La restituzione di opere d’arte ai paesi di provenienza
Il tema legato alla restituzione delle opere ai paesi di provenienza sta diventando sempre più delicato. Questo tema crea tensioni di natura economica e politica, che si aggravano nel tempo, anche perché, ancora ad oggi, non è stato possibile individuare, neppure con il supporto dell’Unesco, una strategia che permetta di analizzare i singoli casi ed offrire linee guida sulla possibile soluzione.
Ad esempio, credo che molti lettori abbiano già avuto notizia delle numerose campagne in corso, perché i sacri bronzi del Benin vengano restituiti a questo paese, dove queste opere non sono solo opere d’arte, ma hanno anche un rilevante significato religioso.
Proprio per queste ragioni, il British Museum ha deciso di cavalcare la tigre, organizzando una conferenza su questi temi, per analizzare gli specifici problemi e proporre possibili soluzioni.
Al proposito, è bene ricordare che altri musei nel mondo occidentale, come ad esempio il museo Horniman in Londra, hanno già restituito ai paesi di origine delle opere d’arte africane, mentre il British Museum fino ad ora ha assunto un atteggiamento piuttosto riluttante.
In una tavola rotonda, organizzata a giugno 2023, i membri del parlamento UK, che appartenevano ad una associazione che riunisce tutti coloro che sono sensibili a questi temi, ha chiesto al ministro della cultura, dei media e degli sport di offrire delle linee guida, in base alle quali i musei possano gestire eventuali richieste di restituzione. Questi stessi parlamentari hanno invocato l’introduzione di una nuova legge, simile alla legge del 2009 sull’Olocausto (restituzione di oggetti culturali), che si applichi allo stesso contesto.
Quanto sia importante il coinvolgimento del British Museum in queste valutazioni deriva dal fatto che quasi l’80% dei reperti africane in possesso del museo è custodito nei depositi sotterranei e il Museo non è neppure obbligato a catalogare questi oggetti.
In altri paesi la situazione sta migliorando, come dimostra il fatto che a luglio 2023 la Germania e la Nigeria hanno firmato un accordo per la restituzione di alcuni bronzi del Benin. Analogo accordo è stato stipulato con le università di Oxford e Cambridge, anche se la casa d’aste Christie’s ha posto in vendita un antico reperto dei Caraibi, ignorando le numerose proteste. Altre case d’aste hanno assunto comportamenti diversi, ad esempio ritirando dall’asta dei reperti etiopici, dopo una manifestazione pubblica.
Recentemente, il presidente del Ghana ha sollevato il tema perfino all’interno dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, dimostrando come questo tema ormai stia assumendo una rilevanza politica oltremodo elevata.
D’altro canto, non credo che alcun lettore possa stupirsi per il fatto che il ruolo che rivestono i reperti storici, nella vita di un paese, sia tale da superare ampiamente il loro valore economico, per diventare un valore fondamentale di documentazione della storia della civiltà e dell’evoluzione religiosa di un paese.
Adalberto Biasiotti
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