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Non è facile progettare efficaci protezioni perimetrali

Non è facile progettare efficaci protezioni perimetrali
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

29/04/2019

Il governo degli Stati Uniti ha sovvenzionato un impegnativo progetto di installazione di sistemi di protezione perimetrali per due aeroporti: le difficoltà che deve affrontare un responsabile della security per realizzare efficaci protezioni perimetrali.

Oggi sono sempre più numerose le aziende che si sono rese conto che la fascia di sicurezza dell’insediamento principale deve essere portata alla estremità della area di proprietà o di competenza. Questa verità è applicabile anche nel contesto aeroportuale e le difficoltà da superare non sono poche.

 

L’applicazione dell’equazione delle difese ci informa che quanto più tempestivamente si potrà rilevare un’intrusione, tanto più efficacemente si potrà metterla sotto tempestivo controllo.

 

Ecco perché la realizzazione di efficaci sistemi di protezione perimetrale rappresenta oggi una sfida per molti responsabili della sicurezza. Di questo fatto si è ben reso conto la TSA - trasport security Adminstration degli Stati Uniti, che ha individuato due aeroporti, rispettivamente l’aeroporto di Miami e quello di Mineta, per sviluppare un impegnativo programma di prova per tecnologie di rivelazione di intrusione al perimetro, di tipo non solo fisico, ma anche elettronico.

Una componente fondamentale di questi sistemi elettronici di individuazione della intrusione è costituito dagli impianti di videosorveglianza, dotati di applicativi di video software Analysis, che possono tenere sotto controllo decine e decine di telecamere perimetrali.

 

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Sono stati utilizzati anche sensori infrarossi passivi, sensori a microonde e sensori radar, che offrono il vantaggio di coprire una area più larga, rispetto a quella coperta da una telecamera.

Sono in corso di prova anche dei sensori laser, che permettono di mettere sotto controllo ampie sezioni rettilinee di un perimetro.

 

Altri sensori sono stati installati per individuare intrusi che si arrampichino sulla recinzione o che taglino la rete metallica, che contorna l’ aeroporto.

 

Come se non bastasse, sono stati installati anche dei sensori sotterranei, progettati per individuare chiunque cammini in zone proibite o effettui attività di scavo. Questi sensori possono anche individuare veicoli che si avvicinino alle aree protette.

 

Se poi il lettore crede che la gamma dei sensori sia completa, debbo deluderlo, perché sono stati provati anche dei rivelatori di colpi d’arma da fuoco, di tipo acustico, che possono allertare la sala operativa su situazioni evidentemente anomale.

 

Il costo stimato per realizzare gli impianti sperimentali con una moltitudine di sensori è stato valutato a 5 milioni di dollari per ogni aeroporto. Il denaro è stato messo a disposizione dalla transport security Adminstration, proprio perché le esperienze acquisite in questi impianti sperimentali possano essere trasferite, con le opportune migliorie, in numerosi altri aeroporti.

Saranno gli esperti della TSA che effettueranno la valutazione di questi sistemi, sia in corso d’opera, sia al termine della fase sperimentale. L’obiettivo è quello di completare la fase sperimentale entro agosto 2019. Successivamente verrà pubblicato un documento, ad accesso riservato, che darà preziose indicazioni sulla effettiva capacità dei sensori di svolgere la loro funzione e sulle modalità con cui è possibile integrare le diverse aree di captazione dei sensori.

Non mancherò di tenere informati i lettori sugli sviluppi di queste installazioni perimetrali, perché non c’è dubbio che la valutazione complessiva potrà essere preziosa anche per i gestori degli aeroporti italiani, ma soprattutto per i responsabili della sicurezza di insediamenti di ampie dimensioni ed alto rischio.

 

Adalberto Biasiotti

 

 

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