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Amianto, malati otto lavoratori su dieci della Sacelit di Senigallia

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sanità e servizi sociali

15/03/2012

L'ultimo screening condotto dall'azienda sanitaria regionale delle Marche su 158 ex addetti dello stabilimento, rivela percentuali altissime di patologie asbesto-correlate, dall'alterazione di pleura e polmone ai danni della funzionalità respiratoria.


 
 
Senigallia (AN), 15 Mar - Otto lavoratori su dieci affetti da alterazioni della pleura e sei su dieci da alterazioni radiologiche del polmone, dopo essere stati esposti per anni agli effetti dannosi dell' amianto. Sono alcuni dei risultati dell'ultimo screening sanitario sugli ex dipendenti della Sacelit Italcementi di Senigallia, in cui si producevano manufatti in cemento-amianto, condotto dall'Area Vasta 2 dell'azienda sanitaria regionale delle Marche nel periodo 2010-2011, a distanza di cinque anni da quello compiuto nel 2004-2005 insieme alle associazioni sindacali.

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In 79 hanno ottenuto la certificazione di malattia professionale. Su un totale di 238 ex lavoratori Sacelit contattati, 158 si sono sottoposti a esami clinici, nel periodo compreso tra l'inizio del 2010 e il 31 ottobre dell'anno scorso, presso l'ambulatorio di Medicina del lavoro dello Spsal (Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro). I risultati, resi noti dal direttore dell'Area vasta, Maurizio Bevilacqua, sono molto preoccupanti: l'81% dei soggetti presenta alterazioni della pleura, il 60% del polmone, mentre il 45% delle persone visitate ha subito danni alla funzionalità respiratoria. Settantanove lavoratori hanno ottenuto un certificato di malattia professionale per il riconoscimento medico-legale di malattie correlate all'asbesto.

Sono 133 gli ex dipendenti risarciti finora con nove milioni di euro. Secondo l'azienda sanitaria, percentuali così elevate si spiegano con l'età avanzata degli ex operai, che hanno respirato per anni i veleni della fabbrica, aperta nel 1948 e chiusa nel 1984, e con il lungo periodo trascorso tra la loro prima assunzione e il momento degli accertamenti sanitari. Nel tempo diversi lavoratori sono morti a causa della lunga esposizione alle "fibre killer" di amianto. Oggi la Sacelit riconosce un indennizzo agli ex dipendenti malati. Per 133 di loro, che hanno lavorato nell'impianto senigalliese, finora ha liquidato nove milioni di euro.

Sui sacchi di juta contenenti la fibra-killer si consumava anche il pranzo. I prodotti che venivano fabbricati nello stabilimento di Senigallia erano composti di una miscela di acqua, amianto e cemento, che veniva reperito dalla vicina Italcementi tramite un cementodotto. Alcuni ex operai della fabbrica, le cui testimonianze sono state raccolte nel documentario "Amianto: una storia di morte" prodotto dall'Associazione Lotta all'Amianto (Ala) di Senigallia, hanno rivelato come la produzione avvenisse senza che fosse presa alcuna precauzione per la salute dei lavoratori. "I primi sacchi di amianto che arrivavano - racconta Carlo Gresta - erano sacchi di juta, quei sacchi normali in cui si imballa il grano, e appena si muovevano si sollevava una nuvola di polvere". Nessuno tra gli operai immaginava di avere a che fare con un materiale così letale, tanto che qualcuno sui sacchi di juta contenenti amianto e cemento ci consumava perfino il pranzo.
 

 
 
Fonte: Inail.
 
 


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