulla sorveglianza sanitaria che “deve tener conto della pericolosità dell’agente e della reale esposizione in relazione agli specifici compiti effettuati”.  Inoltre deve tener conto dei fattori favorenti l’infezione, come ipersuscettibilità individuali (dermatosi, intolleranza ai DPI, …) o fattori ambientali che possono ridurre le difese cutanee e mucose.

Dopo aver riportato in una tabella - che vi invitiamo a visionare - alcune delle principali malattie infettive e parassitarie di origine professionale, viene indicato che per gli addetti alle pulizie in ambiente ospedaliero i principali rischi infettivi sono relativi a “virus Epatite B e C, tubercolosi, HIV,  stafilococcie, legionellosi”.

Di legionellosi e virus di epatite PuntoSicuro si è già più volte occupata in passato, per cui ci soffermiamo brevemente su un'altra possibile infezione professionale: l’aspergillosi.
Queste infezioni sono provocate da “comuni funghi ambientali, ritrovati nella vegetazione in putrefazione (concime) o sui materiali isolanti (sulle pareti o sui soffitti intorno a travi d'acciaio), nei sistemi di aria condizionata o nei termoconvettori, nei reparti operatori e nelle stanze dei pazienti, sulle apparecchiature ospedaliere o nella polvere portata dal vento” (la trasmissione avviene per inalazione di spore aerodiffuse). In particolare l’aspergillus fumigatus “può indurre 5 tipi di reazioni polmonari: asma allergica, polmonite da ipersensibilità, aspergilloma, aspergillosi diffusa e aspergilllosi polmonare diffusa”.

Il documento si sofferma anche sulla leptospirosi (febbre dei sette giorni, febbre autunnale), malattia infettiva che può arrivare all’uomo “attraverso il contatto con le urine dei mammiferi portatori (principalmente ratti)” e sui problemi per la salute che sono derivanti dalla presenza negli ambienti di lavoro di blatte, di scarafaggi (responsabili della “trasmissione di agenti che causano le più importanti malattie :virus, batteri, protozoi, nematodi, cestodi”).
Riguardo alle blatte tra le possibili affezioni trasmesse, ad esempio attraverso la contaminazione di alimenti, vi è “la dissenteria, la salmonellosi, l'epatite A, la poliomielite, la malattia del legionario”.
La prevenzione in questo caso può avvenire principalmente:
- con eliminazione alla fonte della possibilità di infestazioni: ad esempio è importante la “pulizia locali e arredi, stoccaggio derrate in contenitori a chiusura, manutenzione, abolire le fessure nel pavimento e nella muratura, interstizi fra muratura e tubazioni e, in generale, tutti quelli che favoriscono l'ingresso, il passaggio o il rifugio degli insetti, arredi pulibili negli angoli più remoti”;
- con disinfestazione: attraverso “prodotti attivi per contatto e ad alto potere abbattente, a base di piretroidi di sintesi, miscelati con clorpirifos efficaci per il controllo di una vasta gamma di artropodi associati all'uomo”. Queste sono operazioni “che devono essere rese note agli addetti alle pulizie che intervengono prima o dopo l’effettuazione e che richiedono la conoscenza delle specie interessate, riservate ad operatori qualificati e ditte specializzate nel settore delle disinfestazioni di ambienti civili”. È importante “l'adozione degli accorgimenti necessari a prevenire rischi di intossicazione di persone e animali, per quanto i prodotti impiegati siano a bassa tossicità”.


ASL ROMA H, “Rischio da agenti biologici nelle aziende di pulimento”,  a cura di Sandro Sanna e Agostino Messineo - SPRESAL ASL RM H (formato PDF, 1.98 MB).



Tiziano Menduto



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