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Quando l’esperienza non insegna
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Sono già stati colpiti da incendi boschivi, eppure nulla fanno per la prevenzione e per tutelare il territorio da questa piaga. In questa situazione si trovano due comuni su tre del campione analizzato da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile nell’ambito del monitoraggio di “Ecosistema Incendi 2006”.
Per realizzare l’indagine è stato inviato un questionario a tutti i 2.554 comuni italiani che nel biennio 2003/2004 hanno subito almeno un incendio con una superficie percorsa dal fuoco pari o superiore all’ettaro; tuttavia solo 395 amministrazioni comunali hanno risposto.
Il monitoraggio ha preso in esame le azioni che i comuni sono tenuti a realizzare per contrastare il rischio incendi boschivi; in particolare la presenza di un responsabile di protezione civile, la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, la presenza di un piano comunale contro gli incendi, la realizzazione di campagne informative mirate, la manutenzione dei boschi, la realizzazione di reti di avvistamento e il supporto al volontariato di protezione civile.
Dall’indagine è emerso che appena il 6% del campione applica pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi (Legge 21 novembre 2000, n. 353)e poco più di un comune su quattro realizza il catasto delle aree percorse dal fuoco, "strumento fondamentale - rileva Legambiente - per fermare le speculazioni che spingono gli incendiari ad agire".
Tale disposizione è finalizzata all’applicazione dei divieti e delle sanzioni previsti dalla stessa normativa, con particolare riferimento al divieto di cambio di destinazione dei suoli percorsi dal fuoco.
“Il 57% dei comuni - sottolinea Legambiente - non realizza attività di avvistamento dei focolai, di prevenzione e manutenzione dei boschi e risulta praticamente al palo la realizzazione di mirate attività locali di informazione alla popolazione: soltanto un comune su otto è attivo in questo senso.”
Il 65% dei comuni intervistati non svolge ancora un sufficiente lavoro per contrastare la piaga degli incendi boschivi e più di uno su tre non fa praticamente nulla per fermare i roghi.
Il ritardo più grave è rilevato in quelle regioni del Sud e delle Isole più duramente messe alla prova ogni estate dai roghi, dove appena il 28% delle amministrazioni comunali raggiunge la sufficienza.
La Liguria è invece tra le regioni più attive nel campo della prevenzione degli incendi boschivi, con il 75% dei comuni che svolgono un lavoro positivo di contrasto degli incendi boschivi.
17 amministrazioni, da Nord a Sud, si sono aggiudicate le bandiere “Bosco Sicuro” di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, il riconoscimento assegnato ai comuni più meritori nella mitigazione del rischio incendi, tra queste Roma e La Spezia. La Campania ha conquistato ben 5 bandiere.
"Negli ultimi sei anni […] si riducono consistentemente gli ettari percorsi dal fuoco e la media degli ettari percorsi per incendio. Nel 2005 ogni incendio boschivo ha percorso in media sei ettari di territorio, contro gli oltre 13 del 2000 e i 9,5 del 2003. Ma in un Paese dove la maggior parte degli incendi sono dolosi, il ritardo dei comuni nella realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco rappresenta una gravissima stonatura – ha sottolineato Legambiente – per una problematica che resta una vera e propria emergenza nazionale.”
Per realizzare l’indagine è stato inviato un questionario a tutti i 2.554 comuni italiani che nel biennio 2003/2004 hanno subito almeno un incendio con una superficie percorsa dal fuoco pari o superiore all’ettaro; tuttavia solo 395 amministrazioni comunali hanno risposto.
Il monitoraggio ha preso in esame le azioni che i comuni sono tenuti a realizzare per contrastare il rischio incendi boschivi; in particolare la presenza di un responsabile di protezione civile, la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, la presenza di un piano comunale contro gli incendi, la realizzazione di campagne informative mirate, la manutenzione dei boschi, la realizzazione di reti di avvistamento e il supporto al volontariato di protezione civile.
Dall’indagine è emerso che appena il 6% del campione applica pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi (Legge 21 novembre 2000, n. 353)e poco più di un comune su quattro realizza il catasto delle aree percorse dal fuoco, "strumento fondamentale - rileva Legambiente - per fermare le speculazioni che spingono gli incendiari ad agire".
Tale disposizione è finalizzata all’applicazione dei divieti e delle sanzioni previsti dalla stessa normativa, con particolare riferimento al divieto di cambio di destinazione dei suoli percorsi dal fuoco.
“Il 57% dei comuni - sottolinea Legambiente - non realizza attività di avvistamento dei focolai, di prevenzione e manutenzione dei boschi e risulta praticamente al palo la realizzazione di mirate attività locali di informazione alla popolazione: soltanto un comune su otto è attivo in questo senso.”
Il 65% dei comuni intervistati non svolge ancora un sufficiente lavoro per contrastare la piaga degli incendi boschivi e più di uno su tre non fa praticamente nulla per fermare i roghi.
Il ritardo più grave è rilevato in quelle regioni del Sud e delle Isole più duramente messe alla prova ogni estate dai roghi, dove appena il 28% delle amministrazioni comunali raggiunge la sufficienza.
La Liguria è invece tra le regioni più attive nel campo della prevenzione degli incendi boschivi, con il 75% dei comuni che svolgono un lavoro positivo di contrasto degli incendi boschivi.
17 amministrazioni, da Nord a Sud, si sono aggiudicate le bandiere “Bosco Sicuro” di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, il riconoscimento assegnato ai comuni più meritori nella mitigazione del rischio incendi, tra queste Roma e La Spezia. La Campania ha conquistato ben 5 bandiere.
"Negli ultimi sei anni […] si riducono consistentemente gli ettari percorsi dal fuoco e la media degli ettari percorsi per incendio. Nel 2005 ogni incendio boschivo ha percorso in media sei ettari di territorio, contro gli oltre 13 del 2000 e i 9,5 del 2003. Ma in un Paese dove la maggior parte degli incendi sono dolosi, il ritardo dei comuni nella realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco rappresenta una gravissima stonatura – ha sottolineato Legambiente – per una problematica che resta una vera e propria emergenza nazionale.”
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