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Le buone pratiche della bilateralità e della contrattazione.
L’esperienza della pandemia.
Il confronto fra le parti sociali.
Attenzione al sommerso e alle discontinuità lavorative.
Sul sito del Festival disponibili materiali e video.
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Festival internazionale della salute e sicurezza sul lavoro
URBINO - La strada per una prevenzione realmente partecipata passa attraverso il coinvolgimento di tutti. Istituzioni, parti sociali, forze dell’ordine, imprese e lavoratori, università e mondo della scuola, cittadini e società civile devono fare ognuno la propria parte in un dialogo reciproco e proficuo perché la salute e la sicurezza sul lavoro e dei lavoratori diventino patrimonio condiviso e bagaglio formativo permanente. Senza parlarne solamente in occasione della drammatica conta delle 3 vittime quotidiane sul lavoro e puntando, per quanto possibile, all’obiettivo indicato dal presidente Mattarella di “zero morti” con un “patto di alleanza tra istituzioni, società civile, forze sociali ed economiche”. È il messaggio che viene dal Palazzo Ducale di Urbino, sede prestigiosa dal 4 al 6 maggio della prima edizione del Festival internazionale della salute e sicurezza sul lavoro.
Tre giorni di ascolto e confronto di esperienze.
Promosso dalla fondazione Rubes Triva, ente bilaterale paritetico per la formazione dei lavoratori, e dall’Università degli studi di Urbino Carlo Bo attraverso l’osservatorio Olympus per il monitoraggio della legislazione e giurisprudenza sulla sicurezza del lavoro, il Festival ha ricevuto il patrocinio convinto anche dell’Inail, presente sia nel Comitato tecnico scientifico sia all’assise urbinate con il contributo dei suoi professionisti e ricercatori. Numerose le proposte, le esperienze, le testimonianze dal vivo e le sollecitazioni emerse nelle tre giornate di approfondimento, moderate dai giornalisti Rai Filippo Gaudenzi e Gianpiero Scarpati, che hanno incluso anche una sessione della Conferenza sul futuro dell’Europa a cui hanno partecipato il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič e il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
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Bettoni: “Un cambiamento culturale per favorire partecipazione e prevenzione”.
“Necessario e importante” per il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini, il Festival si è aperto ufficialmente nel pomeriggio di mercoledì 4 maggio. Per il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, “la sfida dei promotori è stata accolta dall’Istituto con la piena convinzione che senza partecipazione non è possibile parlare di vera prevenzione. La sicurezza – ha proseguito Bettoni nel messaggio letto dal direttore regionale Inail Marche, Giovanni Contenti - non deve mai essere percepita come un costo, ma come un valore aggiunto. Una buona e strutturata strategia di salute e sicurezza sul lavoro risulta proficua in termini di competitività, sostenibilità e benessere dei lavoratori. Coinvolgendo istituzioni, parti sociali e altri attori del mondo produttivo, nonché dando voce a coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma di un infortunio sul lavoro – ha concluso Bettoni - dobbiamo incoraggiare un cambiamento culturale”.
Le buone pratiche della bilateralità e della contrattazione.
Sulla stessa linea anche l’intervento di Giuseppe Mulazzi, direttore della fondazione Rubes Triva, per il quale “i temi della salute e della sicurezza non devono avere barriere. Se ogni giorno si contano 3 infortuni mortali la risposta forse sta nel fatto che manca la percezione del pericolo, insieme a carenze di natura organizzativa”. Per il presidente della fondazione, Angelo Curcio, “occorre anche guardare all’applicazione delle norme e in questo senso può essere d’aiuto l’esperienza bilaterale nella contrattazione, che ha sviluppato il tema della sicurezza facendo tesoro delle buone pratiche condivise o dell’analisi dei “quasi incidenti”.
L’esperienza della pandemia.
Secondo il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, “la salute e la sicurezza vanno condivise anche con enti esterni e stazioni appaltanti in contesti territoriali diversi, che necessitano di misure differenziate da calibrare continuamente. I servizi essenziali, vitali nel periodo pandemico, hanno continuato a funzionare con continuità”. E all’esperienza tratta dall’emergenza sanitaria si sono collegati anche l’intervento di Sergio Iavicoli, direttore della Comunicazione del ministero della Salute e la relazione introduttiva di Paolo Pascucci, presidente dell’osservatorio Olympus e del Comitato scientifico del Festival. “La pandemia – ha sottolineato Pascucci - ci ha insegnato non poco anche in tema di sicurezza lavorativa, come ad esempio la prevenzione primaria per ridurre il rischio alla fonte, e soprattutto il fare squadra, con la stesura dei protocolli anti Covid tra imprese e sindacati, che ha esaltato il ruolo delle rappresentanze”.
Il confronto fra le parti sociali.
Proprio le forze sociali sono state al centro della prima tavola rotonda, con un confronto schietto fra le parti e l’invito a incontrarsi per rinnovare il patto per la sicurezza richiesto dal Capo dello Stato. Per Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, “la vera questione è culturale, e va fatta una riflessione più ampia su qualità e condizioni del lavoro”, mentre per Daniela Barbaresi, componente della segreteria nazionale Cgil, “è necessario intervenire alla radice dei problemi, lottando contro sommerso e frantumazione del lavoro”. Secondo Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, “la battaglia va condotta con rafforzamento dell’attività ispettiva, incrocio di banche dati e qualificazione delle imprese attraverso una saldatura con prevenzione, formazione e comunicazione”. “Il tema della sicurezza riguarda tutto il mondo del lavoro, ma è sbagliato affrontarlo solo con logiche repressive” – ha replicato il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe. “Occorre mettere in campo una cassetta degli attrezzi con nuove misure tecnologiche e organizzative, valorizzando i comportamenti individuali”.
Le nuove tecnologie per migliorare la prevenzione.
I nuovi rischi e l’evoluzione organizzativa sono stati al centro della sessione mattutina di giovedì 5 maggio, aperta dal saluto del prefetto di Pesaro e Urbino, Tommaso Ricciardi, che ha individuato le cause della mancanza di sicurezza anche in una grave carenza della cultura della legalità. Negli interventi di Aude Cefaliello e di Michele Tiraboschi sono state analizzate tutele e nuovi rischi lavorativi. Dal giuslavorista, in particolare, è venuto l’invito a capire il disagio del lavoro attuale, comprendendo che oggi si muore “sul” lavoro, ma anche “di” lavoro. Va quindi ricercata un’osmosi tra salute pubblica, occupazionale e ambientale. L’anticipo e la gestione dei cambiamenti e il miglioramento degli interventi in prevenzione alla luce delle sfide future, anche grazie all’aiuto di robotica e sensoristica, sono stati trattati da Stefano Signorini, direttore Dimeila Inail. Argomenti esaminati anche dalla tavola rotonda successiva, moderata dal direttore centrale Prevenzione, Ester Rotoli, in cui è stato ripercorso il contributo delle norme UNI, dei sistemi di gestione della sicurezza e dei modelli organizzativi gestionali, al centro degli interventi di Antonio Terracina e di Fabrizio Benedetti, coordinatore generale Contarp Inail.
Tardiola: “Serve formazione in linea con le trasformazioni in atto”.
Il dibattito pomeridiano si è articolato intorno al tema della formazione, che oggi richiede interventi diversi rispetto a quelli attuati finora. Le modalità dinamiche di apprendimento come la realtà virtuale e immersiva e le utilizzazioni di caschetti intelligenti che stimolano attenzione e interazione con il mondo digitale sono state illustrate da Alessandro Innocenti, direttore del dipartimento di scienze sociali dell’università di Siena, ed esaminate da accademici ed esperti nel dibattito a seguire. La sessione si è conclusa con l’intervento del direttore generale Inail, Andrea Tardiola, per il quale il tema della formazione deve necessariamente prendere atto delle trasformazioni e dell’accelerazione, anche economica, in corso in Italia dopo la pandemia e le conseguenze del conflitto in Ucraina. Per Tardiola, “bisogna realizzare programmi aggiuntivi di formazione con progetti speciali, che vadano oltre il quadro ordinamentale previsto dalla normativa vigente. Siamo in un mercato dell’occupazione dove il luogo del lavoro sta svanendo o dove il lavoro viene realizzato in altri luoghi ed è necessario ritarare la formazione rispetto a questi mutamenti”. Il direttore ha poi insistito su altre emergenze, come quella climatica, che produrrà i suoi effetti anche nei cantieri lavorativi, e ha richiamato l’impegno dell’Istituto nel garantire strumenti straordinari di gestione della sicurezza negli interventi connessi al Pnrr, oggetto di accordi con grandi realtà industriali del Paese.
Attenzione al sommerso e alle discontinuità lavorative.
Alla tavola rotonda conclusiva del Festival, svoltasi nella mattinata di venerdì 6 maggio e moderata da Roberto Riverso, consigliere giuridico del ministro del Lavoro, hanno preso parte, tra gli altri, Bruno Giordano, direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) e Cesare Damiano, consigliere d’amministrazione Inail. Per il primo, “il costo della non sicurezza è anche sociale, pesa sul Pil e sulla bilancia economica. Noi abbiamo in Italia un’economia sommersa che secondo i dati Istat va oltre i 200 miliardi di euro all’anno e all’interno di questa cifra, più di 1/3, più di 70 miliardi di euro, è occupata dal lavoro sommerso. Il lavoro sommerso è una truffa, perché è privo di diritti e regole. L’istituzione recente del portale su questo fenomeno, con il contributo anche dell’Inail, va nella direzione di far emergere tutte le attività ispettive idonee ad analizzarlo e contrastarlo”. Per Damiano, “l’attenzione va rivolta oggi al lavoratore ‘povero’, un neologismo sociologico che riassume sottopaga e discontinuità lavorativa e che riguarda specialmente le donne e i giovani”. Occorre poi – ha concluso l’ex ministro del Lavoro – “trovare una sintesi tra flessibilità e regolarità nei rapporti di lavoro, con allargamento delle tutele e garanzia di formazione, che deve diventare un diritto costituzionale del cittadino”.
Le “belle storie” Inail di reinserimento lavorativo e sociale.
Al Festival è stato dato spazio anche alle voci commosse di chi dopo un infortunio sul lavoro è ritornato a integrarsi. Come Stefania Benedetti, imprenditrice marchigiana titolare di un’azienda di presse per stampaggio e infortunata nel 2017 alla mano sinistra, oggi formatrice Anmil. Come Ivana Giancamilli, lavoratrice agricola nell’azienda familiare a Corinaldo, in provincia di Ancona, ritornata alla guida del suo nuovo trattore con un progetto personalizzato sviluppato dall’Inail dopo il riconoscimento di una malattia professionale iniziata nel 2011. O come Michele Caputo, lucano di Rionero in Vulture, che dopo l’incidente del 2015 in cui venne schiacciato da un cestello di metallo, ha ritrovato il sorriso e la speranza grazie alla pallanuoto e all’impegno degli assistenti sociali dell’Istituto. Ivana e Michele sono anche i testimonial della campagna di comunicazione Inail dedicata alle “belle storie” di reinserimento lavorativo e sociale degli assistiti dopo malattie e infortuni professionali. “Con questa formula – ha spiegato Mario Recupero, vicario della direzione Comunicazione – abbiamo costruito e consolidato una modalità di narrazione che parla alla parte emotiva e che rimane impressa molto più profondamente, un racconto completo di vicende di lavoratori infortunati che sono riusciti a ritornare pienamente alla vita di relazione e al loro lavoro”.
Sul sito del Festival disponibili materiali e video.
Il Festival si è chiuso con l’avvio e la lectio magistralis di inaugurazione della Scuola di alta formazione in salute e sicurezza sul lavoro, voluta dalla fondazione Rubes Triva e dall’osservatorio Olympus per rendere operativi gli indirizzi di sicurezza partecipativa auspicati nei tre giorni di dibattito. I materiali presentati dai relatori, nonché i video integrali delle sessioni, sono disponibili sul sito dell’evento.
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