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Piano nazionale prevenzione 2020 - 2025: fattori di rischio e strategie

Piano nazionale prevenzione 2020 - 2025: fattori di rischio e strategie
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Promozione della salute e sicurezza

11/01/2021

Indicazioni tratte dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Focus sui fattori di rischio rilevati, sui rischi trasversali, sulle strategie di prevenzione e sul programma Total Worker Health.

Piano nazionale prevenzione 2020 - 2025: fattori di rischio e strategie

Indicazioni tratte dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Focus sui fattori di rischio rilevati, sui rischi trasversali, sulle strategie di prevenzione e sul programma Total Worker Health.

 

Roma, 11 Gen – Se l’emergenza sanitaria correlata alla pandemia da COVID-19 ci ha fatto comprendere l’importanza degli interventi di Sanità Pubblica per lo sviluppo economico e sociale di un Paese, sicuramente è il Piano nazionale della prevenzione (PNP) a rappresentare la “cornice comune degli obiettivi di molte delle aree rilevanti per la Sanità Pubblica”, anche con riferimento  alla prevenzione e alla salute nei luoghi di lavoro.

 

A ricordarlo è lo stesso “Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025” che è stato adottato il 6 agosto 2020 con Intesa in Conferenza Stato-Regioni, e che rappresenta lo strumento fondamentale di pianificazione centrale degli interventi di prevenzione e promozione della salute da realizzare sul territorio.

 

L’elemento strategico di innovazione del PNP 2020-2025 sta “nella scelta di sostenere il riorientamento di tutto il sistema della prevenzione verso un ‘approccio’ di Promozione della Salute, rendendo quindi trasversale a tutti i Macro Obiettivi lo sviluppo di strategie di empowerment e capacity building raccomandate dalla letteratura internazionale e dall’OMS”.

 

 

Nel riportare alcune indicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, tratte dai macrobiettivi del nuovo Piano Nazionale Prevenzione, ci soffermiamo oggi sui seguenti argomenti:

  • Il Piano nazionale di prevenzione e i fattori di rischio
  • Le strategie per le politiche di prevenzione e la promozione della salute

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Il Piano nazionale di prevenzione e i fattori di rischio

Riguardo al tema degli infortuni/incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, il PNP 2020-2025, dopo aver presentato la situazione attuale del mondo del lavoro e i dati relativi a infortuni e malattie, si sofferma sui fattori di rischio.

 

In particolare il documento segnala che “il contesto sociooccupazionale attuale è profondamente mutato rispetto al passato: assistiamo sempre più a una terziarizzazione dell’impiego e a una forte instabilità e precarietà del mondo del lavoro, caratterizzato dall’aumento del lavoro parasubordinato”.

 

Dall’analisi dei dati statistici su infortuni, infortuni mortali, malattie professionali, assetto produttivo italiano si identificano poi “i fattori di rischio e determinanti sui quali agire e pianificare interventi di prevenzione”.

 

Esistono, ad esempio, fattori di rischio trasversali a tutte le attività produttive (età, precarietà del lavoro, scarso benessere organizzativo) e, in particolare, “l’età è un importante fattore di rischio: gli infortuni aumentano nella fascia di età sotto i 34 anni e sopra i 55 anni, mentre gli infortuni mortali sono in aumento tra i lavoratori delle fasce di età più avanzate”. Mentre per i giovani “giocano un ruolo importante la tipologia lavorativa, spesso precaria, e la mancanza di formazione e informazione sui rischi correlati all’attività lavorativa specifica”.

 

Si indica che seguendo l’andamento demografico della popolazione generale “si assiste a un notevole invecchiamento della popolazione lavorativa, aspetto sempre più importante da considerare nell’orientare le politiche di prevenzione, affinchè il lavoratore giovane giunga in buona salute all’età più avanzata e il lavoratore ‘più anziano’ possa rimanere al lavoro con una buona qualità della vita”.

 

Inoltre tra i rischi trasversali particolare attenzione “va posta al dato delle aggressioni e alle violenze sul luogo di lavoro, in particolare per alcune attività di front-office, quali sanità, istruzione, trasporti, servizi sociali, vigilanza e ispezione”.

 

Nel novero dei rischi trasversali è poi inclusa “la scarsa applicazione dei principi ergonomici nella progettazione di layout delle postazioni di lavoro e delle attrezzature di lavoro. L’innovazione tecnologica, tranne che in alcune particolari realtà produttive, non si integra e non supporta completamente il fattore umano, evidenziando l’incapacità ad un approccio ergonomico sistemico, e rappresenta, pertanto, una criticità su cui agire nel breve e lungo periodo”.

 

Un altro rischio trasversale a moltissime attività produttive è il sovraccarico biomeccanico derivante da movimenti ripetuti o movimentazione manuale dei carichi, sovraccarico che è “all’origine di patologie a carico dell’apparato muscolo scheletrico”.

 

Si sottolinea poi la ricorrenza di infortuni gravi e mortali, anche collettivi, “derivanti da utilizzo di macchine e attrezzature di lavoro non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza (RES) e a una inadeguata gestione o ad un uso scorretto di impianti. Tali fattori di rischio si riscontrano con particolare rilevanza in ambito agricolo”.

 

Si segnala anche che i lavori in quota e in prossimità di scavi “sono tra le cause di infortuni gravi e mortali, in particolare in edilizia, mentre le esplosioni da agenti chimici innescate da cause meccaniche e termiche e le atmosfere esplosive in generale rimandano al rischio trasversale rappresentato dal lavoro in ambienti confinati o a rischio di inquinamento atmosferico”.

 

Infine “importanti fattori di insorgenza di malattie professionali sono “l’esposizione ad agenti fisici, chimici, biologici e cancerogeni, compresa l’esposizione professionale ad amianto. In relazione all’esposizione a tali agenti, occorre strutturare un approccio più articolato a tali fattori di rischio e prestare attenzione da un lato alla pluri-esposizione, valutandone le interazioni e gli effetti sulla salute del lavoratore, dall’altro alle micro-esposizioni anche a più agenti pericolosi”.

 

Le strategie per le politiche di prevenzione e la promozione della salute

Riguardo poi alle strategie si indica che “il cambiamento del mondo del lavoro, la mutevolezza e precarietà dei contratti, la femminilizzazione di alcuni settori, il lavoro notturno e su turni, le differenze di genere, l’inserimento e il reinserimento lavorativo di lavoratori con disabilità, l’utilizzo di nuove tecnologie (industria 4.0) richiedono un approccio culturalmente diverso alle politiche di prevenzione e di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

 

Ed è dunque necessario adottare “più efficaci e complessivi modelli di intervento, come peraltro suggerito dal Global plan of action-WHO che, tra le altre cose, richiama la necessità di affrontare tutti gli aspetti della salute dei lavoratori attraverso l’Healthy Workplace Model orientato a:

  • prevenzione primaria dei rischi occupazionali;
  • protezione e promozione della salute e sicurezza sul lavoro;
  • condizioni contrattuali d’impiego;
  • adeguata risposta da parte dei sistemi sanitari ai bisogni di salute e sicurezza dei lavoratori”.

 

Si segnala che tale approccio è espresso anche dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) che, nel giugno 2011, “ha lanciato il programma Total Worker Health (TWH)”.

Come ricordato anche negli articoli di PuntoSicuro la TWH è definita “dall’insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la prevenzione dai rischi per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro con la promozione delle azioni di prevenzione di danni acuti e cronici, a favore di un più ampio benessere del lavoratore. Il programma TWH sostiene un approccio olistico e onnicomprensivo al benessere del lavoratore che coglie il valore e il vantaggio del creare ambienti nei quali un lavoro sicuro, sano e gratificante può produrre migliori condizioni di salute e opportunità per i lavoratori, le loro famiglie, le loro comunità ed economie”.

 

E dunque l’adozione di un approccio di TWH “permetterebbe, quindi, nel pianificare politiche e interventi di prevenzione, di considerare adeguatamente la sinergia tra rischi lavorativi, ambiente, stili di vita e condizioni personali (età, genere, condizioni di salute, disabilità, tipologia contrattuali)”.

 

Segnaliamo, in conclusione, che il Piano Nazionale Prevenzione si sofferma anche sulle strategie europee, sulle attività di vigilanza, sui piani mirati di prevenzione e vari altri piani nazionali (edilizia, malattie muscoloscheletriche, cancerogeni, stress lavoro correlato, …).

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

Ministero della Salute – Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria- Piano Nazionale della Prevenzione 2020 – 2025.

 


Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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