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Operatori sanitari: i rischi, le aggressioni e il supporto per le aziende

Operatori sanitari: i rischi, le aggressioni e il supporto per le aziende
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sanità e servizi sociali

23/10/2023

Un intervento si sofferma sui rischi per i lavoratori del settore sanitario e sul supporto alle aziende del settore per la valutazione del rischio aggressioni. I rischi, i dati, le violenze, il progetto CMM e gli strumenti di supporto.

Brescia, 23 Ott - L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) ha evidenziato in questi anni come il settore sanitario “occupi circa il 10% dei lavoratori dell’Unione europea, in cui le donne sono il 77% della forza lavoro”. E la percentuale di infortuni sul lavoro in ambito sanitario, “con un 30% circa in più rispetto alla media, è tra le più elevate nell'Unione europea”.

 

E con una “porzione così ampia di forza lavoro impiegata in questo settore”, e in previsione di un “crescente bisogno di operatori sanitari in futuro” (non solamente alla luce delle emergenze sanitarie vissute) è bene riflettere sulla situazione presente e futura delle condizioni di rischio in Sanità.

 

A ricordare questi dati e a permetterci di fare il punto sulla tematica dei rischi tra gli operatori sanitari, con particolare attenzione al tema delle aggressioni e violenze, è un intervento al webinar “ Violenze contro operatori sanitari e socio-sanitari. Oltre l’indignazione alcune proposte per la salute e sicurezza dei lavoratori” che, organizzato dalla Consulta Italiana Interassociativa della Prevenzione ( CIIP), si è tenuto l’11 marzo 2022. Un webinar che ha permesso, come ricordato in un precedente articolo di presentazione, di soffermarci anche sulla legge 14 agosto 2020, n. 113 e sul Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:


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I rischi per il personale operante in ambito sanitario

L’intervento “La valutazione dei fattori di rischio lavorativo nel settore sanitario e il loro impatto sulla salute e sicurezza degli operatori: il progetto CCM” a cura di Giuseppe Campo (Inail) affronta, in particolare, tre argomenti:

  • il quadro dei rischi per i lavoratori del settore sanitario
  • il progetto CCM per la salute e la sicurezza degli operatori sanitari
  • l’azione di supporto alle aziende del settore per la valutazione del rischio aggressioni.

 

Riguardo ai rischi per gli operatori sanitari si indica che il personale operante in ambito sanitario “è esposto a diversi rischi durante lo svolgimento delle attività quotidiane, quali il sovraccarico biomeccanico, le posture incongrue, i movimenti scoordinati e/o ripetuti”. E le posture di lavoro scorrette “vengono spesso assunte nell’assistenza al letto del paziente, ma anche in ambito chirurgico o durante le attività di laboratorio e di soccorso”.

 

A questo proposito si ricorda, come più volte segnalato anche nella campagna europea 2020-2022 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!”, che i disturbi muscoloscheletrici (DMS) rappresentano “la forma di malattia professionale più diffusa in Europa, prevalenti tra tutte le malattie professionali; per il settore sanitario si registra il secondo tasso più elevato di incidenza per i DMS subito dopo il settore edilizio”.

 

Non bisogna poi dimenticare che i lavoratori sono esposti anche a “rischi legati all'utilizzo di sostanze chimiche (disinfettanti, gas anestetici, detergenti, …) e all’uso di medicamenti che, soprattutto nella preparazione, possono entrare in contatto con la pelle o penetrare nelle vie respiratorie e provocare reazioni locali o sistemiche, come le malattie cutanee, affezioni nasali, patologie sinusali, oculari e asma”. E chiaramente sono soggetti anche ai rischi di natura biologica, ad esempio in relazione all’emergenza COVID-19 (ancora attiva alla data del webinar).

 

Sono riportati poi molti dati.

 

Si segnala che in Italia le denunce di malattia all’INAIL per le professioni sanitarie “erano pari a 1985 nel 2013 con andamento sostanzialmente costante fino al 2019, per poi scendere a 1.573 nel 2020 con l’inizio della pandemia covid”. E il sistema Malprof, “basato sulle segnalazioni di malattia professionale che giungono alle Asl, rileva ai primi posti le malattie muscolo scheletriche, con differente peso tra lavoratrici e lavoratori, ma emergono anche altre MP associate maggiormente al settore”. 

 

Riprendiamo dalle slide una tabella relativa al sistema di sorveglianza Malprof:

 

 

Ricordiamo che il PRR (Proportional Reporting Ratio) rapporta “il peso della patologia in esame sul totale delle patologie nel settore sanità” (nella tabella sono presenti le malattie con PRR maggiore di 1, che “rappresentano un campanello di allarme in merito a possibili esposizioni lavorative”).

 

Sono riportati poi altri dati (2019-2021) che ricomprendono anche i contagi da Covid-19, ricordando che in Europa, “solo Spagna e Slovenia hanno, insieme al nostro paese, riconosciuto i contagi da Covid-19 univocamente come infortuni sul lavoro, altri come Francia e Portogallo in qualità di malattie professionali, altri ancora come Germania e Austria, a seconda dei casi, sia come infortuni che malattie. Le denunce all’Inail per casi covid riguardano il settore della Sanità per il 68,8% dei casi 2020 e il 52,5% dei casi 2021”. 

 

Il problema delle violenze contro operatori sanitari e sociosanitari

Veniamo al tema delle aggressioni sul lavoro.

 

Si indica che nell’Industria e Servizi, “l’incidenza degli infortuni da violenza e aggressione è circa l’1% dei casi riconosciuti, nella Sanità tale quota si triplica, raggiungendo il 3% dei casi”.  In particolare, nel quinquennio 2015-2019, “nella Sanità sono stati quasi 11 mila i casi di aggressione” con una media “di oltre 2 mila casi l’anno: il 41% dei casi concentrato nell’Assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, studi medici), il 31% nei Servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, ecc.)”.

Nelle aggressioni, “nove casi su dieci provengono da persone esterne alla struttura di appartenenza e il restante 10% tra dipendenti della stessa”.

 

Riprendiamo, anche in questo caso, dei dati presentati per comparto e per genere:

 

 

Il rischio aggressioni e gli strumenti di supporto per le aziende

Riguardo poi alle azioni di supporto si parla del Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) con riferimento ad un progetto CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie):

  • obiettivo generale: “Attivazione di una rete di monitoraggio per l’approfondimento dei fattori di rischio per gli operatori sanitari e individuazione di un modello di intervento mirato di prevenzione a supporto delle aziende.
  • obiettivo specifico 1: Approfondimento dei fattori di rischio lavorativo, tramite sistemi di sorveglianza, indagini ad hoc e revisione sistematica della letteratura scientifica, per la costituzione di un osservatorio sulle problematiche di salute e sicurezza nel settore sanitario.
  • obiettivo specifico 2: Studio multicentrico per una modalità di assistenza da parte dei Servizi di prevenzione delle Asl nel sostenere le aziende per la realizzazione di misure di prevenzione efficaci, attraverso la condivisione di soluzioni migliorative, buone prassi e strumenti per la valutazione dei rischi (VdR)”.

 

Il progetto CCM ha come titolo «Modello integrato per la valutazione dell’impatto dell’esposizione ai fattori di rischio fisico, chimico e biologico sulla salute e la sicurezza degli operatori sanitari», le attività progettuali “hanno preso avvio a gennaio 2019 con l’analisi degli archivi disponibili (Banca dati Inail, Sistemi di sorveglianza Informo, Malprof, Reti di monitoraggio come il Programma SIROH) e attraverso la revisione della letteratura. Parallelamente è stata definita la tipologia degli interventi da parte dei Servizi delle ASL secondo un approccio di tipo proattivo, orientato al supporto al mondo del lavoro, per il trasferimento di strumenti prevenzionali alle aziende”.

 

Si parla poi dei piani mirati di prevenzione ricordando che, in relazione alla collaborazione tra Inail e Regioni “è stato definito uno standard di assistenza, inserito nel PNP 2020-25, caratterizzato da una successione di azioni coordinate tra strutture pubbliche e imprese”.

 

Sono poi ricordati alcuni temi dei piani mirati di prevenzione (PMP) in Sanità e ci si sofferma in particolare sul un PMP della ATS Milano sul rischio aggressioni (“iniziato il 20 ottobre 2020 tra la prima ondata e la seconda ondata Covid”).

E alla data del convegno “per le 11 strutture sanitarie coinvolte nel PMP (ospedali in parte ora accorpati in ASST, Azienda Socio Sanitaria del Territorio) è emerso che la quasi totalità ha aggiornato il DVR e ha attivato lo sportello di supporto psicologico, ma il DVR seppure articolato e approfondito non sempre ha previsto al suo interno indicazioni strettamente attinenti al rischio aggressioni (individuazione del pericolo, misure per il suo contenimento, … )”.

 

In particolare, negli audit svolti è stato evidenziato che:

  • “esiste una sottostima degli eventi aggressivi, soprattutto se si tratta di aggressioni verbali, (potenziale preludio di un’escalation di aggressività;
  • non sempre è chiara la catena gerarchica e di supporto a cui fare riferimento in caso di aggressioni (responsabile diretto o altri?);
  • non è uniforme la consapevolezza del rischio aggressione tra gli operatori, che porta a trascurare anche la problematica di aggressività interna;
  • risulta disomogenea l’analisi del layout delle aree critiche e dell’accessibilità secondo il tipo di utenza, problema evidenziatosi ancor più a seguito della pandemia covid”.

 

Queste, infine, le azioni di miglioramento individuate:

  • “procedure di segnalazione più agili degli eventi di aggressione (es. affissione mailbox/numero telefonico in bacheca, portale etc.) con l’individuazione di una figura di riferimento all’interno dell’organizzazione;
  • informazione/formazione per gruppi omogenei secondo il tipo di mansione/area (es. pronto soccorso, front office, ambulatori …) in relazione alla Vdr (manifestazione del fenomeno in tutte le sue espressioni e suo riconoscimento precoce per offrire strategie di de-escalation);
  • anche in riferimento alla sorveglianza sanitaria, tenere conto dei lavoratori ‘emotivamente esposti’ per non collocarli in turni o aree maggiormente a rischio soprattutto in assenza di adeguata protezione;
  • canale di comunicazione con l’utenza per rafforzare la percezione che i sanitari si stanno prendendo cura del paziente o proprio caro, promuovendo campagne all’interno degli spazi ospedalieri
  • Aggiornamento e verifica d’efficacia delle misure individuate”.

 

Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale dell’intervento, che riporta molti altri dati e informazioni sui rischi e gli strumenti di supporto, e alla visione del video dell’intervento.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

“La valutazione dei fattori di rischio lavorativo nel settore sanitario e il loro impatto sulla salute e sicurezza degli operatori: il progetto CCM” a cura di Giuseppe Campo (Inail), intervento al webinar “Violenze contro operatori sanitari e socio-sanitari. Oltre l’indignazione alcune proposte per la salute e sicurezza dei lavoratori”, 2022.

 

 

Scarica la normativa citata nell’articolo:

LEGGE 14 agosto 2020, n. 113 - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni.

 


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