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Lavoratori anziani: come passare ad una sicurezza effettiva?

Lavoratori anziani: come passare ad una sicurezza effettiva?

Un intervento si sofferma sull’invecchiamento lavorativo e propone possibili scenari d'azione per rimettere al centro la dimensione umana del lavoro. I dati, il punto di rottura, le proposte di lavoro e la necessità di riprendersi il tempo.

 

Reggio Emilia, 30 Apr – Se le riforme pensionistiche nel tempo hanno allungato molto la vita lavorativa, al tempo stesso si registra “un aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro che producono un'usura precoce dell'essere umano con estesi fenomeni di malattie croniche già in giovane età”.

Inoltre i disturbi muscolo scheletrici e nervosi “sono la prima causa di malattia professionale emersa”. E si calcola che i relativi rischi “ormai a Reggio Emilia investano il 20% circa della popolazione lavorativa sia nella manifattura che nelle strutture sociosanitarie. Spesso tali disturbi diventano con il progredire dell'età invalidanti e ciò compromette seriamente l'occupabilità delle persone anziane”.

Occorre dunque un cambiamento sui temi della salute, dell'usura che produce un lavoro “non sano”, sulle organizzazioni lavorative e sulle tecnologie della 4° rivoluzione industriale.

 

A ricordarlo, fornendo informazioni e indicazioni sull’invecchiamento lavorativo, sono gli interventi ad un seminario sindacale, organizzato dal Dipartimento Ambiente e Sicurezza della Cgil di Reggio Emilia, dal titolo “Allungamento della vita lavorativa, effetti sulla salute e gestione contrattuale del fenomeno dell'invecchiamento lavorativo”. Seminario che si è tenuto a Reggio Emilia il 19 febbraio 2019.

 

Ci soffermiamo in particolare su:



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Come rimettere al centro la dimensione umana del lavoro?

Presentiamo oggi un intervento, dal titolo “Invecchiamento lavorativo. Possibili scenari d'azione comune per rimettere al centro la dimensione umana del lavoro”, a cura di Ciro Maiocchi (Coordinatore dipartimento ambiente sicurezza CGIL RE).

 

Dopo aver riportato vari dati sul tempo di lavoro (TdL) in Europa - da cui emerge ad esempio che il TdL annuo in Italia è di 1725 ore, mentre in Francia di 1482 ore e in Germania di 1371 ore – il relatore mostra quanto pesano queste differenze, anche con riferimento al contesto pensionistico in cui emerge il “conflitto tra longevità, allungamento della permanenza al lavoro e usure sensoriali crescenti”.   

Ad esempio si ricorda che oltre i 60 anni, “il lavoro non cambia molto e calano di poco posture dolorose”, movimenti ripetitivi, “carichi pesanti, ore di lavoro”.

 

E si indica che riguardo a questa situazione, correlata anche all’ invecchiamento lavorativo, il punto di rottura “non è lontano, è più vicino di quanto si immagina”.   

Ad esempio a Reggio Emilia “esiste un ‘esercito’ di 14.000 lavoratori con malattie croniche di cui 11.000 SBAS” (sovraccarico biomeccanico degli arti superiori). E riguardo alle limitazioni funzionali ci sono “interi comparti dove abbiamo dal 20 al 25% di lav. con prescrizioni fatte dai MC” (medici competenti)”.

 

Riprendiamo dalle slide alcuni dati sulle malattie professionali (MP) denunciate:

 

 

Si segnala, poi, che questo punto di rottura può significare, almeno a livello della situazione di Reggio Emilia:

  1. “Riduzione della produttività del sistema ind, solo per effetto dell'aumento crescente dell'assenteismo cronicizzato;
  2. Impatto via via crescente sul sistema sanitario reggiano per l'accumulo di malattie invalidanti;
  3. perdita massiccia di posti di lavoro che le aziende dismetterebbero con ristrutturazioni a cascata.
  4. Aumento esponenziale di potenziali inoccupati cioè persone senza accesso alla pensione anticipata e senza concrete possibilità di reimpiego”.

 

Come affrontare le problematiche dei lavoratori anziani?

Sono riportati a questo proposito alcuni idonei approcci da adottare nell'agire sindacale:

  •  “Conservare l'impiegabilità del lavoratore anziano. Rafforzare l'occupabilità prevenendo il rischio di una sua potenziale esclusione;
  • Invecchiare in buone condizioni... Non basta posticipare l'uscita dal lavoro. Per realizzarla occorre che il lavoro esista e che esista la volontà di conservare i lavoratori più anziani; 
  • La vera sfida è adattare il lavoro alla persona anziana;
  • Chi ha bisogno di cure è il lavoro più che il lavoratore (Devoto);
  • Il pensionamento in età più avanzata presuppone dei miglioramenti e adattamenti del lavoro”.

 

Dopo aver riportato alcuni fondamenti giuridico legali - a partire dal Dlgs 81/2008, dalla legge 190/2014 n° 190 e la legge 300/1970 – vengono riportate delle proposte di lavoro e d'azione.

Si ricorda che la valutazione dei rischi (VdR) deve “tenere conto dell'età e dei cambiamenti delle capacità funzionali del lavoratore che invecchia”. E bisogna:

  • saper individuare, valutare e gestire le situazioni lavorative che possono essere critiche;
  • contenere i rischi inerenti in particolare a
    • sovraccarico cumulativo arti superiori;
    • limitazioni nella movimentazione manuale carichi;
    • posture incongrue;
    • orari di lavoro;
    • turni e notturno; pause e ritmi, restrizioni dei tempi, saturazioni;
    • rumore intenso; vibrazioni rilevanti;
    • clima e microclima severo (estati bollenti);
    • fattori di stress”.

 

Come passare dalla sicurezza formale alla sicurezza intrinseca?

Deve insomma cambiare radicalmente il modo di fare sicurezza. Si deve passare dalla sicurezza formale alla sicurezza “intrinseca”.

 

E questo – continua il relatore – “significa abbandonare prima di tutto l'idea che sono le carte, gli atti formali che danno la garanzia di sicurezza (certificano solo che il DdL è in regola, nulla più). Significa volere comportamenti attivi e consapevoli da parte di tutti i soggetti; Significa costruirla insieme a partire dalle fasi istruttorie e progettuali”.

 

È necessario evolvere verso:

  • “nuovi spazi di co...determinazione e di co...progettazione: significa poter fare istruttorie condivise in tempi certi prima della scelta
  • dare libero accesso ad esperti di parte. Soprattutto nelle fasi esplorative il confronto deve essere ala pari pur garantendo il necessario riserbo sui processi industriali e marginalità”.

 

È poi necessario riprendersi il tempo: “riconquistare i controllo e il governo del TdL nella società cosiddetta ‘delle 24 ore’ è fondamentale per la salute e quindi la vitalità lavorativa, la sua durabilità”, anche in “termini di produttività di sistema industriale e sociale”.

 

In particolare gli orari di lavoro “dovrebbero comportare una scelta continua da parte dei datori di lavoro, dei lavoratori o di entrambi, per quanto riguarda la quantità (cronometria) e la distribuzione temporale (cronologia) dell'orario di lavoro” (NACHREINER 1990).

Bisogna scegliere una flessibilità orientata alla persona. E questo significa “produrre sistemi di orario in grado di attenuare le costrizioni del lavoro e migliorare la qualità dell'impiego”.

Nelle slide sono presenti alcuni pratici esempi già diffusi nella contrattazione aziendale.

 

In definitiva se il lavoro “non muta radicalmente con l'avanzare dell'età allora deve mutare profondamente la quantità di ore lavorabili. Al lavoratore che invecchia con disabilità crescenti di natura professionale non può derivare alcun nocumento alla propria capacità di reddito”.  E pertanto la riduzione di orario di lavoro progressiva deve essere “concepita a parità di salario”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale dell’intervento che riporta molte altre indicazioni e buone pratiche e che si sofferma anche sul rischio, spesso sottovalutato, correlato al lavoro a turni e notturno.

 

Riguardo alle pratiche sindacali la relazione si conclude indicando che “la condizione di lavoro e in essa lo stato di benessere, di salute dei lavoratori costituiscono i traccianti fondamentali dell'azione sindacale”: il salario è importante “ma senza salute il salario per il lavoratore si riduce fino a perdere la stessa condizione di salariato”. E un lavoratore malato “è meno libero, più ricattabile, licenziabile, condizionabile, meno tutelabile”.

 

Tiziano Menduto

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

Invecchiamento lavorativo. Possibili scenari d'azione comune per rimettere al centro la dimensione umana del lavoro”, a cura di Ciro Maiocchi (Coordinatore dipartimento ambiente sicurezza CGIL RE), intervento al seminario “Allungamento della vita lavorativa, effetti sulla salute e gestione contrattuale del fenomeno dell'invecchiamento lavorativo” (formato PDF, 2.89 MB).



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