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Bitcoin, cryptocurrencies, blockchain: per una nuova sicurezza

Bitcoin, cryptocurrencies, blockchain: per una nuova sicurezza
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

04/05/2018

Tecnologie e applicazioni che hanno risvolti di natura economica assai rilevanti, anche se problematici, ma anche risvolti attraenti del mondo della contraffazione delle opere d’arte.

Ancora una volta, gli esperti di sicurezza si trovano davanti ad una situazione nella quale determinati strumenti possono essere usati sia in modo criminoso, sia in modo costruttivo. Le tre parole che abbiamo sopra illustrato sono state sempre più spesso citate sui mezzi di informazione di massa, con riferimento a possibili frodi informatiche, a drammatiche rivalutazioni e svalutazioni di monete elettroniche e via dicendo.

 

Ciò che invece mi interessa, in questa presentazione, è mostrare come queste tecnologie possono essere usate per mettere sotto controllo un mondo, che diventa sempre più complicato: la contraffazione delle opere d’arte.

 

Un problema che si trova davanti chi deve comperare un’opera d’arte è legato al fatto che egli desidera avere garanzie circa la provenienza e l’autenticità dell’opera in questione.

Oggi sono purtroppo pochi i capolavori che possano essere presentati sul mercato, accompagnati da una documentazione probatoria indiscutibile, circa la provenienza e l’autenticità.

Vi sono spesso delle interruzioni nel tracciamento delle proprietà di opere d’arte, e questo fatto lascia spazio ai truffatori.

 

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Per esempio, un grande problema è legato al fatto che le opere d’arte, che furono trafugate dai nazisti, perché di proprietà di abbienti famiglie ebraiche, spesso sono prive di documenti credibili circa la loro origine.

Non per nulla, il presidente del congresso mondiale ebraico ha presentato, durante una conferenza tenuta a febbraio 2016 a Zurigo, un panorama preoccupante di questo scenario.

È ben vero che oggi esistono centinaia di data base, alcuni dei quali molto prestigiosi, che vengono utilizzati come riferimento per giustificare la legittimità e la provenienza di un’opera d’arte, ma delle smagliature sono ancora presenti.

 

Il vantaggio dell’utilizzo della tecnologia blockchain consiste nell’offrire un’opportunità per costruire un registro di opere d’arte, accessibile al pubblico ed a prova di manipolazione.

Questo data base permetterebbe di tracciare molto più che i semplici cambi di proprietà. Questo data base permetterebbe di verificare ed aggregare altri elementi, che sono legati alla determinazione del valore e della credibilità dell’opera d’arte, come ad esempio le valutazioni degli esperti, eventuali interventi di conservazione e ripristino, la presentazione in mostre prestigiose e via dicendo.

 

Il fatto che questa tecnologia sia intrinsecamente decentrata rende molto più difficile la falsificazione o uno smarrimento del dato. Se infatti un criminale cerca di manipolare l’archivio presente in un computer, gli archivi paralleli presenti in altri computer possono verificare la anomalia e lanciare un allarme.

 

Il fatto che l’archivio sia presente nel cloud, vale a dire presente contemporaneamente su molti server in molti luoghi, impedisce la perdita dell’archivio stesso.

 

Ecco perché un archivio basato sulla tecnologia blockchain è molto più credibile ed affidabile, rispetto ad archivi di tipo tradizionale.

L’adozione di questo schema potrebbe aumentare in misura esponenziale la fiducia, da parte degli acquirenti o delle case d’asta, nella legittimità di un capolavoro e quindi aumentarne il valore commerciale.

L’idea è molto allettante, ma mi sono pratici ostacoli alla attuazione.

Tanto per cominciare, può essere estremamente difficile raccogliere e digitalizzare una straordinaria quantità di dati, anche se probabilmente molti commercianti potrebbero essere assai interessati in questo aspetto.

Probabilmente questa tecnologia si applica più facilmente a nuove opere d’arte, che possono essere classificate fin dalla nascita.

 

Infine, questo progetto potrebbe decollare solamente se gli acquirenti fossero disponibili ad investire una piccola percentuale delle somme che investono nelle opere d’arte per avere a disposizione una garanzia oggettiva ed affidabile.

 

Ecco perché l’utilizzo della cripto moneta per il pagamento delle opere d’arte, che rappresenta una conseguenza naturale dell’utilizzo della tecnologia blokchain, può portare a problemi di natura internazionale. Ad esempio, la Cina e la Russia non consentono l’utilizzo di queste cripto valute ed ecco perché il movimento internazionale di valute, sotto questa forma, potrebbe essere ostacolato, creando dei limiti alla dimensione del mercato.

 

La situazione però potrebbe cambiare in breve tempo, anche perché l’utilizzo delle cripto valute può semplificare di molto la struttura economica e finanziaria di un venditore di opere d’arte, che deve allestire un’infrastruttura digitale relativamente semplice, per accettare pagamenti basati appunto su cripto valute.

 

I lettori certamente sanno già come sono impostati questi portafogli elettronici, che assomigliano ad una sorta di caveau virtuale, al quale si può accedere per effettuare depositi od effettuare prelievi tramite parole chiave invece di serrature a combinazione.

 

La sicurezza della transazione è garantita dall’utilizzo di sistemi a chiave pubblica, che rappresentano un salto di qualità, in termini di sicurezza, nei confronti di sistemi criptografici tradizionali, in cui la stessa chiave viene usata per cifrare e per decifrare il messaggio.

I commercianti di opere d’arte sono convinti che nel mondo esistono molti neo ricchi, con ampia disponibilità economica in cripto valute, che sarebbero ben lieti di investire il loro denaro in opere d’arte.

 

D’altro canto, la volatilità delle cripto valute può essere tale da spaventare possibili acquirenti e possibili venditori.

Ci troviamo davanti ad una situazione estremamente fluida, ma che può offrire delle occasioni uniche a chi ha il coraggio di affrontare i rischi di un mondo sempre più complicato, sia a livello di opere d’arte, sia a livello di strumenti di pagamento.

 

L’adozione di contratti intelligenti, chiamati in lingua inglese smart contract, potrebbe consentire in parte di superare questo problema, quando viene stipulato un accordo digitale fra i contraenti, che illustra che cosa deve essere fatto, quando deve essere fatto e come deve essere fatto; il tutto è codificato in anticipo. Una volta sottoscritto questo tipo di contratto, esso non è più modificabile e non ha bisogno di un intermediario, per essere applicato, in quanto l’applicazione digitale è automatica.

Per ora, chi scrive preferisce stare a vedere, ma chi può ipotecare il futuro?

 

 

Adalberto Biasiotti

 



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