Invecchiamento della forza lavoro: qual è la situazione nel settore sanitario?
Milano, 8 Apr – Come ricordato nell’articolo “ Quali sono le malattie professionali più diffuse nei lavoratori anziani?”, i lavoratori anziani sono sempre più una parte rilevante della forza lavoro.
In particolare, il fenomeno è evidente nel settore della sanità. In questo settore l’invecchiamento degli operatori, oltre a quello dei pazienti, appare oggi un fenomeno inarrestabile e pone al servizio sanitario nazionale “interessanti e molteplici sfide, per le quali le strategie tradizionali non appaiono più sufficienti”.
Infatti “l’ invecchiamento degli organici delle aziende sanitarie è destinato ad avere importanti conseguenze sul funzionamento delle aziende stesse e richiede un marcato riorientamento delle politiche e dei sistemi di gestione del personale”. Ad esempio la quota di infermieri con più di 45 anni di età “è destinata a crescere fino a raggiungere e superare il 50% del totale ad organico”.
A ricordarlo in questi termini è il contributo “Invecchiamento della popolazione lavorativa in sanità”, a cura di Donatella Talini e Olga Menoni, pubblicato nel libro “ Aging E-book, il Libro d'argento su invecchiamento e lavoro” della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP). Un libro che ha ormai qualche anno sulle spalle, è del 2017, ma risulta assolutamente attuale, anche nelle soluzioni e approcci evidenziati.
Per presentare il contributo l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- Le conseguenze dell’invecchiamento di infermieri e medici
- L’invecchiamento della forza lavoro in sanità e il multitasking
- Il settore ospedaliero e le indagini sull’invecchiamento degli operatori sanitari
Le conseguenze dell’invecchiamento di infermieri e medici
Il contributo ricorda che “avere in servizio infermieri anziani comporta prevedibilmente una serie di problemi, peraltro già ampiamente documentati in letteratura, di cui l’organizzazione dovrà tenere conto: i più anziani possono avere maggiori difficoltà a tollerare lavori che richiedono sforzi fisici importanti ed essere più soggetti alle conseguenze negative dello stress connesso a frequenti modifiche del ritmo sonno-veglia tipico della turnazione”. Senza dimenticare che, qualche anno dopo la pubblicazione dell’e-book CIIP, lo scoppio della pandemia da COVID-19 non può che avere esacerbato ulteriormente queste problematiche.
Si indica poi che è importante “cercare di tenere più a lungo possibile in servizio gli infermieri, per contare sulla loro esperienza e perché di fatto sono difficilmente sostituiti con ugual numero di nuovi assunti”. Ma contestualmente “bisogna garantire loro un ambiente (fisico ed organizzativo) che consenta di continuare ad offrire all’azienda il meglio delle proprie competenze professionali”.
Per quanto riguarda i medici si segnala che, alla luce di alcune revisioni dell’organizzazione del lavoro, “vengono posti sempre più spesso in posizioni di attività professionale mobile su diversi servizi e su prestazioni ‘a domanda’ lasciando al personale infermieristico attività gestionali supplementari rispetto alla routine tradizionale”. E si prevede “quindi un impegno cognitivo esteso e maggiore di tutta l’equipe, con la necessità di nuove definizioni di ruoli chiarimenti, di monitoraggio, di nuove interconnessioni”.
Si indica poi che, ancor più complessa, “è una ridefinizione di cultura e valori rispettosa sia delle acquisizioni tradizionali e dei codici etici del personale medico ed infermieristico sia delle nuove esigenze della sanità, mantenendo o concretizzando l’affermata ‘centralità della persona’ (paziente, utente, assicurato o cliente che dir di voglia), favorendo la valutazione critica sia delle linee guida che delle esperienze professionali in relazione allo specifico paziente, informato e consultato”. E diventa cruciale “la comunicazione professionale, soprattutto nel momento del passaggio di consegne, sia interno all’équipe professionale, sia a livello multiprofessionale e interprofessionale”.
In questa situazione se il fattore età “diventa una determinante di rilievo che condiziona fortemente le capacità lavorative di tutti gli attori coinvolti”, oltre all’età si dovrà considerare “anche il genere, in particolare per le figure di infermiere ed OSS, a larga prevalenza femminile”. Infatti “non si può non considerare che proprio su questa popolazione spesso grava il peso delle cure parentali” con il risultato di un doppio peso, “lavoro ed extra-lavoro, che non può non incidere sullo stato di salute e benessere generale”. E per tali ragioni, è prevedibile che “con l’avanzare dell’età aumenteranno le inabilità certificate, le assenze per malattia e per utilizzo della L. 104 (per sé o per i propri familiari)”.
L’invecchiamento della forza lavoro in sanità e il multitasking
Il contributo si sofferma poi sul multitasking, che sempre più caratterizza l’attività lavorativa odierna. Si tratta – continuano le autrici - di “quelle attività e compiti che l’operatore svolge contemporaneamente ad altre attività e relativi compiti, impiegando così ben più risorse cognitive di quelle canonicamente quantificate in base al tempo orario previsto per le singole attività ed incrementando, di conseguenza, il carico di lavoro mentale complessivo sopportato quotidianamente dall’operatore sanitario”. E questo “aumenta la probabilità di errore, inteso come evento avverso, cioè un evento indesiderato che si verifica soprattutto durante una terapia farmacologica, un processo complesso che comprende più fasi e che coinvolge più persone”. Ad esempio errori di terapia che coinvolgono di solito l’infermiere e che possono riguardare, tra le altre cose, “l’interpretazione della prescrizione, la trascrizione di farmaci su apposite schede utilizzate per la somministrazione, la somministrazione di farmaci non prescritti o sospesi, la mancata identificazione del paziente, l’anticipo o il posticipo della somministrazione”, …
Si indica che l’utilizzo di check-list “può in parte ovviare al problema e ridurre la probabilità di accadimento di tali tipologie di errore, unitamente a tutti gli errori rule-based (da carenze organizzative).
Il settore ospedaliero e le indagini sull’invecchiamento degli operatori sanitari
Si ricorda poi che nel settore ospedaliero l’ invecchiamento della popolazione lavorativa è un fenomeno che “accomuna tutte le economie sviluppate e tutti i settori (OECD, 2006), come esito di due fattori principali: demografico, correlato all’invecchiamento della popolazione in generale, ed economico, correlato alla crisi finanziaria dei sistemi di protezione sociale”.
Inoltre, “il progressivo innalzamento dell’età pensionabile è un forte acceleratore dell’invecchiamento della forza lavoro specifica e ha conseguenze importanti in termini organizzativi e gestionali (Buerhaus et al., 2000; Camerino 2008; Keller, Burns, 2010, Maricchio 2013), in quanto alcune attività degli operatori sanitari o le condizioni in cui tali attività si svolgono possono essere a loro volta causa di problemi di salute che aumentano tipicamente con l’età”.
L’indagine europea NEXT, condotta dal 2002 al 2006, ha studiato le condizioni di lavoro degli infermieri in dieci paesi europei e lo stato di salute in relazione all’età. E nella maggior parte dei paesi indagati, “gli infermieri più anziani hanno dichiarato di aver pensato di lasciare la professione più frequentemente rispetto ai colleghi più giovani. I risultati hanno mostrato che gli infermieri in attività con scarse condizioni di salute costituiscono una realtà in molti contesti sanitari”. I risultati dell’indagine implicano anche che, “al fine di sostenere le condizioni di salute e consentire agli infermieri di lavorare sani fino all’età del pensionamento, l’attività preventiva deve anche essere indirizzata ai fattori inerenti l’organizzazione del lavoro”.
In Italia l’invecchiamento della popolazione lavorativa nel settore ospedaliero è poi “correlato a un aumento dei problemi di salute che inducono un ulteriore incremento del riconoscimento di inidoneità per alcune mansioni”. E indagini condotte in questo settore hanno “dimostrato che nei lavoratori della sanità, ed in particolare negli infermieri, si registra una più precoce e consistente diminuzione del WAI nel corso degli anni rispetto a lavoratori addetti a lavori manuali leggeri o agli impiegati”. Ricordiamo che il Work Ability Index (WAI) è un indice studiato e diffuso in ambito occupazionale.
Inoltre lo studio ha mostrato che “un più favorevole clima organizzativo era associato a migliori livelli di WAI, mentre peggiori livelli di WAI si associavano all’intenzione di abbandonare la professione”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale dell’e-book che riporta anche diverse tabelle e riflessioni che sottolineano, ad esempio, come nel settore ospedaliero l’ invecchiamento della popolazione lavorativa porti alla necessità di gestione immediata del problema a più livelli (preposto, medico competente, RSPP, RLS, Direzione Sanitaria) e ad un’idonea gestione degli aspetti organizzativi e ambientali in quanto “alcune attività degli operatori sanitari o le condizioni in cui tali attività si svolgono possono essere a loro volta causa di problemi di salute che aumentano tipicamente con l’età”.
RTM
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CIIP, “ Aging E-book, il Libro d'argento su invecchiamento e lavoro” (formato PDF, 2.0 MB).
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