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Un cenno sull’evoluzione degli scenari terroristici in Europa

Un cenno sull’evoluzione degli scenari terroristici in Europa
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

27/10/2016

Pubblicato uno studio, che riveste un estremo interesse per tutti gli addetti alla sicurezza, in quanto traccia un panorama sulla evoluzione degli scenari terroristici negli Stati Uniti ed anche in Europa. Di Adalberto Biasiotti.


State la autorevolezza della fonte, credo proprio che i responsabili della security di un’azienda debbano avere una conoscenza un po’ più approfondita di quanto è stato recentemente pubblicato, a proposito di una analisi aggiornata sugli scenari terroristici nel mondo.

 

Questo studioso divide sostanzialmente gli scenari di attacchi terroristici in due grandi categorie: gli scenari oltremodo complessi e articolati, che possono portare a stragi simili a quelli dell’11 settembre, e quelli invece basati su estremisti, presenti, ma non ancora operanti, all’interno di vari paesi, Europa compresa.

 

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Secondo questo studioso, ormai i servizi di sicurezza dei vari paesi europei e degli Stati Uniti si sono attrezzati per fronteggiare gli scenari drammatici, in quanto il lungo tempo necessario per la preparazione offre il destro ai servizi di sicurezza di acquisire per tempo informazioni, in grado di individuare il rischio di metterlo sotto controllo.

 

All’altro estremo dello spettro, sta crescendo in maniera esponenziale il numero di attacchi perpetrati da una sola persona, oppure un piccolo gruppo, che già risiede in vari paesi. La semplicità di perpetrazione  degli attacchi fa sì che non sia facile individuare per tempo le attività preparatorie per gli attacchi stessi; inoltre, alcuni di questi cosiddetti “cani sciolti” hanno dei legami piuttosto labili con i gruppi organizzati come Daesh ed Al Qaeda. È ben vero che questo tipo di attacco non crea le stragi, sul tipo di quelle perpetrate l’11 settembre, ma è anche vero che gli attacchi possono essere diffusi in varie località di uno stesso paese ed anche in più paesi, quasi contemporaneamente.

 

Il fatto che le forze della coalizione, che stanno operando in Siria, siano mettendo sotto elevatissima pressione le aree occupate dal califfato fa sì che con ogni probabilità molti militanti si allontaneranno dalla regione, insieme ai profughi, e potranno creare nuove minacce alla sicurezza nelle aree nelle quali si andranno a spostare.

 

Gli spostamenti di questi soggetti richiederanno qualche tempo, come pure il loro ambientamento nella nuova sede o l’avvio di contatti con elementi terroristici già presenti in uno specifico paese.

 

Possiamo pertanto attenderci un periodo di relativa pausa in questo tipo di attacchi frammentati, che però potrebbero, a distanza di una manciata di mesi, riprendere con improvvisa violenza. Questa è la ragione per la quale oggi si cerca di attivare sistemi più raffinati di identificazione dei soggetti, in arrivo dai paesi in crisi, ad esempio utilizzando riconoscimento facciale, lo scan dell’iride, le impronte digitali, per avere a disposizione un sistema efficiente ed efficace di classificazione dei profughi in arrivo.

 

Infine, questo studioso mette in evidenza come questi scenari terroristici potranno essere messi sotto controllo soltanto attivando una politica di informazione, che possa contrastare la attrattiva che alcuni gruppi hanno nei confronti di individui, che si sentono tagliati fuori dalla società in cui vivono, diventando potenziali sostenitori di frange estremistiche.

 

In questa attività occorre coinvolgere le comunità locali, che devono essere informate su questi scenari e devono avere a disposizione strumenti che possano permettere di individuare situazioni potenzialmente di crisi nel loro territorio, facendo qualcosa prima che lo scenario di crisi si abbia manifestare.

 

Più le comunità locali saranno informate e saranno attive, minore sarà la possibilità o la probabilità che i suoi membri possano diventare parte di gruppi terroristici o  perpetrare un attacco contro la comunità in cui vivono.

 

Ho letto due volte questo documento e credo proprio che esso abbia correttamente inquadrato lo scenario, che dobbiamo attenderci nel prossimo futuro e abbia dato preziose indicazioni su come la società civile può attrezzarsi per fronteggiare questi scenari di crisi.

 

Adalberto Biasiotti

 

 



Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Marco Braghini - likes: 0
27/10/2016 (08:33:17)
Articolo che potrebbe essere interessante se fossero riportati i riferimenti dello studio citato.
Rispondi Autore: Chiara Campailla - likes: 0
27/10/2016 (09:09:37)
Condivido; articolo interessante se fossero citate le fonti. Grazie
Rispondi Autore: Claudia Lattarini - likes: 0
27/10/2016 (09:20:41)
Come sopra
Rispondi Autore: MARCO GRISI - likes: 0
27/10/2016 (10:28:52)
Anch'io credo che sarebbe opportuno poter risalire alla fonte per poter avere maggiore cognizione di causa sull'argomento così interessante ed attuale. Spero che l'autore capisca tale necessita di interesse pubblico e fornisca quanto prima un riferimento dove poter visionare tale studio. grazie. Saluti.
Rispondi Autore: Andrea Tarozzi - likes: 0
27/10/2016 (14:30:54)
A me invece questo articolo appare molto banale e generico. Proposte specifiche (?) come “sistemi più raffinati di identificazione dei soggetti …. utilizzando riconoscimento facciale, lo scan dell’iride, le impronte digitali” non si capisce chi e come dovrebbe attivarli, ed anche i riferimenti alle comunità locali sono del tutto generici. Inoltre, dal momento che Punto Sicuro invia la newsletter 6 giorni su 7, si potrebbe evitare di mettere articoli così fuori tema (il tema è la sicurezza sul lavoro!) e di snellire un po’la newsletter stessa, che sinceramente si fa fatica a seguire.

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