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L’intelligenza artificiale può riconoscere la genuinità di un’opera d’arte?

L’intelligenza artificiale può riconoscere la genuinità di un’opera d’arte?
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

13/11/2024

Un’azienda svizzera si è proposta sul mercato, offrendo servizi di verifica di genuinità o falsità di un’opera d’arte, utilizzando un applicativo di intelligenza artificiale. Esaminiamo insieme gli aspetti positivi e negativi di un tale approccio.

Sino a qualche tempo fa, la genuinità di un’opera d’arte veniva certificata da un esperto riconosciuto, a livello nazionale ed internazionale, dotato di specifiche competenze nella valutazione delle opere artistiche, sviluppate da uno specifico artista.

 

La valutazione si basava su due aspetti:

  • una valutazione storico- artistica,
  • una valutazione tecnologica, che analizzava, ad esempio, le sostanze utilizzate nello sviluppo della opera d’arte, come ad esempio i coloranti, per verificare la congruità con l’epoca in cui l’opera era stata dipinta e l’analogia con altri coloranti, presenti in altre opere di comprovata genuinità.

 

Questo approccio è stato più volte messo sotto attenta osservazione, perché purtroppo si sono verificati alcuni casi, in cui gli esperti dichiaravano genuine, opere che successivamente venivano riconosciute come contraffatte. Purtroppo, la “auri sacra fames” induceva gli esperti a rilasciare certificazioni fraudolente.


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Andiamo ora a vedere come funzionano questi applicativi di intelligenza artificiale, che già più di un’azienda propone sul mercato.

 

L’applicativo innanzitutto analizza un certo numero di opere d’arte dello stesso motore, ritenute genuine, per acquisire tutta una serie di elementi di valutazione, che verranno successivamente utilizzati nel valutare una nuova opera.

 

È già qui la faccenda diventa piuttosto ambigua, perché alcuni applicativi di intelligenza artificiale si accontentano di esaminare una trentina di opere di un artista, mentre altri applicativi richiedono un numero molto più elevato di opere da esaminare, prima di dichiarare di essere pronti ad effettuare l’analisi di un nuovo reperto.

 

Un vantaggio legato a questi applicativi sta nel ben più facile utilizzo, in quanto è sufficiente inviare una fotografia dell’opera in questione, senza obbligare, come succede quando è coinvolto un esperto, il proprietario ad inviare l’opera d’arte all’esperto stesso, con costi non trascurabili di trasporto e di assicurazione sul trasporto. Inoltre, l’esperto può richiedere tempi piuttosto lunghi per effettuare l’analisi e rilasciare il proprio giudizio, mentre l’applicativo di intelligenza artificiale può rilasciare la sua valutazione in tempi molto più brevi.

 

Ovviamente, le aziende che offrono questo servizio precisano che l’applicativo dà delle valutazioni percentuali; ad oggi si conviene che se la valutazione percentuale di genuinità dell’opera arriva al 95%, l’opera si può a buon diritto ritenere genuina, mentre con percentuali inferiori potrebbero sussistere dei dubbi.

 

D’altro canto, nessuno dubita del fatto che il mercato sia saturato da opere contraffatte e la possibilità di avere a disposizione uno strumento, che possa effettuare una valutazione preliminare, sufficientemente affidabile, della genuinità di un’opera può costituire un notevole aiuto ai proprietari, alle case d’aste e agli eventuali acquirenti.

 

In altre parole, le aziende che offrono questo servizio dichiarano che ormai il mercato è maturo per accettare un’analisi scientifica e tecnologica, che possa dare soddisfacenti garanzie di genuinità dell’opera esaminata.

 

Può essere interessante sapere che gli esperti, appartenenti a una delle maggiori case d’aste del mondo, a questa specifica domanda circa la credibilità delle valutazioni di un applicativo di intelligenza artificiale, hanno dato una risposta piuttosto evasiva, affermando comunque che gli esperti ritenevano loro dovere tenere sotto controllo ogni nuovo strumento di convalida di genuinità o falsificazione.

 

Adalberto Biasiotti



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