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La valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi
Imola, 18 Apr – Una forza lavoro sana significa una sana economia. E purtroppo la forza lavoro europea non è sana abbastanza per garantire che l'Europa possa competere con gli USA e la Cina.
È quanto si afferma nel documento europeo “ Fit for Work? Musculoskeletal Disorders in the European Workforce”, un documento quanto mai attuale se messo in relazione con i numeri delle malattie professionali denunciate in Italia (circa 11.000 delle malattie denunciate nel 2011 sono patologie degenerative del rachide lombare).
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Per parlare della salute della forza lavoro con riferimento specifico ai rischi di patologie muscoloscheletriche, si è tenuto il 14 novembre 2013 a Imola un convegno – nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2013 organizzate dall' Associazione Tavolo 81 Imola – dal titolo “Movimentazione manuale dei carichi: metodologie di valutazione e malattie professionali”.
Il convegno ha affrontato in particolare la correlazione fra la movimentazione manuale dei carichi (MMC) e l’incremento del rischio di contrarre affezioni acute e croniche del rachide lombare e ha illustrato le principali tecniche per una corretta valutazione di tali rischi.
Ci soffermiamo oggi proprio sullavalutazione dei rischi presentando l’intervento “Prospettive di valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi” a cura di Natale Battevi e Marco Cerbai (EPM).
La prima domanda che ci si pone nell’intervento è “quale sia il contesto della movimentazione manuale dei carichi”: per rispondere vengono riportati diversi dati, ad esempio con riferimento ai risultati di una ricerca europea ( Survey 2010): si può stimare che siano all’incirca più di sei milioni i lavoratori italiani in cui il lavoro prevede il trasporto o la movimentazione di oggetti pesanti per almeno per un quarto del tempo.
Veniamo dunque a quanto riportato nella pubblicazione europea del 2009 “Fit for Work? Musculoskeletal Disorders in the European Workforce”:
- le “misure per migliorare la produttività, degli investimenti in competenze, tecnologia e innovazione e la deregulation del mercato del lavoro, non tengono conto di uno degli ostacoli più gravi alla crescente prosperità: lo scarso stato di salute della forza lavoro”;
- “si stima che fino al 2% del PIL Europeo sia determinato dai costi diretti dei disturbi e delle patologie muscoloscheletriche”;
- “il lavoro può essere la causa, il fattore peggiorativo o la cura dei disturbi muscoloscheletrici”.
È dunque importante:
- disporre di dati migliore sui disturbi muscoloscheletrici (MSD) in relazione a prevalenza, incidenza e costi;
- “implementare strategie per massimizzare la reintegrazione dei lavoratori e il reinserimento rapido dopo episodi di MSD;
- promuovere e rafforzare la normativa per migliorare i posti di lavoro”.
L’intervento si sofferma sui metodi di valutazione del rischio da MMC e riporta varie indicazioni relative a:
- test di forza muscolare: “scarsa specificità e uso di criteri poco validati; specificità e criteri validati solo per procedura proposta da Chaffin (job strenght rating); applicabilità condizionata da specifiche attrezzature di laboratorio”;
- metodi psicofisici: “basati sulla scelta del peso massimo sollevabile, con ritmo predeterminato, senza produrre sensazioni di fatica; i valori di riferimento vengono forniti per i diversi percentili della popolazione in funzione di sesso, tipo di dislocazione, dimensione del peso, frequenza di trasferimento, altezza punto di applicazione della forza (T/S)”;
- metodo fisiologico: “è basato sulla capacita aerobica basale (consumo di ossigeno e frequenza cardiaca); è stato fissato un limite pari a 9,5 Kcal/min ridotto in rapporto alla durata e all’altezza del prelievo del carico;
- analisi biomeccanica: “affidata a modelli matematici basati sul principio dell’equilibrio delle forze in un sistema di leve; consente la quantificazione dei carichi articolari e delle tensioni delle strutture molli periarticolari; stabiliti valori limite di forze compressive sui dischi lombari in base a criteri anatomo-fisiologici ed epidemiologici (limite massimo 650 kg, limite d’azione 350 kg).
L’intervento continua riportando il quadro normativo – con riferimento a quanto contenuto nel D.Lgs. 81/2008 - e i limiti di peso.
Sono riportate a questo proposito informazioni sulle norme ISO 11228-1 (Ergonomics — Manual handling — Lifting and carrying), ISO 11228-2 (Ergonomics — Manual handling — Pushing and polling), ISO 11228-3 (Ergonomics — Manual handling — Handling of low loads at high frequency). Inoltre si fa riferimento alla norma (cogente ai fini della “Direttiva Macchine”) UNI EN 1005-2 (Sicurezza del macchinario; Prestazione fisica umana : Movimentazione manuale di macchinario e di parti componenti il macchinario).
Per concludere riportiamo tuttavia alcune indicazioni relative al metodo NIOSH e alla sua evoluzione nel tempo, ricordando che con l’equazione del NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health) è possibile calcolare il “Peso raccomandato” (PR) con riferimento a costante di peso, fattore altezza, fattore dislocazione, fattore orizzontale, fattore asimmetria, fattore frequenza, fattore presa. Fattori che abbiamo presentato in precedenti articoli di PuntoSicuro.
L’evoluzione del metodo NIOSH è presentata in relazione al tipo di compito relativo alla movimentazione manuale:
- MONO TASK (indice LI, anno 1981): è il “compito semplice”, il compito “in cui vengono sollevati carichi di un solo peso in una sola variabile di area rispetto all’inizio e alla fine del sollevamento. Lo stesso peso è sollevato dall’origine (stessa area) alla destinazione (stessa area)”;
- COMPOSITE TASK (indice CLI, anno 1993): “compito frammisto”, “quando oggetti di un solo peso vengono sollevati e posizionati secondo differenti geometrie cioè in differenti aree di presa e di deposito (differenti altezze degli scaffali, e/o differenti profondità con o senza torsioni del tronco ecc.). Praticamente ogni geometria prende il nome di SUBTASK”;
- VARIABLE TASK (indice VLI, anno 2009): “quando oggetti di peso differente vengono sollevati e posizionati secondo differenti geometrie. Anche in questo caso ogni geometria per ogni categoria di peso prende il nome di SUBTASK”.
Si accenna infine alla norma ISO TR 12295 - Ergonomics - Application document for ISO standards on manual handling (ISO 11228-1, ISO 11228-2 and ISO 11228-3) and evaluation of static working postures (ISO 11226). E si indicano alcuni passi per una valutazione del sollevamento manuale di un carico: “identificazione della tipologia dei compiti di sollevamento; descrizione del gruppo omogeneo di operatori coinvolti; analisi dell’organizzazione (orari, pause, ecc…); identificazione del numero di oggetti sollevati manualmente nel compito; analisi delle geometrie all’origine ed alla destinazione”.
“ Prospettive di valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi” a cura di Natale Battevi e Marco Cerbai (EPM), intervento al convegno “Movimentazione manuale dei carichi: metodologie di valutazione e malattie professionali” che si è tenuto nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2013 a Imola (formato PDF, 647 kB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Boninelli Orazio - likes: 0 | 30/06/2015 (18:18:29) |
in questi scritti non ci sono i limiti di peso per chi come me a il 16%di invalidità inail con limitazioni mmc e rischio di essere licenziato possono farlo |