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Sorveglianza sanitaria, accomodamento ragionevole e promozione della salute

Sorveglianza sanitaria, accomodamento ragionevole e promozione della salute

Un intervento si sofferma sulla sorveglianza sanitaria, accomodamento ragionevole e promozione della salute in relazione ad una nuova visione del rapporto tra lavoro e salute. Il lavoro come determinante sociale di salute.

Napoli, 7 Mag – Una nuova definizione di salute dell’OMS – ‘capacità di adattarsi e autogestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive’ – “meglio descrive una situazione in cui le persone non sono più o sane o malate in forma acuta (per cui poi guariscono o muoiono), ma convivono per molti anni con patologie croniche, che la stessa medicina aiuta a cronicizzare, non potendo guarirle”.

E tra l’altro l’Italia se è “tra i primi paesi al mondo per aspettativa di vita”, non lo è per “aspettativa di vita in buona salute”. 

 

A ricordarlo è un intervento, al convegno " OspedaleSicuroDuemila23" (Napoli, 2-3 ottobre 2023), dal titolo “Sorveglianza sanitaria, accomodamento ragionevole e promozione della salute” e a cura di Fulvio d’Orsi (Gruppo di lavoro CIIP «Sorveglianza sanitaria»). 

 

In premessa l’intervento riporta il testo del secondo documento di consenso a cura del GdL Sorveglianza sanitaria (maggio 2023): 

  • “La prevenzione primaria non può limitarsi più al controllo dei rischi tradizionali, ma deve tener conto di molteplici fattori che influenzano il benessere e la salute dei lavoratori.
  • Oggi non è più sufficiente tenere i rischi al di sotto del valore limite per proteggere la salute dei lavoratori e mantenere la piena idoneità alla mansione.
  • La sorveglianza sanitaria non può più limitarsi alla prevenzione delle sole tecnopatie, ma deve riguardare anche le malattie correlate al lavoro, le patologie di origine extralavorativa che possono aggravarsi con il lavoro, le condizioni di fragilità e di suscettibilità individuale e l’invecchiamento”.

 

Nel presentare alcuni temi presentati nell’intervento ci soffermiamo sui seguenti argomenti:



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Rapporto tra lavoro e salute: lavoro come determinante sociale di salute

L’intervento sottolinea che il lavoro è un determinante sociale di salute ( Total Worker Health – NIOSH):

  • “I rischi lavorativi possono contribuire a problemi di salute che prima venivano considerati non correlati al lavoro, come i disturbi del peso corporeo, i disordini del sonno, le malattie cardiovascolari e altro
  • Molti fattori lavorativi, tradizionalmente non considerati rischi, possono avere un impatto significativo sulla salute delle persone, come l’orario, la distanza e il pendolarismo, la flessibilità e la conciliazione vita-lavoro, la retribuzione, le relazioni interpersonali, sia agendo direttamente sull’organismo, sia determinando comportamenti e stili di vita”.

 

Si segnala poi che oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “definisce gli ambienti di lavoro sani, sicuri e resilienti, come i luoghi dove le persone possono lavorare

  • senza ammalarsi o subire infortuni a causa del lavoro,
  • avendo l’opportunità di migliorare la propria salute fisica e mentale e il benessere sociale,
  • rispettando l’ambiente e trovando protezione in caso di emergenze che interessano la comunità”.

 

In questa nuova visione del rapporto tra lavoro e salute diventa essenziale l’adattamento del lavoro all’uomo in rapporto alle sue concrete condizioni di salute, “vale a dire contemperare diritto alla salute e diritto al lavoro anche per le persone fragili”.

E questo significa che occorre tener conto che:

  • “condizioni patologiche non correlate al lavoro possono aggravarsi a causa di rischi lavorativi (malattie metaboliche, malattie cardiovascolari, disturbi psichici, …)
  • fattori connessi al lavoro ma non considerati rischi professionali possono impattare negativamente sulla salute dei lavoratori (orario, conciliazione casa-lavoro, pendolarismo, formazione culturale, …)”. 

 

Rapporto tra lavoro e salute: l’accomodamento ragionevole

 Dopo aver parlato anche degli aspetti connessi dell’idoneità al lavoro, l’intervento si sofferma poi sull’accomodamento ragionevole.

 

Con accomodamento ragionevole (Preambolo Direttiva 2000/78/CE) si intende “l’adozione di misure appropriate, ossia misure efficaci e pratiche destinate a sistemare il luogo di lavoro in funzione dell'handicap, ad esempio sistemando i locali o adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro, la ripartizione dei compiti o fornendo mezzi di formazione o di inquadramento”. Mentre “non significa l'assunzione, la promozione o il mantenimento dell'occupazione, né prevede la formazione di un individuo non competente, non capace o non disponibile ad effettuare le funzioni essenziali del lavoro in questione, fermo restando l'obbligo di prevedere una soluzione appropriata per i disabili”.

 

Chi ha diritto all’accomodamento ragionevole?

  • “Invalido civile assunto in collocamento obbligatorio
  • Lavoratore divenuto invalido civile in un momento successivo all’assunzione (es. malattia neoplastica)
  • Lavoratore giudicato inidoneo da enti ex. art. 5 L. 300/70
  • Lavoratore giudicato inidoneo alla mansione specifica dal medico competente
  • Lavoratore giudicato inidoneo alla mansione specifica dal medico competente a causa di infortunio o malattia professionale”. 

 

Inoltre l’accomodamento ragionevole “non riguarda solo le misure di prevenzione dei rischi lavorativi tradizionali, ma anche fattori generalmente estranei al giudizio di idoneità, come quelli legati all’organizzazione del lavoro. Si tratta di un processo che richiede un’azione integrata di medico competente, servizio di prevenzione e protezione e gestione delle risorse umane, con il coinvolgimento dell’intera linea aziendale”.

 

L’intervento si sofferma poi su vari altri aspetti, piani di lavoro personalizzati e, anche, criticità.

 

Rapporto tra lavoro e salute: la promozione della salute

Veniamo alla promozione della salute.

 

Si indica che “l’invecchiamento, l’evoluzione delle malattie croniche, la concomitanza di patologie e disturbi extra lavorativi, portano inevitabilmente ad una riduzione delle capacità lavorative al di sotto di quanto richiesto dalla mansione”. E per quanto, “attraverso la gestione dei rischi, la sorveglianza sanitaria e l’accomodamento ragionevole, la richiesta lavorativa possa essere ridotta e adeguata alla persona, è altrettanto importante cercare di migliorare le condizioni di salute in modo da ridurre la disabilità o più in generale la riduzione di capacità lavorativa e di interazione sociale. In questo senso il luogo di lavoro diventa un luogo che promuove salute”.

 

Queste alcune tematiche della promozione della salute secondo il PNP 2020 – 2025: 

  • “Sana e corretta alimentazione
  • Attività fisica e corretta postura
  • Disassuefazione dal fumo
  • Contrasto all’abuso di alcol
  • Dipendenze (droghe, ludopatie, nuove tecnologie)
  • Promozione del benessere personale e sociale”. 

 

E la promozione della salute si può sviluppare con varie iniziative

  • “Medicina preventiva
  • Promozione di comportamenti sani
  • Adozione di buone prassi nell’organizzazione aziendale”. 

 

In definitiva, i problemi di salute dei lavoratori “che hanno conseguenze sull’idoneità, sulle capacità lavorative e sul benessere sono riconducibili a:

  • Rischi lavorativi (per i quali sia prevista o meno una sorveglianza sanitaria di legge)
  • Abitudini e stili di vita
  • Condizioni di lavoro che influenzano anche gli stili di vita (orario, distanza, mobilità, interfaccia famiglia-lavoro, ecc.)
  • Caratteristiche di età, genere, formazione culturale della popolazione lavorativa”.

 

E, dunque, la prevenzione primaria “non riguarda più solo i rischi lavorativi, ma anche i rischi presenti dentro e fuori l’ambiente di lavoro (i cosiddetti rischi generici aggravati), i fattori lavorativi che non sono rischi veri e propri, ma hanno comunque effetti sulla salute e sul benessere”.

Inoltre la sorveglianza sanitaria “non riguarda più solo le malattie da lavoro o correlate al lavoro, ma anche le patologie di origine extralavorativa che con il lavoro possono aggravarsi, le malattie correlata a stili di vita che sono tuttavia in gran parte indotti dal lavoro, le disabilità e le fragilità”.

 

In tutto questo l’accomodamento ragionevole è “l’adattamento del lavoro all’individuo al fine di mantenere il più possibile le persone in un lavoro proficuo che valorizza le loro esperienze e competenze”. E la promozione della salute “ha il fine non sono solo evitare che le persone si ammalino a causa del lavoro, ma che migliorino la loro salute e mantengano il benessere al fine di assicurare la piena partecipazione al lavoro e alla vita sociale”.

 

Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale delle slide dell’intervento di Fulvio d’Orsi che riportano molte altre utili riflessioni sul legame esistente tra sorveglianza sanitaria, accomodamento ragionevole e promozione della salute.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

“Sorveglianza sanitaria, accomodamento ragionevole e promozione della salute” a cura di Fulvio d’Orsi (Gruppo di lavoro CIIP «Sorveglianza sanitaria»), intervento alla XX edizione del Convegno Nazionale OspedaleSicuroDuemila23.

 


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