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Salvare la vita nei luoghi di lavoro interessa davvero?
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L'utilizzo dei defibrillatori come presidio di soccorso in azienda può salvare la vita dei soggetti a rischio infarto. Perché nessuno ci crede?
Negli USA la cultura del soccorso è molto diffusa nella società civile da decenni.
Esempio lampante è la serie televisiva di grande successo ER che anche in Italia ha riscosso molto successo nel pubblico.
In Italia esiste un gruppo abbastanza vasto di persone, cui bisognerebbe costruire un monumento di dimensioni faraoniche per ricordare ai posteri la loro esistenza, che è costituito dai volontari delle ambulanze o della protezione civile.
Questi volontari hanno ricevuto negli anni una formazione prima molto improvvisata, poi molto più seria ed organizzata. Oggi si può dire che la maggior parte è consapevole delle tecniche base di primo soccorso ed è in grado di intervenire efficacemente su un infortunato.
Ma cosa dire del resto della popolazione civile?
L'ignoranza sulle tecniche minime del primo soccorso regna sovrana. Ed è una ignoranza che costa tante vite di italiani che potrebbero essere salvati se soccorsi nel momento di necessità e, in alcuni casi, con i corretti presidi.
Il titolo provocatorio di questo articolo si rifà ad una situazione di fatto che, nonostante i timidi tentativi da parte del legislatore, in Italia non c'è verso di fare cambiare.
La situazione è l'assoluta difficoltà sia da parte del settore pubblico che del privato di considerare l'utilizzo di uno strumento salvavita come il defibrillatore semi-automatico.
Ma perché esiste questa ritrosia? È forse per il prezzo dell'apparato che spaventa i potenziali acquirenti?
È possibile che neppure importanti sedi di banche con diverse centinaia di persone “over cinquanta” che vi lavorano dedichino un pensiero in questa direzione?
Certamente non è noto il fatto che il personale di una squadra di primo soccorso aziendale, se dotato di defibrillatore semi-automatico ed intervenendo in tempi utili su una persona vittima di problemi cardiaci, può contribuire ad incrementare la percentuale di sopravvivenza fino al 70% rispetto ad interventi senza tale apparecchio.
Meditate responsabili della sicurezza... Sono le persone e le loro idee che fanno cambiare il mondo e che, in questo caso specifico, possono salvare davvero molte vite.
Luigi Matteo Meroni
Vedi anche:
PuntoSicuro del 02/04/2003. Un’ora di lavoro per acquistare un defibrillatore
I dipendenti di una azienda emiliana devolvono un contributo, pari ad un’ora di lavoro, per l’acquisto di un defibrillatore semiautomatico da tenere in azienda.
PuntoSicuro del 24/07/2003. Un defibrillatore con i soldi delle multe?
E' l'idea di un piccolo comune dell'Emilia Romagna che rende un importante servizio alla collettività.
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L'utilizzo dei defibrillatori come presidio di soccorso in azienda può salvare la vita dei soggetti a rischio infarto. Perché nessuno ci crede?
Negli USA la cultura del soccorso è molto diffusa nella società civile da decenni.
Esempio lampante è la serie televisiva di grande successo ER che anche in Italia ha riscosso molto successo nel pubblico.
In Italia esiste un gruppo abbastanza vasto di persone, cui bisognerebbe costruire un monumento di dimensioni faraoniche per ricordare ai posteri la loro esistenza, che è costituito dai volontari delle ambulanze o della protezione civile.
Questi volontari hanno ricevuto negli anni una formazione prima molto improvvisata, poi molto più seria ed organizzata. Oggi si può dire che la maggior parte è consapevole delle tecniche base di primo soccorso ed è in grado di intervenire efficacemente su un infortunato.
Ma cosa dire del resto della popolazione civile?
L'ignoranza sulle tecniche minime del primo soccorso regna sovrana. Ed è una ignoranza che costa tante vite di italiani che potrebbero essere salvati se soccorsi nel momento di necessità e, in alcuni casi, con i corretti presidi.
Il titolo provocatorio di questo articolo si rifà ad una situazione di fatto che, nonostante i timidi tentativi da parte del legislatore, in Italia non c'è verso di fare cambiare.
La situazione è l'assoluta difficoltà sia da parte del settore pubblico che del privato di considerare l'utilizzo di uno strumento salvavita come il defibrillatore semi-automatico.
Ma perché esiste questa ritrosia? È forse per il prezzo dell'apparato che spaventa i potenziali acquirenti?
È possibile che neppure importanti sedi di banche con diverse centinaia di persone “over cinquanta” che vi lavorano dedichino un pensiero in questa direzione?
Certamente non è noto il fatto che il personale di una squadra di primo soccorso aziendale, se dotato di defibrillatore semi-automatico ed intervenendo in tempi utili su una persona vittima di problemi cardiaci, può contribuire ad incrementare la percentuale di sopravvivenza fino al 70% rispetto ad interventi senza tale apparecchio.
Meditate responsabili della sicurezza... Sono le persone e le loro idee che fanno cambiare il mondo e che, in questo caso specifico, possono salvare davvero molte vite.
Luigi Matteo Meroni
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PuntoSicuro del 02/04/2003. Un’ora di lavoro per acquistare un defibrillatore
I dipendenti di una azienda emiliana devolvono un contributo, pari ad un’ora di lavoro, per l’acquisto di un defibrillatore semiautomatico da tenere in azienda.
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E' l'idea di un piccolo comune dell'Emilia Romagna che rende un importante servizio alla collettività.
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