I rischi e la sorveglianza sanitaria nella pesca marittima
Molfetta, 30 Set – La pesca professionale, nell’ambito dei vari sistemi economico-produttivi, è considerata “una delle attività lavorative più rischiose, in particolare per il rischio infortunistico”. E questo anche per diversi aspetti peculiari di tipo organizzativo e psicosociale, ad esempio “orari di lavoro atipici, fatica, stress-lavoro correlato, ecc.”.
A ricordare i rischi e le caratteristiche proprie del lavoro nella pesca professionale e, specialmente, a soffermarsi sulla sorveglianza sanitaria degli operatori è un intervento che si è tenuto al convegno “OLTRE LA RETE: salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale” (Molfetta, 28 settembre 2023). Un convegno organizzato dalla ASL di Bari e dalla Regione Puglia in collaborazione con Federpesca e con la Consulta Interassociativa per la Prevenzione (CIIP) che su questo tema ha prodotto un documento digitale.
Ci soffermiamo, dunque, sull’intervento “I protocolli sanitari per gli operatori della pesca (la sindrome metabolica negli addetti alla pesca)”, a cura di Piero Lovreglio (Professore Associato Medicina del lavoro Università degli Studi di Bari), che sottolinea come nella pesca marittima e in relazione alla sorveglianza ci sia un “quadro normativo complesso”.
Nel presentare l’intervento, l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- La pesca marittima e la sorveglianza sanitaria
- La pesca marittima e i rischi per i lavoratori
- La pesca marittima e la combinazione di esposizioni sfavorevoli
La pesca marittima e la sorveglianza sanitaria
L’intervento ricorda che riguardo alla sorveglianza sanitaria, a parte alcune differenze applicative, nella pesca la gestione della sicurezza è “in gran parte sovrapponibile” a quanto previsto per le altre attività lavorative.
Il relatore, a questo proposito, ricorda vari adempimenti e aspetti:
- Medico competente: “idoneità alla mansione specifica
- Medico di porto dell’Ufficio di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera (USMAF) o dei Servizi di Assistenza Sanitaria al Personale Navigante (SASN) del Ministero della Salute: validità psicofisica ‘generica’
- Iscrizione nel Registro della Gente di Mare e Preimbarco
- Visita biennale per conferma validità o dopo un lungo periodo di non imbarco
- Eventuali ricorsi al giudizio del Medico Competente (USMAF)”.
E ricorda poi che l’articolo 4-sexies del D.L. 3.11.2008 n.171, introdotto con Legge di Conversione 30.12.2008 n. 201, “ha previsto che, per il personale di bordo dei pescherecci, la visita del medico competente sostituisca la visita biennale”.
La pesca marittima e i rischi per i lavoratori
L’intervento si sofferma poi sui vari rischi per i lavoratori fornendo utili indicazioni.
Riguardo agli agenti fisici la relazione si sofferma su:
- Rumore (costantemente presente durante la navigazione):
- “motori sale macchine (motorista maggiormente esposto); attrezzature utilizzate per la pesca e il trattamento del pescato;
- relativa alta incidenza di ipoacusie da rumore;
- possibile co-esposizione ad altri ototossici (monossido di carbonio)
- Effetti extra-uditivi”
- Vibrazioni trasmesse corpo intero
- esposizione generalmente inferiore al livello d’azione
- cofattore di rischio per il sovraccarico biomeccanico (incremento forze di compressione sui dischi intervertebrali): tutte le lavorazioni a bordo dei pescherecci avvengono in presenza di vibrazioni
- Assunzione posture forzate per il mantenimento dell’equilibrio”
- Microclima
- “Possibile esposizione a condizioni sia di discomfort termico che di stress severo (caldo o freddo): insorgenza patologie a carico di molteplici apparati dell’organismo umano e aumento infortuni
- Impatto cambiamenti climatici: necessità di strategie di adattamento”
- Criticità: difficolta nell’effettuare misure, vestiario.
Il relatore non si sofferma, in questo caso, sulle radiazioni solari (UV e infrarossi), trattate in un’altra relazione.
Si parla poi di agenti chimici, con particolare riferimento a “carburanti, olii lubrificanti, fumi e gas scarico motori diesel (cancerogeni), detergenti, ecc.”:
- “rischio sia da esposizione cronica, che infortunistico.
- operazioni rifornimento, spesso effettuato dagli stessi lavoratori del peschereccio (frequentemente senza utilizzo DPI)
- attività manutenzione: vernici, diluenti, solventi, ecc. (anche questo generalmente senza ausilio adeguati DPI)
- esposizione spesso in ambienti confinati e poco ventilati”.
Si ricorda poi l’amianto, un rischio correlato alla sua possibile presenza nelle sale macchine e in altre aree delle imbarcazioni.
Ci si sofferma anche sugli agenti biologici (ad esempio con riferimento a “infezioni batteriche, fungine, endoparassitarie”):
- “contatto accidentale con materiale proveniente da animali infetti o contatto indiretto con superfici e attrezzature di lavoro contaminate
- punture, tagli e abrasioni
- inalazione bioaerosol contaminato
- problematiche specifiche: Leptospira interrogans, Anisakis spp”.
Per quanto riguarda questo rischio si ricorda la somministrazione questionario validato (NOSQ).
Si accenna anche a vari rischi trasversali a partire dalle possibili cause di disturbi muscolo-scheletrici (movimentazione manuale carichi, sforzi fisici protratti nel tempo, posture incongrue, movimenti ripetitivi arto superiore) e ai rischi trasversali psicosociali.
In particolare, la relazione si sofferma su:
- stress lavoro-correlato:
- “attività lavorativa considerata ad high demand and low control (Laraqui et al., 2018)
- alti livelli di stress occupazionale: molteplici fattori, propri del contesto e contenuto del lavoro (carichi di lavoro, rischi, ecc.) ed esterni (impatto sulla vita sociale e familiare);
- problemi di dipendenza da sostanze d'abuso, alcol e tabacco
- dieta non equilibrata [Doza et al 2022]”.
- orari di lavoro (lavoro notturno):
- “spesso completamente atipici ed irregolari: partenza nelle ore notturne e rientro nel pomeriggio. Situazione differente dal lavoro a turni industriale o dei lavoratori della sanità
- periodi di riposo nello stesso ambiente di lavoro
- alterazioni del ritmo circadiano sonno-veglia e del regime alimentare”.
Il relatore riporta poi alcune indicazioni tratte da uno studio per indagare la prevalenza della sindrome metabolica e delle sue componenti diagnostiche in un gruppo di lavoratori addetti alla pesca marittima e analizzare i fattori occupazionali che contribuiscono all’insorgenza di alterazioni metaboliche.
La pesca marittima e la combinazione di esposizioni sfavorevoli
Riprendiamo, infine, alcune conclusioni del relatore.
Si sottolinea che l’attività di pesca “espone i lavoratori del settore ad una ‘combinazione di esposizioni sfavorevoli’ che rappresentano una sfida per la prevenzione occupazionale e per il Medico Competente”. E “accanto a rischi tradizionali, che possono essere gestiti attraverso le classiche metodologie di valutazione dei rischi e sorveglianza sanitaria, esistono evidenze di effetti sulla salute causati dalla specifica organizzazione del lavoro”.
A questo proposito la sorveglianza sanitaria “dovrebbe occuparsi della prevenzione di patologie quali obesità e malattie metaboliche, e del controllo dei fattori di rischio cardiovascolare. L’adozione di protocolli a tal senso dovrebbe essere considerata “più che come strategia di promozione della salute (come accade in altri ambiti lavorativi)”, ma come uno degli obiettivi primari di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori dagli “effetti dell’esposizione agli specifici rischi lavorativi del settore della pesca marittima”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale della relazione che riporta molti altri dettagli e considerazioni, specialmente in relazione allo studio sulla sindrome metabolica.
Tiziano Menduto
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