
Piano integrato per la sicurezza sul lavoro: obiettivi, commenti e criticità

Roma, 14 Gen – Come ricordato nell’articolo “ Al via il Piano integrato per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro”, con il Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del 17 dicembre 2024, n. 195 è stato approvato il “ Piano integrato per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro”. Uno strumento, le cui finalità decorrono dal 1° gennaio 2025 sino al 31 dicembre, che vuole concepire la sicurezza non tanto e non solo come semplice obbligo normativo, ma – come indicato su una news del Ministero del lavoro - come “valore fondante in ogni contesto, dalla vita quotidiana, allo studio e al lavoro”.
Abbiamo già presentato il Piano soffermandoci su alcune delle azioni e degli interventi previsti in diversi ambiti, ricordando che si articolerà attraverso cinque aree strategiche:
- iniziative di prevenzione e promozione
- campagne informative
- programmi dedicati ai giovani
- campagne straordinarie di vigilanza
- interscambio di banche dati per la vigilanza
Torniamo oggi a parlare del Piano integrato sia approfondendo la parte dedicata agli obiettivi, sia raccogliendo alcuni commenti attraverso una breve intervista a Marco Lupi che ha maturato oltre trent’anni di esperienza nel sindacato, occupandosi di salute e sicurezza sul lavoro e ricoprendo anche il ruolo di Responsabile per la Salute e Sicurezza sul Lavoro presso la UIL Confederale. Dal 2019 collabora con l’Associazione di Promozione Sociale #girolevitespezzate per tematiche legate alla sicurezza sul lavoro.
Nel parlare del Piano integrato l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- Il piano integrato: cambio di passo, diritto inalienabile e sostegno alle imprese
- Il piano integrato: studenti, vigilanza, patente a crediti e agricoltura
- L’intervista: le lacune della prevenzione, il piano integrato e le proposte
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Il piano integrato: cambio di passo, diritto inalienabile e sostegno alle imprese
Nel capitolo dedicato agli obiettivi del Piano integrato si indica che il suo scopo prioritario è quello di “affrontare con rinnovata energia il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, tramite un decisivo cambio di passo che contempli misure straordinarie di immediata applicazione, ed attività mirate per specifiche aree di intervento”.
E il Piano integrato si prefigge, dunque, di “coinvolgere i cittadini, le imprese, le parti sociali, gli Enti pubblici e privati e gli altri stakeholders interessati a vario titolo nella sicurezza, in vista di massimizzare ogni iniziativa utile volta a contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali”.
Si indica che un punto di partenza imprescindibile per interventi efficaci è “consolidare la consapevolezza che la sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto inalienabile, per la cui tutela è fondamentale l'operato congiunto di chi ha una responsabilità diretta, e di ogni singolo lavoratore. Occorre, quindi, in primo luogo adoperarsi affinché venga veicolato il messaggio che il rispetto delle norme sulla sicurezza costituisca non solo un obbligo giuridico, ma anche e soprattutto uno strumento di salvaguardia della vita umana. In proposito, saranno poste in essere campagne di sensibilizzazione e di comunicazione rivolte alla popolazione attiva sulle cosiddette "3 P" della sicurezza: prevenzione, promozione e protezione”.
Si segnala poi che questi interventi, a loro volta, “saranno accompagnati da concrete iniziative di sostegno alle imprese, affinché gli investimenti in formazione e sicurezza non siano più avvertiti dalle aziende come costi insopportabili, da ridurre il più possibile o addirittura evitare, bensì siano intesi, nel quadro di una visione d'insieme, come opportunità di crescita e di sviluppo sulla base della considerazione che un aumento del livello di sicurezza determina un rinnovamento degli assetti organizzativi e gestionali, nonché un ammodernamento dell'apparato tecnologico delle imprese, con risvolti positivi in termini di produttività”.
Investire sulla prevenzione e protezione e garantire il benessere dei propri lavoratori “è fondamentale per ogni tipo di organizzazione, ancora di più per quelle di piccole dimensioni; infatti, microimprese e piccole imprese potrebbero facilmente dover sospendere o chiudere definitivamente l'attività in quanto risulta molto più difficile per esse sostituire lavoratori che svolgono mansioni chiave e, in generale, sostenere i costi e le ripercussioni che un incidente sul lavoro inevitabilmente determina”.
Il piano integrato: studenti, vigilanza, patente a crediti e agricoltura
Si indica poi che la tematica della sicurezza nei luoghi di lavoro non può riguardare unicamente lavoratori ed imprese: affinché “la cultura della sicurezza possa consolidarsi e diffondersi, occorre che la stessa passi anche dalla consapevolezza del rischio e dal senso di responsabilità, mediante una adeguata conoscenza dei diritti e delle regole poste a difesa di ogni singola persona”. E pertanto “si proseguirà nel cammino volto al coinvolgimento degli studenti su tale materia”: “la diffusione della cultura della salute e sicurezza, già esplicitata nelle finalità degli ordinamenti scolastici, si concretizzerà tramite efficaci percorsi di formazione e informazione destinati agli studenti attraverso la messa a disposizione di strumenti volti ad affiancare le istituzioni scolastiche nell'assolvimento dei propri obblighi formativi”.
Si parla poi dell'attività di vigilanza da parte dei soggetti preposti, che deve essere rafforzata e orientata a “favorire un percorso di miglioramento delle condizioni di lavoro all'interno delle aziende”.
Si ricorda che è stato firmato il decreto 18 settembre 2024 n. 132 - c.d. Decreto Patente a crediti - recante "Regolamento relativo all'individuazione delle modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili", con il quale “è stata data attuazione a quanto disposto dall'articolo 27 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”. E con il decreto ministeriale 132/2024 “è stato adottato il regolamento con il quale sono individuati:
- le modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili;
- i contenuti informativi della patente medesima;
- i presupposti e il procedimento per l'adozione del provvedimento di sospensione della stessa;
- i criteri di attribuzione di crediti ulteriori rispetto al punteggio iniziale nonché le modalità di recupero dei crediti decurtati”.
Il Piano integrato indica che l'istituto della patente a crediti si pone “quale prezioso strumento volto a garantire, nei confronti dei lavoratori, una sicurezza costante e continua, soprattutto in un settore, come quello edile, dove si registra un elevato numero di infortuni sul lavoro”. E incentivando le imprese a mettere in atto le migliori pratiche in materia di sicurezza, “si intende raggiungere un duplice obiettivo: una graduale riduzione degli incidenti lavorativi; e allo stesso tempo, la valorizzazione di chi adotta pratiche virtuose secondo un principio di responsabilità progressiva”.
Si ricorda poi che la programmazione dell'attività di vigilanza “sarà preceduta da una approfondita attività di intelligence, sia a livello nazionale che territoriale, che consenta di realizzare significative percentuali di efficacia degli accessi ispettivi attraverso la preliminare individuazione di quelle realtà che presentino particolari indici di rischio, in modo da orientare le ispezioni verso l'effettivo contrasto dei fenomeni di irregolarità di più grave allarme sociale, nonché degli illeciti di carattere sostanziale, che incidono sulle garanzie fondamentali poste alla base del rapporto di lavoro e di una sana competizione tra imprese”.
Si parla poi di ulteriori misure a tutela di lavoratori particolarmente vulnerabili che, a causa delle loro precarie condizioni economico-sociali, possono diventare vittime di caporalato e sfruttamento lavorativo.
Si parla del "Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura" e dell’avvio di un Progetto che “potenzi l'azione di vigilanza dedicata al mondo dell'agricoltura, grazie all'arricchimento delle informazioni già nel perimetro di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e/o degli Enti controllati con i dati del fascicolo delle aziende agricole (AGEA) frutto anche della cooperazione con altre Amministrazioni”. Si mira a realizzare “non solo un sistema di monitoraggio sulle aziende sempre più evoluto, ma una piattaforma abilitante per gestire la domanda e l'offerta del mondo agricolo, pianificarne i fabbisogni (calendario delle colture) e tutti i servizi correlati (servizi di trasporto, disponibilità degli alloggi) con l'obiettivo di sostenere l'occupazione regolare e concorrere alla definizione del fabbisogno nella gestione dei flussi di lavoratori dall'estero”.
Al fine poi di mitigare i rischi in situazioni particolarmente pericolose, “verrà avviato un progetto che prevede l'introduzione di un sistema di badge virtuale, da azionare tramite cellulare, mediante il quale si attesterà la presenza dei lavoratori in cantieri ad alto rischio. Il sistema permetterà di avere costantemente contezza delle persone presenti su questi siti e di verificare più agevolmente se coloro che accedono hanno ricevuto adeguata formazione. Inoltre, il sistema, ove necessario, permetterà di intervenire in soccorso con maggiore velocità in caso di bisogno”.
L’intervista: le lacune della prevenzione, il piano integrato e le proposte
Dopo aver ricordato gli obiettivi dichiarati dal Piano integrato veniamo ora ad una breve intervista a Marco Lupi, per raccogliere alcuni commenti sul piano stesso.
Puoi ricordare innanzitutto che cosa è l’Associazione di Promozione Sociale #girolevitespezzate e di cosa vi occupate?
Marco Lupi: L'Associazione di Promozione Sociale #girolevitespezzate è nata nel novembre 2018 con l’obiettivo di perseguire, senza fini di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. In particolare, si dedica allo sviluppo di progetti, eventi, programmi di formazione, corsi e campagne di informazione focalizzati sulla salute e sicurezza sul lavoro. Il suo approccio innovativo si concentra su tre elementi chiave: Cultura, Comportamento e Cambiamento, ispirandosi a valori quali la centralità della vita umana, la tutela del benessere personale e la passione per la ricerca e l’innovazione. L’associazione si impegna a promuovere un cambiamento culturale nell’approccio alla salute e sicurezza, utilizzando metodi innovativi in grado di influenzare profondamente le persone. Gli strumenti e le strategie adottati mirano a coinvolgere sia il cuore che la mente, motivando le persone a vivere la sicurezza come parte integrante della loro quotidianità. L’obiettivo finale è diffondere una cultura della salute e sicurezza che, partendo dagli ambienti di lavoro, possa estendersi anche a livello sociale.
Quali sono le lacune e le criticità dell’attuale Sistema di Prevenzione in Italia?
Marco Lupi: Principalmente l’assenza di una Strategia Nazionale chiara e condivisa nel paese, che ha spesso limitato l’efficacia delle politiche di prevenzione.
Servirebbe un maggior coordinamento tra gli organi ispettivi, per migliorare i controlli e la qualità di essi.
Sarebbe innanzitutto necessario, ad esempio, un rafforzamento in termini di risorse delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), che svolgono un ruolo cruciale nelle attività di prevenzione e controllo a livello territoriale.
Un'altra lacuna importante riguarda il Sistema di Prevenzione complessivo ed il funzionamento degli Organi previsti dal Decreto legislativo 81/2008. Gli articoli 5, 6 e 7 del Decreto istituiscono:
- Il Comitato per l’Indirizzo e la Valutazione delle Politiche Attive.
- La Commissione Consultiva Permanente per la Salute e Sicurezza sul Lavoro.
- I Comitati Regionali di Coordinamento.
Questi Organismi, se pienamente operativi, potrebbero integrare le politiche di prevenzione a livello nazionale e territoriale, promuovendo il dialogo tra Istituzioni, Parti Sociali e Aziende. Tuttavia, il loro funzionamento risulta spesso parziale o inefficace, richiedendo un maggiore impegno per garantirne la piena operatività.
Come valuti il Piano Integrato per la Salute e Sicurezza sul Lavoro predisposto dal Ministero del Lavoro?
Marco Lupi: Il Piano rappresenta un piccolo passo avanti rispetto alla situazione attuale, ma presenta ancora diverse criticità.
Da un lato, il Piano potrebbe fungere da base per la costruzione di una vera strategia nazionale per la prevenzione, coinvolgendo sinergicamente istituzioni, parti sociali e il mondo imprenditoriale. Dall’altro, restano numerose lacune non affrontate adeguatamente.
Aspetti positivi includono:
- L’attenzione alle risorse economiche e formative, come i Bandi ISI, che forniscono supporto finanziario alle aziende per migliorare la sicurezza.
- I programmi formativi mirati, che aiutano a sviluppare competenze specifiche per lavoratori e datori di lavoro.
Tuttavia, questi strumenti non sono sufficienti, in particolare per le micro e piccole imprese, che spesso faticano a investire autonomamente nella sicurezza.
Un tema cruciale trascurato è il rafforzamento del ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). Sebbene il Decreto Legislativo 81/2008 ne delinei i compiti, la loro applicazione pratica rimane limitata in molte realtà aziendali.
Quali sono, infine, le proposte che voi come APS fate per migliorare la prevenzione e rafforzare le misure previste dal Piano Integrato?
Marco Lupi: Come Associazione di Promozione Sociale, abbiamo nel recente passato elaborato alcune proposte per rafforzare la cultura della sicurezza sul lavoro, che crediamo debbano essere messe in campo per migliorare l’attuale situazione, anche dopo la presentazione del Piano.
Ad esempio:
- Implementare sistemi di gestione della sicurezza nelle aziende, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.
- Favorire la partecipazione attiva dei lavoratori nelle politiche di prevenzione, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel segnalare rischi e proporre soluzioni.
- Promuovere la collaborazione tra Istituzioni, Parti Sociali e Aziende per sviluppare strategie condivise di prevenzione.
- Garantire risorse adeguate per l’attuazione delle politiche di sicurezza, sia a livello nazionale che locale.
Questi interventi sono essenziali e dovrebbero integrare e rafforzare le misure previste dal Piano Integrato, offrendo una visione più completa e ambiziosa per migliorare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il Piano Integrato rappresenta un primo passo, ma la strada verso una Strategia Nazionale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro è ancora lunga. Solo attraverso un impegno costante e un approccio integrato, che unisca prevenzione, formazione e controllo, sarà possibile ridurre gli infortuni sul lavoro e migliorare il benessere dei lavoratori.
Articolo e intervista di Tiziano Menduto
Scarica la normativa e il documento da cui è tratto l'articolo:

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