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La conferenza “Lavorare in salute e sicurezza” di Torino

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Pesca e navigazione

26/06/2007

Dieci storie dalla voce di chi le ha vissute: l’Anmil ha portato alla conferenza di Torino 10 testimonianze, 10 storie di vita stravolte da un incidente sul lavoro. La conferenza continua anche oggi: disponibile la diretta via web.

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Lavorare in salute e sicurezza” è il titolo della Prima conferenza del Servizio sanitario nazionale dedicata interamente alla promozione della salute nei luoghi di lavoro nei suoi molteplici aspetti: prevenzione, tutela, sicurezza, che è in svolgimento ieri e oggi a Torino.

La conferenza è disponibile anche in diretta video nel sito del Ministero della Salute e della regione Piemonte.

Il programma della conferenza (file PDF 33 kb).

Tra gli interventi della prima giornata segnaliamo Dieci storie dalla voce di chi le ha vissute,10 testimonianze di storie di vita stravolte da un incidente sul lavoro, raccolte dall’Anmil.

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“Andrea aveva solo 23 anni e ogni giorno partiva da Porto Sant’Elpidio (AP) per recarsi al lavoro. Un’ora di auto per andare ed un’altra per tornare, ovvero ottanta chilometri al giorno, per recarsi nell’entroterra di Ortezzano dove si trova l’Asoplast, azienda dell’indotto Merloni con un centinaio di operai, florida e moderna come poche nello stampaggio di materiale in propilene, pvc e tampografia.

Quel fatidico 20 giugno 2006, Andrea si alza alle tre e quarantacinque del mattino per essere sul posto di lavoro alle cinque.

Alle sei e dieci la macchina tampografica comincia a dare problemi, come già più volte era accaduto, allora, mio figlio, cerca di risolvere il problema come facevano anche gli altri operai.

Mette la macchina in “stand-by” (usando il pannello dei comandi che si trova lontano dal piano di lavoro e deve essere azionato con entrambe le mani) e controlla.

In quel momento la pressa riparte da sola lasciando ad Andrea il tempo di lanciare un urlo lancinante e la testa viene colpita da due tamponi che gli spezzano l’osso del collo in pochi secondi.

L’hanno trovato così i compagni di lavoro in una pozza di sangue che usciva copioso da un orecchio. Tutto ciò è accaduto perché quella macchina assassina era priva di mezzi di sicurezza: vale molto di più la produzione che una vita umana… Un operaio viene considerato un numero che può essere facilmente sostituito.”

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LeDieci storie dalla voce di chi le ha vissute(file PDF 630 Kb)

 

 

 

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