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Meno infortuni gravi per i lavoratori europei (1/3)

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Lavoratori

03/05/2004

Diffuso il rapporto Eurostat relativo al periodo 1994-2002.

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L’andamento infortunistico e delle malattie professionali dei lavoratori europei nel periodo 1994-2001 è stato oggetto di una indagine statistica realizzata da Eurostat, utilizzando tutte le fonti statistiche disponibili a livello europeo.
L’indagine, prima di passare ad analizzare il fenomeno infortunistico, inquadra le carattestistiche della mano d’opra europea.
I capitoli specifici sulla sicurezza sul lavoro, sulle malattie professionali e sui problemi psicologici legati al lavoro descrivono i dati sui fattori di rischio e le conseguenze in termini di problemi sanitari.

Al di là dell’andamento infortunistico, l’indagine ha preso in esame anche la percezione della sicurezza dei cittadini europei sul luogo di lavoro.
Circo il 28% dei lavoratori europei si sente a rischio. In quasi tutti i settori analizzati, gli uomini si sentono più a rischio delle donne. Ciò è riconducibile in parte alla differenza di mansioni svolte da uomini e donne all’interno dello stesso settore economico, in parte può dipendere da differenze di genere nella percezione del rischio connesso al lavoro.
Considerando i settori produttivi, i lavoratori del settore delle costruzioni sono quelli che si sentono più a rischio (49%).

Considerando il fenomeno infortunistico, secondo European Statistics on Accidents at Work (ESAW), nell’Europa dei 15 nel 2001 si sono verificati circa 4,7 milioni di incidenti sul lavoro con più di 3 giorni di assenza.
Circa il 4% dei lavoratori sono, quindi, vittima ogni anno di un incidente sul lavoro.
Aggiungendo a questo dato anche gli infortuni che non hanno causato assenze o che hanno determinato una assenza inferiore ai tre giorni, la cifra totale degli infortuni in Europa è di circa 7,6 milioni di casi, 4900 dei quali mortali.
Ciò significa che nell’UE ogni 5 secondi un lavoratore si infortuna e che ogni due ore si verifica un infortunio mortale.

La ricerca tuttavia ha evidenziato un costante decremento del tasso di incidenza degli infortuni a partire dal 1994.
Nel 2001 infatti il tasso di incidenza infortunistica è restato per la prima sotto i 4.000 casi ogni 100.000 addetti, mentre per gli infortuni mortali (riferito ai lavoratori) al di sotto di 7.
Per gli infortuni mortali il tasso è decresciuto in modo abbastanza consistente in tutti i settori economici, sia per gli uomini sia per le donne, mentre per gli infortuni non mortali il tasso è diminuito solo in alcuni settori ed è stabile per le donne.
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[La seconda e la terza parte dell’articolo saranno pubblicate sui prossimi numeri di PuntoSicuro].
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