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COVID-19 e lavoro agile: crollano i dati relativi agli infortuni in itinere

COVID-19 e lavoro agile: crollano i dati relativi agli infortuni in itinere
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Rischio stradale, itinere

21/07/2021

Qual è la situazione degli infortuni secondo la relazione Inail 2020? Qual è l’impatto del COVID-19? Come sono cambiati i dati relativi agli infortuni stradali e agli infortuni in itinere? Ne parliamo con Andrea Bucciarelli, CSA Inail.

Brescia, 21 Lug – La relazione annuale dell’Inail – la relazione relativa al 2020 è stata presentata nei giorni scorsi - è sempre un momento importante di riflessione non solo su quelli che sono i numeri e il trend relativo a infortuni e malattie professionali, ma anche su quella che è la situazione che stiamo vivendo in materia di sicurezza e salute sul lavoro nel nostro Paese.

 

Tuttavia è indubbio che la situazione che stiamo vivendo, connessa all’emergenza COVID-19 e alle conseguenze del virus SARS-CoV-2, non possa che impattare pesantemente su questi dati e su queste analisi. Dati che non possono essere letti senza tener conto della pandemia, delle riorganizzazioni lavorative, dell’applicazione dei protocolli, delle chiusure e riaperture, della crisi, anche economica, del mondo del lavoro. Senza tener conto anche che la pandemia è un volano di cambiamenti, non sempre e solo negativi, a cui dobbiamo guardare per cercare di leggere il futuro del mondo del lavoro.

 

Partendo da questa constatazione, come PuntoSicuro abbiamo deciso di raccogliere le riflessioni di un “attuario” (professionista che ha il compito di leggere i dati per disegnare la realtà nel breve, medio e lungo periodo) intervistando Andrea Bucciarelli (attuario della Consulenza statistico attuariale dell’ Inail).

Attraverso di lui abbiamo raccolto non solo un commento sui dati e sull’impatto del COVID-19, ma abbiamo cercato anche di guardare ai dati attraverso una particolare prospettiva, quella degli infortuni per strada e in itinere.

 

Infortuni in itinere che lo stesso Bucciarelli, in una precedente intervista prima della pandemia, ci ricordava essere, insieme agli infortuni per strada, un grande problema per la prevenzione: circa la metà degli infortuni mortali professionali generalmente avviene su strada.

Con le riorganizzazioni aziendali dovute alla pandemia l’incidenza dal 50% scende repentinamente al 26,5%, mostrando, in questo caso, che le attività in smart working e telelavoro, hanno anche la potenzialità di “ridurre un’importante quota degli infortuni sul lavoro”.

 

 

Cosa racconta la relazione Inail sull’attuale situazione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?

Qual è l’impatto del COVID-19 sugli infortuni e sulle malattie professionali?

Come sono cambiati i dati relativi agli infortuni professionali stradali e agli infortuni in itinere? Il lavoro a distanza può essere una strategia per ridurre gli infortuni su strada?

Qual è la situazione di infortuni e malattie nei primi mesi del 2021?

 

Questi gli argomenti su cui si sofferma l’intervista:


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I dati degli infortuni e il ruolo della Relazione annuale dell’Inail

Il 19 luglio è stata presentata la Relazione annuale Inail 2020. Prima di entrare nel dettaglio di alcuni aspetti relativi all’impatto dell’emergenza COVID-19 sui dati, vediamo di fornire alcune informazioni generali sui dati. Cosa racconta la relazione sull’attuale situazione di infortuni e tecnopatie nel nostro Paese?

 

Andrea Bucciarelli: La relazione annuale fa il punto del 2020 secondo la prospettiva Inail. Un anno, il 2020, funestato dalla pandemia da COVID-19 con notevole impatto sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali. È opportuno innanzitutto ricordare che per le categorie di lavoratori assicurate presso l’Istituto è prevista la tutela di tale affezione morbosa (al pari di altre malattie infettive e parassitarie) nei casi accertati di contrazione in occasione lavorativa, inquadrandola nella categoria degli infortuni sul lavoro: la causa virulenta è equiparata a quella violenta caratteristica degli infortuni.

 

Tanto premesso, l’andamento infortunistico nel 2020 è così sintetizzabile: le denunce di infortuni in complesso sono sensibilmente calate rispetto al 2019 (assumendo il valore più basso dell’ultimo quinquennio) e, viceversa, le denunce per casi mortali sono notevolmente aumentate (il valore più alto degli ultimi 5 anni); le nuove denunce di infortunio da contagio per COVID-19 aggiuntesi a quelle “tradizionali”, in complesso ne hanno ridimensionato il notevole calo, facendo impennare i casi mortali a riprova della letalità del virus.

 

I dati statistici rilevati al 30 aprile 2021 per il quinquennio 2016-2020, evidenziano per il 2020 una diminuzione delle denunce dell’11,4% rispetto a un anno prima: dalle 645mila del 2019 si è scesi a 571mila (circa 74mila in meno) mentre per gli esiti mortali si è passati dalle 1.205 denunce del 2019 alle 1.538 del 2020 (+27,6%, 333 casi in più).  Sempre al 30 aprile 2021, gli infortuni del 2020 accertati positivamente dall’Inail sono stati 375mila con una percentuale di riconoscimento (ancorché provvisoria e da consolidare in virtù degli oltre 35mila casi ancora in istruttoria) del 65,7%, superiore a quella (più consolidata) del 2019 pari 64,5% a riprova di un’operatività dell’Istituto che ha ben retto l’urto del contesto emergenziale. I casi mortali accertati positivamente sono stati, per ora, 799.  Per le malattie professionali, come per gli infortuni, si è registrato nel 2020 un forte calo: dalle 61mila denunce del 2019 si è scesi alle 45mila del 2020 (-26,6%, 16mila in meno).

 

Riprendiamo alcune delle  tabelle fornite da Andrea Bucciarelli:

- denunce d’infortunio per modalità di accadimento e anno di accadimento (2016/2020)

- denunce d’infortunio con esito mortale per modalità di accadimento e anno di accadimento

- denunce di malattie professionali per settore ICD-10 denunciato e anno di protocollo

 

 

 

 

Ricordiamo anche come viene preparata questa relazione, così importante anche per fare il punto sull’efficacia delle strategie di prevenzione. Come mai le relazioni non sono disponibili già nei primi mesi successivi all’anno analizzato?

 

Andrea Bucciarelli: I mesi di giugno-luglio tradizionalmente scelti per la presentazione della Relazione annuale sono una scelta condizionata anche dalla disponibilità di dati, sia lato “entrate” che “uscite”. A febbraio, per esempio, ricade il pagamento del premio assicurativo mediante l’autoliquidazione con la quale oltre al premio anticipato per l’anno in corso si regola a conguaglio quello dell’anno precedente. Per i dati sugli infortuni e malattie professionali, la protocollazione delle pratiche, la gestione delle stesse con le operazioni di richiesta/raccolta delle varie documentazioni, le decisioni istruttorie, i visti sanitari e amministrativi ecc., in una parola sola i “tempi tecnici” di trattazione, suggeriscono - a maggior ragione per gli infortuni che avvengono a fine anno - di attendere un tempo congruo, individuato al 30 aprile dell’anno successivo, per la “fotografia” delle denunce per accertarne più puntualmente caratteristiche quali la modalità di accadimento (in occasione di lavoro/itinere, stradali ecc.) e quantificare, seppur provvisoriamente per la presenza ancora significativa di casi in istruttoria, i riconoscimenti e gli indennizzi erogati.

 

Alla rilevazione al 30 aprile degli archivi statistici informatizzati, segue poi necessariamente un’attività di validazione dei dati e di predisposizione della reportistica, da analizzare e commentare. Ricordo infine che a questa prima rilevazione sull’ultimo quinquennio disponibile ne seguirà una seconda, di consolidamento, al 31 ottobre con l’aggiornamento a fine anno degli Open data “con cadenza semestrale” e della Banca dati statistica on-line.

 

Comunque in termini di tempestività di informazione sugli infortuni e malattie professionali, ricordo che ormai da anni, l’Inail divulga negli Open data “con cadenza mensile” tabelle e data-set sulle denunce pervenute al mese precedente: per esempio a fine luglio saranno pubblicati negli Open data con cadenza mensile i dati di gennaio-giugno 2021 (dati amministrativi, provvisori e soggetti a consolidamento), confrontati con gennaio-giugno 2020, accompagnati da un avviso e una sintetica nota di commento tra i comunicati stampa del sito.

 

Infine segnalo che la Relazione annuale del Presidente dell’Istituto fa necessariamente estrema sintesi delle numerosissime e diversificate attività dell’Inail svolte nell’anno per il perseguimento degli obiettivi istituzionali: monitoraggio continuo degli infortuni/malattie professionali e riduzione degli stessi; garantire il reinserimento nella vita lavorativa degli infortunati sul lavoro; assicurare i lavoratori che svolgono attività rischiose con  formazione e consulenza in materia di prevenzione alle piccole e medie imprese e agli organi di controllo; finanziamento alle imprese che investono in sicurezza; ricerca finalizzata alla prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Nella relazione devono trovare spazio quindi i risultati dei numerosi lavori delle diverse strutture che compongono l’Istituto, ma relativamente al primo degli obiettivi (il monitoraggio continuo degli infortuni), quale membro della Consulenza statistico attuariale sottolineo la presenza nella Relazione annuale di una corposa “Appendice statistica” (circa 60 tabelle) con l’analisi della numerosità degli infortuni e delle malattie professionali per il quinquennio 2016-2020 rilevato al 30 aprile 2021.

 

Le tabelle sono quelle degli Open data con cadenza semestrale consultabili on-line in versione pdf. Ricordo che l’ambiente degli Open data prevede anche data-set scaricabili in formato csv con dati elementari (ogni record è un caso di infortunio o malattia) opportunamente anonimizzati, utili a ricerche e incroci di variabili personalizzati. Successivamente alla pubblicazione della Relazione annuale del Presidente e del contestuale aggiornamento degli Open data con cadenza semestrale sul sito dell’Istituto, dopo un breve lasso temporale sarà reso disponibile anche l’aggiornamento-allineamento al quinquennio 2016-2020 della sezione “Infortuni/M.P.” della Banca dati statistica, ulteriore fonte di approfondimenti grazie alle molteplici analisi dei suoi report. 

 

Riprendiamo le tabelle relative alla definizione (positivo, negativo, in istruttoria, …) delle denunce:

 

 

 

L’impatto della pandemia sugli infortuni e sulle malattie professionali

Veniamo alla pandemia e alle sue conseguenze. Cosa si può dire riguardo all’impatto del COVID-19 sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali? Al di là della relazione annuale, ci sono ulteriori studi e approfondimenti su questo aspetto?

 

Andrea Bucciarelli: Il COVID-19 è stato l’artefice, diretto e indiretto, dell’anomalo andamento nel 2020 commentato all’inizio (denunce in complesso in sensibile calo rispetto al 2019, denunce mortali in forte aumento). In sintesi, il blocco di molte attività per il contenimento della pandemia ha di fatto ridotto l’esposizione al rischio di infortunio di numerose categorie di lavoratori, così come gli stop alla circolazione stradale e il massiccio ricorso al lavoro agile hanno ridimensionato notevolmente gli infortuni sul lavoro avvenuti in strada (in itinere e quelli in occasione di lavoro con mezzo di trasporto); le denunce “tradizionali” di infortunio, sia in complesso che mortali, si sono così sensibilmente contratte nel 2020.

Ma la pandemia ha introdotto una nuova categoria di infortuni, quelli “da contagio” appunto, che aggiungendosi alle denunce tradizionali in complesso ne hanno compensato, ma solo in parte, la diminuzione (e comunque, come detto all’inizio, il numero di denunce in complesso nel 2020 è risultato il più basso del quinquennio), incidendo molto più gravemente su quelle mortali, a riprova della letalità di questo virus (e il numero di decessi denunciati nel 2020 è risultato il più alto del quinquennio).

 

In generale, l’incidenza delle denunce di infortunio da COVID-19 si può quantificare in circa un quarto del totale delle denunce in complesso e in un terzo di quelle mortali.

Indirettamente alla pandemia si può ricondurre anche il calo registrato nelle malattie professionali: sicuramente le misure di contenimento, il congestionamento delle strutture sanitarie, la difficoltà oggettiva nel recarsi fisicamente ai presidi sanitari/amministrativi per l’imbastimento delle pratiche e delle documentazioni necessarie, può aver disincentivato o fatto rimandare il ricorso alla tutela assicurativa.

 

Per gli infortuni da COVID-19, l’Inail ha fin da subito e nonostante le immaginabili difficoltà di implementazione dei sistemi informatici per una casistica del tutto nuova, avviato una specifica rilevazione sul fenomeno, pubblicando sul proprio sito on-line delle schede mensili, a livello nazionale e regionale, con i dati delle denunce pervenute, analizzati e commentati per genere, classe di età, territorio (inizialmente più colpito il Nord, ma poi nel prosieguo anche il Centro e Il Sud), professione (più colpite quelle sanitarie), attività economica e mese di accadimento / mese decesso (per apprezzare l’evoluzione nel tempo di un contagio ad “ondate”).

I report sono consultabili in una sezione del sito on-line interamente dedicata al COVID-19 ( area Comunicazione/Report Covid-19). È al momento in linea il monitoraggio al 31 maggio 2021 (ma dal 23 luglio sarà reso disponibile quello al 30 giugno 2021) che rileva 175mila denunce da COVID-19 pervenute dall’inizio della pandemia, di cui 639 per esiti mortali.

 

 

 

Smart working, pandemia, infortuni in itinere e stradali

Un tema che mi interessava affrontare in particolare è l’impatto della pandemia e della riorganizzazione di molte aziende sugli infortuni professionali stradali e sugli infortuni in itinere. Cosa raccontano i dati su questa tipologia di infortuni?

 

Andrea Bucciarelli: Gli infortuni in itinere (occorsi lungo il percorso casa-lavoro-casa) e stradali più in generale (ricomprendono anche quelli avvenuti in occasione di lavoro con un mezzo di trasporto) sono crollati nel 2020. Innegabilmente un effetto collaterale della pandemia il cui contenimento ha indotto nelle fasi più acute a blocchi o comunque limitazioni della circolazione stradale e in generale ad un emergenziale, massiccio, ricorso al lavoro agile da casa. Ripartendo le 571mila denunce in complesso di infortunio del 2020, in 506mila in occasione di lavoro e in 65 mila in itinere, si può notare che se quelle in occasione di lavoro (comprensive però delle nuove denunce da contagio) sono diminuite del 6,2% rispetto al 2019, quelle in itinere sono diminuite del 38,2% ridimensionandosi notevolmente rispetto ai circa 100mila casi annui registrati tra il 2016 e il 2019; l’incidenza delle denunce in itinere sul totale è scesa all’11% rispetto al 16% del 2019.

 

Nella gestione per conto dello Stato (amministrazioni statali quali i ministeri ad esempio) dove diffuso è stato il ricorso emergenziale al lavoro agile, il calo degli infortuni in itinere tra i dipendenti ha superato il 50%.

Gli incidenti stradali non riguardano poi solo gli infortuni in itinere, ma anche quelli in occasione di lavoro con mezzo di trasporto (si pensi ai conducenti professionali come camionisti, tassisti, rappresentanti, ecc.) e anche per loro si è registrata una diminuzione importante, pari al -31,8% con un numero di denunce che si ferma nel 2020 a 13mila contro le consuete 20mila degli ultimi anni.  

 

In sintesi, definendo come infortuni “fuori azienda” la somma degli infortuni in itinere e di quelli in occasione di lavoro con mezzo di trasporto coinvolto, entrambi riconducibili al rischio da circolazione in strada, i 78mila casi denunciati del 2020 si confrontano con i circa 125 mila degli scorsi anni, con un calo rispetto al 2019 del 37% e un’incidenza percentuale sul totale delle denunce (571mila) scesa a circa il 13% dal 19% degli anni precedenti.

Analoghe considerazioni per i casi mortali: gli infortuni in itinere con decesso dell’infortunato denunciati, sempre superiori ai 300 casi negli ultimi anni, nel 2020 sono stati 226 (-31,7% rispetto ai 331 del 2019) con un’incidenza scesa dal consueto 25%-28% del totale dei decessi al 15%. Così anche per gli infortuni in occasione di lavoro con mezzo di trasporto, scesi dagli oltre 200 l’anno a 181 nel 2020 (con incidenze percentuali che calano dal consueto 20% al 12%). Le due casistiche assieme, 407 “fuori azienda” nel 2020, evidenziano un calo di quasi il 28% rispetto al 2019 delle denunce e un’incidenza che da quasi il 50% degli scorsi anni (praticamente 1 decesso su 2 collegato al rischio strada) è scesa al 26,5% (1 decesso su 4).

 

Ricordiamo brevemente cosa si intende con infortuni in itinere.

 

Andrea Bucciarelli: L’infortunio “in itinere” è disciplinato dall’articolo 12 del decreto legislativo 38/2000.

È “in itinere” l’infortunio avvenuto durante il normale tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, da un luogo di lavoro a un altro (nel caso di rapporti di lavoro plurimi), oppure durante il tragitto abituale per la consumazione dei pasti se non esiste una mensa aziendale. E’ ripartibile in due sottoinsiemi, con e senza mezzo di trasporto coinvolto.

È “in itinere con mezzo di trasporto coinvolto”, l’infortunio in itinere avvenuto in un’area aperta alla pubblica circolazione col concorso di almeno un mezzo di trasporto (veicoli terrestri e non), ad esempio l’infortunio occorso ad un impiegato che si reca in ufficio con i mezzi pubblici o la propria auto (se necessitato) o ad un lavoratore che, tornando a piedi a casa, venga travolto da un veicolo; è “in itinere senza mezzo di trasporto coinvolto”, ad esempio quello occorso ad un lavoratore che inciampa sul marciapiede recandosi al lavoro (comunque una minoranza).

 

Per inciso, l’Italia è un paese all’avanguardia nella tutela del lavoratore “da quando esce di casa a quando vi ritorna”, dato che in altri paesi (anglosassoni ad esempio) l’infortunio stradale in itinere non viene rilevato come da lavoro ma gestito nell’ambito della responsabilità civile auto; inoltre quanto previsto dalla normativa del 2000 è di fatto in continua evoluzione con l’Inail che recepisce i pareri della Cassazione su fattispecie particolari (come nel 2014 per la tutela degli infortuni occorsi al lavoratore in caso di deviazione dal percorso casa-lavoro effettuata dal genitore per accompagnare i figli a scuola) e gli aggiornamenti normativi (ad esempio, il riconoscimento dell’uso della bicicletta non più solo su pista ciclabile, a seguito del Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità 2016).

 

Comunque il riconoscimento di un infortunio in itinere è subordinato alla verifica di modalità e circostanze di ogni singolo evento nel rispetto di alcuni vincoli ai fini della copertura assicurativa: se il tragitto è percorso con ordinarie modalità di spostamento (mezzi pubblici, a piedi ecc.), devono sussistere le finalità lavorative, la normalità del tragitto e la compatibilità degli orari, inoltre se si verifica a bordo di mezzo privato (automobile, scooter)  è tutelato solo se l’utilizzo del proprio mezzo é “necessitato” (per esempio, mancanza di mezzi pubblici o relativi tempi di attesa/percorrenza eccessivamente dispendiosi); le interruzioni e deviazioni del percorso “normale” non rientrano nella copertura assicurativa, a meno che non ricorrano specifiche condizioni di necessità; non sono tutelati gli infortuni direttamente causati dall’abuso di sostanze alcoliche e di psicofarmaci, dall’uso non terapeutico di stupefacenti e allucinogeni, dalla mancanza del titolo di abilitazione alla guida da parte del conducente.

 

A suo parere l’aumento delle attività in smart working o comunque di lavoro a distanza, come è stato durante la pandemia, possano essere un incentivo e una strategia per ridurre gli infortuni in itinere?

 

Andrea Bucciarelli: Direi che l’equazione “meno percorrenze stradali = meno incidenti stradali” vale anche per gli infortuni in itinere che del rischio da circolazione in strada sono diretta conseguenza.

Sul fenomeno degli incidenti stradali (in generale, non solo lavorativi), le stime Aci-Istat relative ai primi nove mesi del 2020, divulgate a dicembre scorso, parlavano di una diminuzione del 29% degli incidenti con lesioni e del 26% di vittime rispetto al pari periodo anno precedente (ripeto, per incidenti occorsi a chiunque, non solo lavoratori).

 

Tornando agli infortuni sul lavoro “in itinere” denunciati, come già detto, nel 2020 quelli in complesso sono calati del 38% rispetto al 2019 (e la loro l’incidenza sul totale dal 16% del 2019 è scesa all’11% nel 2020), mentre le denunce in itinere con esito mortale sono calate del 32% (e la loro incidenza sul totale dei decessi denunciati è diminuita al 15% dal 27% rilevato sul 2019). Considerando poi anche gli infortuni in occasione di lavoro con mezzo (conducenti professionali, ecc), prevenire gli incidenti stradali, significa quindi ridurre un’importante quota degli infortuni sul lavoro.

 

L’Inail è già attivo da tempo in tal senso e, ad esempio, nell’ambito dell’oscillazione per prevenzione - uno sconto sul premio di tariffa alle aziende che raggiungono un certo punteggio per aver eseguito interventi per il miglioramento delle condizioni di prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro - ha previsto specifiche voci per la sicurezza stradale (per es. corsi di guida, fornitura di servizi navetta, partecipazione con gli enti competenti per il miglioramento delle infrastrutture stradali in prossimità del luogo di lavoro). Vengono inoltre sottoscritti periodicamente protocolli di intesa con altre istituzioni in materia di sicurezza stradale per lo scambio di dati e collaborazione in iniziative di formazione/informazione nonché avviati specifici progetti di ricerca/studio/sperimentazione attraverso i suoi due dipartimenti scientifici (l’Inail nel 2010 ha incorporato l’Ispesl, Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro).

 

Per tornare alla domanda, il massiccio e normativamente “emergenziale” ricorso allo smart working del 2020 è stato ovviamente una necessità dettata dal contenimento della pandemia ma ha costituito anche una sperimentazione su vasta scala del lavoro agile di cui analizzare modalità, caratteristiche, produttività, criticità e vantaggi.    

 

Indicazioni e anticipazioni sui dati infortunistici del 2021

A conclusione dell’intervista, possiamo dare alcune anticipazioni sulla situazione di infortuni e malattie nei primi mesi del 2021?

 

Nei giorni immediatamente successivi alla presentazione della Relazione annuale, è prevista la pubblicazione sul mensile “ Dati Inail” di un doppio numero (il 6° e il 7°, Giugno e Luglio 2021, accorpati in un’unica uscita), quale numero speciale sulla situazione degli infortuni e delle malattie professionali ai tempi della pandemia.

I primi cinque articoli analizzano l’anno 2020 con maggiori approfondimenti rispetto a quanto da me sopra riportato, mentre i successivi indagano i primi cinque mesi del 2021.

 

I dati di gennaio-maggio 2021, presente ancora il COVID-19 seppur in misura meno invasiva rispetto al 2020, registrano rispetto al pari periodo del 2020 un aumento delle denunce di infortunio in complesso, una sostanziale parità di quelli mortali e una risalita delle malattie professionali. I confronti sono stati fatti anche con i primi cinque mesi del 2019 per offrire una vista su un periodo non condizionato dal COVID e con valutazioni in termini di variazioni numeriche anche al netto e al lordo delle denunce da contagio. Rimanderei alla lettura degli articoli per gli approfondimenti, le analisi e i dati.

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 

 

Documenti di approfondimento:

  • Scheda / Infortuni e malattie professionali: i dati del 2020 (.pdf - 4,3 Mb)
  • Relazione annuale 2020 - Nella Relazione del presidente dell’Istituto, Franco Bettoni, i dati sull’andamento infortunistico e tecnopatico nell’anno della pandemia da Covid-19 e i risultati più rilevanti ottenuti sui fronti della ricerca, della prevenzione, della riabilitazione e degli investimenti
  • Infortuni e malattie professionali - 2020 - Infografiche sull’andamento infortunistico e tecnopatico nel quinquennio 2016-2020 e sugli infortuni del 2020 accertati sul lavoro dall’Inail per modalità di accadimento (in occasione di lavoro e in itinere) e differenza di genere

 

 


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Rispondi Autore: Mimmo Didonna - likes: 0
22/07/2021 (12:51:59)
Buongiorno. Come da relazione statistica dellINAIL, se gli infortuni in itinere (tragitto casa - lavoro - casa) sono sensibilmente diminuiti e specialmente quelli mortali, perché l'INAIL da subito non incentiva con una forte riduzione dei premi assicurativi per quelle aziende che trasformano, a richiesta del lavoratore, da subito ed a tempo indeterminato da contratto normale a contratto in smartworking? Ci sono svariati lavori espletabili tranquillamente in tal modo (contabili programmatori software, ecc.) e ciò annullerebbe completamente il rischio infotunio in itinere. Spero che il dott. Andrea Bucciarelli (attuario della Consulenza statistico attuariale dell’ Inail) legga questi interventi e faccia in modo che l'organizzazione attui queste soluzioni migliorative.
La maggior parte delle aziende sono restie ad adottate lo smartworking fisso preferendo il lavoro in presenza. Però, forse, con incentivi e un bel risparmio sui contributi, sommato al risparmio che si ottine con il lavoro non in presenza (affitti/acquisto luoghi di lavoro più piccoli, risparmi, sulle pulizie e igienizzazione, meno corrente acqua e telefono, ecc.), le aziende sarebbero invogliate ad accettare le richieste di lavoro totalmente in smart working avanzate da parte dei lavoratori
Grazie per l'attenzione e saluti.

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