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Lavoro e patologie degli arti superiori

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Industria

28/11/2000

Dell'argomento si e' parlato nel corso del convegno di medicina del lavoro e igiene industriale svoltosi a Brescia.

Nella giornata di venerdi' presso la Facolta' di Medicina di Brescia, si e' svolto un convegno organizzato dal'Associazione lombarda di Medicina del Lavoro e igiene industriale, in collaborazione con l'Universita' degli studi di Brescia, l'Unita' di ricerca ergonomia della postura e del movimento e gli Spedali Civili.

L'incontro ha affrontato il tema delle patologie degli arti superiori in riferimento alle attivita' lavorative.
Ai medici del lavoro sono spesso segnalate patologie a carico degli arti superiori, delle quali tuttavia in alcuni casi e' difficile individuare la causa.

Nel nostro Paese si e' registrato negli ultimi anni un costante aumento di tali malattie; i dati Inail infatti mostrano che se nel 1996 sono stati esaminati dalla direzione generale dell'Istituto 139 casi, nel 1999 i casi sono stati 900, mentre nel primo trimestre del 2000 sono stati 387.

Quali sono i fattori che piu' incidono sullo sviluppo di queste malattie in ambito lavorativo?
La valutazione del rischio di sviluppare patologie agli arti superiori si basa essenzialmente sulla valutazione dei seguenti parametri: la frequenza dei movimenti, la forza esercitata, le posture mantenute e i tempi di recupero.

Il fattore piu' importante in tale analisi risulta essere la frequenza dei movimenti e precisamente il numero di azioni tecniche al minuto che comportano sollecitazioni delle strutture muscolo-tendinee.

La forza esercitata e' quella richiesta all'addetto nello svolgimento delle azioni tecniche, mentre per posture mantenute si intendono quelle assunte dai vari segmenti dell'arto superiore.

Non sono da trascurate tuttavia anche i tempi di recupero, cioe' i tempi nei quali vi sono pause oppure nei quali l'addetto non svolge operazioni che comportano la sollecitazione delle strutture. Questi tempi sono fondamentali per consentire la tollerabilita' dello sforzo.
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