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Riconoscimento facciale: mi spiace, ma ancora non ci siamo

Riconoscimento facciale: mi spiace, ma ancora non ci siamo
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

12/05/2017

Un recente studio, condotto dall’FBI dal dipartimento della giustizia degli Stati Uniti ha confermato che gli attuali applicativi afferenti al riconoscimento facciale ancora non raggiungono un livello soddisfacente di affidabilità. Di Adalberto Biasiotti.


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Gli esperti di sicurezza anticrimine concordano sul fatto che oggi gli applicativi che attirano la maggiore attenzione sono quelli di video content Analysis e quelli di riconoscimento facciale.

Ricordo ai lettori che la IBM, un vero gigante dell’informatica, ha addirittura attivato un dipartimento specializzato nello sviluppo di software intelligenti di analisi del segnale video.

Per quanto riguarda il software di riconoscimento facciale, ogni giorno si parla di spettacolari applicativi, che riconoscono un volto in mezzo a 1000, in una folla di persone. Per questa ragione l’ufficio di monitoraggio delle tecnologie, che opera nell’ambito del congresso degli Stati Uniti, ha condotto uno studio approfondito su questi applicativi.

 

Nessuno dubita d del fatto che negli ultimi 20 o trent’anni  si siano  fatti passi da gigante in tali applicativi abbiano più di una volta aiutato  i tutori dell’ordine nell’identificare criminali, nel corso delle indagini. Tuttavia i sostenitori della protezione dei dati personali ed i  membri del congresso degli Stati Uniti sono ancora alquanto perplessi circa la accuratezza di questa tecnologia e circa il fatto che essa rispetti i diritti alla protezione dei dati personali e le libertà civili dei cittadini in genere.

 

Lo studio condotto dagli ispettori ha messo in evidenza che lo FBI  non ha rispettato appieno i dettati in tema di privacy e relative politiche, che sono in vigore negli Stati Uniti, per quanto riguarda l’utilizzo di applicativi di riconoscimento facciale.

 

Ad esempio, nel maggio 2016 gli ispettori hanno accertato che il dipartimento di giustizia non aveva pubblicato una valutazione di impatto sulla protezione dei dati, in relazione all’utilizzo di questi applicativi. Questa raccomandazione era stata avanzata perché l’FBI non aveva aggiornato il sistema chiamato next generation identification-Interstate photo system – NGI-IPS, quando il sistema venne aggiornato con nuovi applicativi di analisi facciale. Nello stesso maggio 2016, gli ispettori hanno raccomandato che l’FBI conducesse delle prove per verificare che gli applicativi utilizzati fossero  realmente utili a sostegno delle indagini penali. Questa raccomandazione nacque per il fatto che gli agenti dell’FBI non furono in grado di confermare che essi avevano dati disponibili in merito alla ratei di identificazione dei soggetti, inseriti in questo applicativo.

 

Ma non è finita.

Molti di questi applicativi sono gestiti da soggetti terzi che sono coinvolti, dal punto di vista economico, in modo tale da premiare il numero di possibili identificazioni, rispetto ad identificazioni sufficientemente accurate.

Con questo accorgimento si impedisce che delle indagini vengano attivate nei confronti di soggetti innocenti, per il solo fatto che il loro volto era stato  riconosciuto dagli applicativi di riconoscimento facciale.

Infine, gli ispettori hanno raccomandato che l’FBI sviluppi una analisi, a scadenza annuale, per verificare se i parametri di accuratezza dei software di riconoscimento facciale sono migliorati, rispetto agli anni precedenti.

La conclusione dell’indagine degli ispettori del General Accontability Office  è che l’argomento è ancora molto controverso ed ha bisogno di approfondimenti tecnici e gestionali significativi.

 

 

Adalberto Biasiotti

 



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