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RasS: un nuovo business model per la vigilanza privata

RasS: un nuovo business model per la vigilanza privata
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

12/06/2019

Si sta offrendo al mondo della vigilanza privata uno scenario innovativo, che porterà grandi benefici agli istituti ed ai loro clienti, se solo i primi sapranno tempestivamente impostare e sfruttare questa nuova opportunità.

L’acronimo RasS viene sviluppato come robotic as a service. Esso fa riferimento alla possibilità di sviluppare numerose attività di portierato e vigilanza ispettiva, utilizzando dei robot particolarmente programmati.

 

Ricordo ai lettori che il primo articolo che scrissi su un robot, utilizzato in applicazioni di video sorveglianza ed ispezione, risale a circa 25 anni fa. Questo robot, che rispecchiava la tecnologia del tempo, veniva utilizzato per pattugliare l’interno di un laboratorio farmaceutico di ricerche avanzate, dove non si voleva che alcun uomo fosse presente, fuori degli orari di lavoro, ma che richiedeva comunque un costante presidio per rilevare situazioni anomale.

 

Oggi i robot stanno entrando sempre più rapidamente nella società civile: si vedano ad esempio quelli utilizzati all’aeroporto di Amsterdam per accogliere e gestire le richieste dei visitatori, oppure quelli utilizzati per servizi di accoglienza in alcuni musei del mondo.

 

Nel contesto dei servizi che un istituto di vigilanza privata potrebbe offrire, ma che ad oggi ancora non offre, è proprio un servizio di portierato e di vigilanza ispettiva, affidato a dei robot.



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Un esempio applicativo, che viene subito in mente, riguarda il pattugliamento all’interno dei centri commerciali, che per solito sono ermeticamente sigillati, in quanto le guardie possono effettuare solo la ispezione al perimetro e talvolta sul tetto. Il fatto di avere a disposizione un robot, che durante la notte pattuglia l’interno del supermercato, permette di mettere in evidenza possibili principi di allagamento, fughe di gas, perfino anomalie degli impianti elettrici, che possono essere visualizzati da appositi sensori, di cui il robot è dotato.

 

Il vantaggio di questi robot è che possono essere progettati per lavorare sia all’interno, sia all’esterno e perfino su terreni irregolari, come possono ad esempio trovarsi nelle discariche. In pratica, ci troviamo davanti a sensori montati su ruote. Alcune versioni avanzate possono avere addirittura una cinquantina di sensori diversi, comprese telecamere di videosorveglianza, che trasmettono in continuazione questi dati ad una centrale remota di comando e controllo.

 

Ad oggi tutte le applicazioni pratiche che ho potuto esaminare fanno riferimento a situazioni sperimentali, gestite ad esempio da istituti di ricerca.

 

La rivoluzione che invece io prevedo è legata al fatto che un istituto di vigilanza privata si doti di questi robot e li offra come servizio di portierato e vigilanza ispettiva, allo stesso modo con cui offre il servizio con guardie particolari giurate. In altre parole, il servizio viene offerto su base oraria, con una individuazione del costo che offre un notevole margine di flessibilità, soprattutto nei capitolati di gara, in quanto non ci si trova davanti a contratti collettivi di lavoro, che impongono tariffe minime per la resa di alcuni servizi.

 

In particolare, per quanto riguarda il servizio di portierato, ricordo ai lettori che un grande istituto di vigilanza, in Milano, già dispone di un servizio del genere, di cui apprezzo l’originalità, anche se non la intelligente reattività; questo robot accoglie il visitatore all’ingresso dell’edificio direzionale. È possibile reagire con il robot, che chiede il nome e cognome del visitatore e, in modo automatico, va ad esplorare il registro dei visitatori. Se trova una corrispondenza, estrae la fotocopia del documento di identità, ed in particolare la fotografia del visitatore, ed effettua un controllo comparato tra il volto del visitatore e quello archiviato in precedenza. Se questa prima fase viene superata, si chiede al visitatore il nome del contatto interno, con cui si ha un appuntamento, ed il robot provvede ad inoltrare in forma automatica una chiamata telefonica al corrispondente interno. Indi il visitatore attende che il corrispondente lo raggiunga l’ingresso e lo prenda in carico.

 

Un elemento a favore di questo nuovo approccio nasce anche dall’atteggiamento tenuto da uno dei più grandi sviluppatori di capitolati per le imprese pubbliche, CONSIP, che negli ultimi tempi ha inserito in bandi di gara servizi, che fino a un paio d’anni fa erano impensabili, come ad esempio un servizio di vigilanza ispettiva svolto con droni. Se questo servizio può essere svolto con droni, non vedo difficoltà ad inserire in un futuro capitolato anche una descrizione di un servizio di vigilanza ispettiva realizzato con robot.

 

Mi permetto di lanciare questo messaggio ai maggiori istituti di vigilanza italiani, soprattutto a quelli che sanno anticipare le richieste della clientela, mettendosi in una posizione di prestigio, che a questo punto sarebbe certamente ben meritata.

 

 

Adalberto Biasiotti

 




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