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Le richieste degli RLS per migliorare la prevenzione in Italia

Le richieste degli RLS per migliorare la prevenzione in Italia
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: RLS

30/03/2016

Le questioni sollevate dall’Assemblea nazionale unitaria degli RLS/RLST di Cgil, Cisl e Uil. La mancanza di strategie, i ritardi del SINP e dei decreti attuativi del Testo Unico, il rafforzamento del ruolo degli RLS e il piano nazionale amianto.

Napoli, 30 Mar – È indiscutibile l’importanza del  ruolo dei  Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) per un’effettiva ed efficace tutela della salute e sicurezza nelle aziende. E partendo dall’importanza di questa funzione normata dal D.Lgs. 81/2008, è interessante comprendere il parere degli RLS su alcuni dei temi più rilevanti e delicati in materia di politiche di prevenzione.
 
Abbiamo l’occasione di testare il polso di molti RLS italiani attraverso la recente all’Assemblea nazionale unitaria degli RLS/RLST di Cgil, Cisl e Uil che si è tenuta a Napoli l’11 febbraio scorso.
Ricordiamo a questo proposito anche la  scadenza annuale del 31 marzo relativa all’obbligo di comunicazione all’Inail del nominativo del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza in caso di nuova elezione o designazione del RLS.
 
Nell’assemblea nazionale di Napoli, a cui hanno partecipato quasi 400 RLS e diversi rappresentanti istituzionali, sono stati affrontati diversi temi. 
 
Il documento/piattaforma relativo al convegno riporta in particolare alcune “priorità indifferibili” per le quali non vengono solo rilevate le criticità, ma anche avanzate possibili proposte di lavoro e/o soluzione.
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Il primo punto prioritario è relativo all’assetto istituzionale e di governo della prevenzione e ricorda quanto già rilevato anche in un analoga assemblea del 2013: la supposta “mancanza di un quadro complessivo di politiche nazionali italiane in tema di salute e sicurezza sul lavoro che, non determinando le linee comuni strategiche sulla base delle quali perseguire obiettivi e programmi specifici di prevenzione, non ha favorito la corretta applicazione del dettato legislativo e la capitalizzazione degli sforzi messi in campo, disperdendo risorse umane e economiche impiegate e non raggiungendo gli obiettivi che ci si proponeva”.
E “nell’assenza protratta negli anni di una Strategia nazionale di prevenzione, il ruolo dell’Inail, cresciuto nel tempo (avendo anche assorbito l’Ispesl, quale soggetto di ricerca e focal point degli interventi comunitari), non ha trovato quella collocazione chiara, così come quegli specifici ambiti e filoni di intervento, tali da creare una sinergia costante e costruttiva con i ministeri competenti, ma non meno con le parti sociali”.
 
E - continua il documento degli RLS – “alla vigilia di una importante riforma costituzionale che interesserà l’intero assetto istituzionale del nostro paese e la ripartizione dei poteri”, queste sono le principali questioni aperte:
- a quando una Strategia nazionale di prevenzione?
- quale modello di sistema per gli organi di prevenzione e controllo?
- quale il ruolo delle parti sociali nel futuro della prevenzione in Italia? 
 
Il secondo tema affrontato era invece relativo alla “rappresentanza, pariteticità e applicazione dell'articolo 52 del Dlgs 81/08”. Ricordiamo che l’articolo 52 del Testo Unico è relativo al “Sostegno alla piccola e media impresa, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali e alla pariteticità”.
 
Queste in particolare le principali questioni aperte:
- “quando ed in che modo agire per il rafforzamento e la diffusione degli RLS/RLST?
- organismi paritetici: riconoscimento e implementazione;
- sigla ed implementazione degli accordi interconfederali”.
 
Non poteva mancare poi un cenno anche alla “decretazione attuativa ancora mancante ma prevista dal Dlgs 81/2008”.
 
Secondo il documento la stratificazione di interventi normativi nel settore della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro - dopo l'approvazione del Dlgs 81/2008 – “non è stata quasi mai improntata a caratteri di organicità, rilevanza e positività. Questo perché a volte essa ha inteso rispondere a volontà di ‘semplificazione’ non correttamente intesa, o in altri casi poiché ha cercato di introdurre cambiamenti nell'impianto e nella filosofia complessiva della legislazione previgente, non rispettando alcuni indirizzi di fondo”.
 
E il documento ribadisce il giudizio negativo delle parti sociali sindacali riguardo agli interventi del Jobs Act.  
Infatti con il Jobs Act si sarebbe “persa l'occasione di introdurre alcune modifiche positive e rilevanti, e ancora una volta non si è affrontato il tema dell'applicazione piena delle norme e del completamento della decretazione demandata”.
 
E anche “un’ambiziosa operazione come quella della costruzione del SINP (un utile strumento informativo che superasse i gap e i ritardi della totalità degli istituti e delle istituzioni preposti alla vigilanza ed al controllo), è ancora in una situazione di stallo che non dovrebbe essere perpetuata a lungo”.
 
Queste le principali questioni aperte:
- “con che tempi, modi e con quali priorità avverrà l'emanazione della decretazione demandata?
- a quando l'istituzione e l'effettivo funzionamento del SINP”?
 
Parzialmente a queste domande risponde uno dei rappresentanti istituzionali presenti all’assemblea,  Romolo De Camillis, il nuovo Direttore della Direzione Generale della tutela delle condizioni di lavoro e delle relazioni industriali del Ministero del Lavoro.
De Camillis ha ammesso i ritardi, “soprattutto sul completamento della decretazione relativa al Testo Unico e sugli organismi paritetici”. Ma ha ribadito l’impegno massimo del Ministero anche per “rendere le norme sempre più chiare”,  “proporre un’azione culturale di diffusione della sicurezza sul lavoro” e “comporre le posizioni divergenti che spesso si manifestano sui singoli provvedimenti, perché senza convergenza di tutti gli attori nessuna buona legge può funzionare”.  E ha anche fatto due anticipazioni:
- il decreto attuativo sul Sistema informativo nazionale di prevenzione, che sarebbe “pronto e chiuso”, è che è “sul tavolo della presidenza del Consiglio”  per un varo “ormai imminente”;
- il Piano nazionale amianto, per il quale è previsto “il varo del tavolo tecnico, su iniziativa del ministero della Salute, che dovrebbe avviare il percorso per la sua realizzazione”.
 
E di “amianto” parla anche il documento degli RLS/RLST di Cgil, Cisl e Uil.
 
Si ricorda infatti che il tema amianto, “per la gravità della situazione e per le rilevanti conseguenze sulla salute pubblica e sull'ambiente, è purtroppo sempre attuale e deve essere affrontato dalle Istituzioni preposte e da tutti gli attori della prevenzione e della salute collettiva con la massima attenzione e responsabilità”.
E gli RLS ritengono che “non sia più rinviabile lo sblocco del Piano Nazionale Amianto (PNA), attualmente fermo al Tavolo della Conferenza Stato Regioni” che deve essere reso operativo al più presto, mettendo in atto “un coordinamento funzionale ed istituzionale di tutte le attività da parte della Presidenza del Consiglio”. E servono risorse per la ricerca e per la prevenzione,  “ma anche per completare i censimenti a livello regionale dei siti contenenti amianto e per il corretto smaltimento”.
 
Queste, in conclusione, le principali questioni aperte in materia di amianto:
- “il Piano Nazionale Amianto, a che punto siamo?
- serve una regia unica, a quando la scelta?
- il Fondo Vittime Amianto: come renderlo più equo nei confronti di tutti i malati e delle famiglie delle vittime”?
 
 
 
 
RLS Cgil-Cisl-Uil, “ Documento dell’assemblea unitaria degli RLS/RLST Cgil Cisl e Uil”, relativo all’assemblea dell’11 febbraio 2016 a Napoli (formato PDF, 158 kB).
 
 
Tiziano Menduto
 
 
 
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