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Sanita’ e privacy 1/2
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Gravi violazioni nel trattamento di dati sanitari sono state contestate a Regioni, ASL e ospedali dal Garante della privacy.
In uno “Speciale sanità” contenuto nella sua newsletter settimanale, l’Autorità ha illustrato alcuni casi nei quali la dignità e la riservatezza dei cittadini sono state calpestate, diffondendo illecitamente delicate informazioni sul loro stato di salute
La Regione Puglia, ad esempio, pubblicando on line il Bollettino ufficiale, non si è preoccupata di rendere inaccessibili i dettagliati elenchi delle graduatorie dei disabili beneficiari di un contributo per l’acquisto di un personal computer. Sul sito erano consultabili gli elenchi di tutte le domande presentate per avere il contributo, circa 4500, accolte o respinte con l’indicazione dei motivi del rifiuto. Tali graduatorie riportavano nomi e cognomi dei richiedenti, immediatamente visibili in rete e associati alle diverse patologie: disabili dell’udito e del linguaggio, disabili della vista, disabili motori. Inoltre, i dati relativi a codice fiscale, comune di residenza e data di nascita erano integralmente visibili mediante la semplice trasposizione del documento da “pdf” in “word”.
Il Garante ha ritenuto la diffusione di dati illecita perché consente di far conoscere ad estranei informazioni sullo stato di salute di un elevato numero di persone arrecando loro un grave pregiudizio. L’Autorità ha vietato alla regione Puglia la diffusione dei dati dei disabili reperibili sul sito della regione. In attuazione del provvedimento la regione ha disposto la rimozione della pagina.
L’Autorità ha ordinato, inoltre, alla regione che nel predisporre atti in cui si riconoscono benefici a particolari categorie siano adottanti opportuni accorgimenti in grado di garantire la riservatezza e la dignità dei beneficiari.
Si è invece conclusa con una denuncia alla magistratura, per mancata adozione delle misure minime di sicurezza previste dal Codice della privacy, l’ispezione della Guardia di Finanza con la quale è stata accertata la presenza, in una struttura ospedaliera siciliana in ristrutturazione, di centinaia di cartelle cliniche e referti medici tra i rifiuti.
Altrettanto gravi, ma spesso sottovalutate sono le violazioni della privacy alla quali si può quotidianamente assistere in Asl e Ospedali o in altri Uffici. Violazioni frequenti, ma non meno gravi.
Ne è un esempio uno dei casi posti all’attenzione del Garante. Una donna si era recata in ospedale per sottoporsi ad una risonanza magnetica. Dopo aver compilato due moduli in cui le venivano richiesti, oltre ai dati anagrafici, informazioni relative alla salute e ai farmaci assunti, veniva interpellata nella sala d’attesa dall’infermiera alla quale li aveva consegnati. Nel corso del colloquio avvenuto di fronte a persone presenti, tra le quali vi erano anche dei conoscenti della malata, l’operatrice le chiedeva per due volte di confermare, come indicato nel modulo, di essere portatrice di un microinfusore di insulina e se sapesse cosa era.
La direzione sanitaria, informata dell’accaduto, ha disposto un procedimento disciplinare nei confronti dell’infermiera.
[Privacy e sanità continuerà sul numero di PuntoSicuro di domani]
Gravi violazioni nel trattamento di dati sanitari sono state contestate a Regioni, ASL e ospedali dal Garante della privacy.
In uno “Speciale sanità” contenuto nella sua newsletter settimanale, l’Autorità ha illustrato alcuni casi nei quali la dignità e la riservatezza dei cittadini sono state calpestate, diffondendo illecitamente delicate informazioni sul loro stato di salute
La Regione Puglia, ad esempio, pubblicando on line il Bollettino ufficiale, non si è preoccupata di rendere inaccessibili i dettagliati elenchi delle graduatorie dei disabili beneficiari di un contributo per l’acquisto di un personal computer. Sul sito erano consultabili gli elenchi di tutte le domande presentate per avere il contributo, circa 4500, accolte o respinte con l’indicazione dei motivi del rifiuto. Tali graduatorie riportavano nomi e cognomi dei richiedenti, immediatamente visibili in rete e associati alle diverse patologie: disabili dell’udito e del linguaggio, disabili della vista, disabili motori. Inoltre, i dati relativi a codice fiscale, comune di residenza e data di nascita erano integralmente visibili mediante la semplice trasposizione del documento da “pdf” in “word”.
Il Garante ha ritenuto la diffusione di dati illecita perché consente di far conoscere ad estranei informazioni sullo stato di salute di un elevato numero di persone arrecando loro un grave pregiudizio. L’Autorità ha vietato alla regione Puglia la diffusione dei dati dei disabili reperibili sul sito della regione. In attuazione del provvedimento la regione ha disposto la rimozione della pagina.
L’Autorità ha ordinato, inoltre, alla regione che nel predisporre atti in cui si riconoscono benefici a particolari categorie siano adottanti opportuni accorgimenti in grado di garantire la riservatezza e la dignità dei beneficiari.
Si è invece conclusa con una denuncia alla magistratura, per mancata adozione delle misure minime di sicurezza previste dal Codice della privacy, l’ispezione della Guardia di Finanza con la quale è stata accertata la presenza, in una struttura ospedaliera siciliana in ristrutturazione, di centinaia di cartelle cliniche e referti medici tra i rifiuti.
Altrettanto gravi, ma spesso sottovalutate sono le violazioni della privacy alla quali si può quotidianamente assistere in Asl e Ospedali o in altri Uffici. Violazioni frequenti, ma non meno gravi.
Ne è un esempio uno dei casi posti all’attenzione del Garante. Una donna si era recata in ospedale per sottoporsi ad una risonanza magnetica. Dopo aver compilato due moduli in cui le venivano richiesti, oltre ai dati anagrafici, informazioni relative alla salute e ai farmaci assunti, veniva interpellata nella sala d’attesa dall’infermiera alla quale li aveva consegnati. Nel corso del colloquio avvenuto di fronte a persone presenti, tra le quali vi erano anche dei conoscenti della malata, l’operatrice le chiedeva per due volte di confermare, come indicato nel modulo, di essere portatrice di un microinfusore di insulina e se sapesse cosa era.
La direzione sanitaria, informata dell’accaduto, ha disposto un procedimento disciplinare nei confronti dell’infermiera.
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