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Il rischio stress e le metodologie di valutazione

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Lavoratori

25/07/2011

Una rassegna di percorsi e metodologie di lavoro per la valutazione dello stress lavoro-correlato. La normativa, la situazione attuale, gli strumenti, gli indirizzi della Regione Lombardia, il protocollo Eur&Ka e i 5 capisaldi della valutazione.

 
Bologna, 25 Lug – Convinti dell’importanza del ruolo del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza ( RLS) nella gestione della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, PuntoSicuro continua a proporre documenti che ne possono favorire la formazione e il miglioramento della professionalità.
Dopo aver presentato la “ cassetta degli attrezzi” del RLS riprendiamo la presentazione degli interventi che si sono tenuti al seminario “Il ruolo del RLS nella valutazione dello stress lavoro-correlato”.
Il seminario, organizzato dal Servizio Informativo per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza ( SIRS-RER) – insieme a diversi altri enti e organizzazioni (Provincia, Comune e  AUSL di Bologna, AUSL di Imola, DPL di Bologna, INAIL e DSP di Bologna, CGIL-CISL-UIL, …) – si è tenuto il primo aprile 2011 a Bologna.
 

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L’intervento dal titolo “ Stress e metodologia di valutazione: conoscere per migliorare”, a cura di Graziano Frigeri (Dirigente Medico Euronorma), affronta innanzitutto alcuni elementi della normativa vigente,   con riferimento specifico al Decreto legislativo 81/2008 (Art. 28: Valutazione dei Rischi ), alle linee di indirizzo del 18 novembre 2010  della Commissione art. 6, all’accordo Europeo (8/10/04), agli indirizzi generali della Regione Lombardia, … 
 
Con riferimento a questi ultimi indirizzi, l’autore riporta la visione della situazione attuale:
- “dalle imprese emerge (specie da parte degli RSPP) una pressante richiesta di “strumenti” semplici, economici, validi;
- il mercato risponde offrendo prodotti apparentemente efficaci, per lo più in forma di software/check-list, certamente economici, ma che se utilizzati in via esclusiva, possono risultare inadeguati, se non addirittura controproducenti o dannosi”. 
E la natura del rischio stress, “diverso da altri rischi occupazionali affrontabili con metodi e strumenti di misura standardizzati, richiede l’applicazione di:
- metodi condivisi di approccio al problema
- la stima/ valutazione del rischio specifico attraverso strumenti differenti articolati fra loro;
- la gestione degli interventi di prevenzione e correzione con il concorso di tutti gli attori del sistema di prevenzione e protezione interna”. 
 
Una “tipologia (mix) di interventi da adottare: azioni comunicative e informative,  analisi documentale, lettura dell’organizzazione del lavoro, indicatori aziendali di possibili effetti diretti/indiretti, gestione salute e sicurezza,  azioni formative, osservazione diretta, analisi delle soggettività, soluzioni di prevenzione collettiva, soluzioni di casi individuali, sorveglianza sanitaria, piano di monitoraggio”. 
In particolare la proposta di percorso, con riferimento agli indirizzi della Regione Lombardia,   comprende:
- azioni comunicative ed informative: sensibilizzazione di tutti i lavoratori; esplicitazione, da parte del management di alcuni impegni fondamentali (volontà di affrontare il problema -
 riconoscimento del ruolo fondamentale della partecipazione dei lavoratori - volontà di orientare l’intero percorso alla ricerca di soluzioni); 
- analisi documentale: esaminare atti e documenti (organizzazione del lavoro, gestione di salute e sicurezza, indicatori correlati allo stress provenienti dai flussi informativi interni); 
- azioni formative: corsi per dirigenti-preposti per il “governo” del problema all’interno dei luoghi di lavoro; corsi per i lavoratori sul rischio specifico; formazione specifica per RSPP e MC.  
 
La valutazione del rischio comprenderà i seguenti passaggi:
-  valutazione “oggettiva” tramite metodi di osservazione diretta: “nelle realtà con organizzazione complessa vanno utilizzati gli strumenti strutturati per l’analisi degli aspetti organizzativi (es. Job analysis);  eventuale identificazione di gruppi omogenei di lavoratori con caratteristiche comuni in merito ai fattori di rischio organizzativo”; 
- valutazione soggettiva tramite l’analisi delle soggettività: interviste, focus group, somministrazione di questionari garantendo un buon livello di responsività; 
-  report con analisi dei dati e definizione dei livelli di rischio. 
 
Le soluzioni dovranno comprendere:
- soluzioni di prevenzione collettiva: corsi informativi/formativi postintervento, programma periodico di monitoraggio del clima organizzativo interno;
- soluzioni di contenimento individuale (es. Counselling);
- sorveglianza sanitaria. 
Dovrebbero comunque “essere introdotti (su base volontaria) Programmi di Promozione della Salute (Health Promotion) : controllo dello stress;  programmi specifici per singole mansioni, concernenti posture, lavori pericolosi e antinfortunistica sulla base dei rischi specifici presenti in azienda; educazione all’uso appropriato del sistema sanitario, alla sicurezza al di fuori del lavoro e in casa, ecc”. 
Queste alcune indicazioni aggiuntive per le piccole imprese. Per queste imprese è ipotizzabile un modello di valutazione del rischio semplificato, prevedendo:
- “raccolta di informazioni oggettive;
- incontri di formazione sul rischio;
- focus group guidati da qualificati consulenti esterni;
- riproposizione al gruppo dei lavoratori degli elementi emersi come stressogeni, per individuare insieme le necessarie misure di prevenzione e protezione;
- incontri periodici di tutto il gruppo per monitorare l’andamento delle modifiche e, se necessario, introdurne di nuove”.
 
Successivamente l’autore si sofferma sui metodi, sui percorsi di valutazione relativi:  
- alla Guida operativa per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato, prodotta dal Coordinamento tecnico interregionale
 
Avendo ampiamente già presentato in passato questi percorsi – e rimandando il lettore alla lettura diretta del documento agli atti -  ci soffermiamo invece sul Protocollo Eur&Ka.
 
La Valutazione Preliminare Orientativa (VA.P.OR.) è una “ valutazione dei pericoli (segnalatori di pericolo o eventi sentinella e elenco dei pericoli) e, in caso di presenza, dei fattori oggettivi di rischio”. Ad esempio ricerca diversi eventi sentinella: assenteismo, elevato turnover, malattie, trasferimenti (attuati o richiesti), licenziamenti (attuati o richiesti).
In particolare la Scheda Vapor è formata da 72 items suddivisi in 12 Sezioni (Attività lavorative, Comunicazione interna, Stile manageriale, Salute e Sicurezza, Dati sanitari,  Obiettivi e programmi aziendali, Procedure, Lavoro e responsabilità, Utilizzo risorse,  Supervisione e controllo, Valorizzazione risorse umane, Gestione dei cambiamenti). 
Per ogni condizione di rischio “viene attribuito un punto: alla fine si calcola la somma dei punteggi, sulla base del quale è presumibile attendersi un determinato livello di stress lavoro correlato (tali livelli presumibili devono essere comunque verificati nella valutazione soggettiva). 
 
La valutazione soggettiva ha due modalità:
- modalità “Standard”:  “Somministrazione del questionario, Ritiro ed elaborazione dei dati,  Produzione del report (VDR), Presentazione dei risultati;  Indicazioni misure di prevenzione, controllo, monitoraggio”;
- modalità “IN.FO.VAL.”: “Formazione di un Nucleo Operativo Interno (NOI) per la somministrazione del questionario, valutazione e monitoraggio; Supervisione periodica del NOI”. 
L’autore offre poi alcune indicazioni relative allo “stressometro”, al “Questionario self-report Eur&Ka per la rilevazione del rischio da stress lavoro-correlato”, questionario che ha una:
- sezione anagrafica;
- sezione sintomi (fisici, comportamentali, emotivi, cognitivi);
- sezione analisi ambiente lavorativo (clima e aspetti fisici);
- sezione analisi rapporti interpersonali (qualità delle relazioni);
- sezione capacità di fronteggiamento (percezione livello di assertività, comunicazione efficace, intelligenza emotiva, gestione dello stress, cooperazione, empatia)”. 
 
Per finire l’autore riporta un elenco delle valutazioni effettuate nel 2010, i risultati,  e alcuneconclusioni riguardo  a quanto rilevato:
- “bassi livelli generali di stress lavoro correlato;
- nonostante i livelli generali di salute psicologica percepiti come buoni, abbiamo sintomi cognitivi ed emozionali borderline o a livelli di rischio medio, che indicano una particolare suscettibilità allo stress”. Inoltre è stata rilevata una “scarsa fiducia nella capacità del management di organizzare il lavoro in modo da tutelare i lavoratori dallo stress;
- buone capacità di fronteggiamento;
- occorre che il management si impegni con interventi che migliorino anche la propria immagine al fine di accrescere la fiducia dei lavoratori;
- tenuto conto del tipo di lavoro, opportuno offrire anche un supporto individuale”.  
 
Dunque questi i 5 capisaldi della valutazione del rischio da stress lavoro correlato:
- “è parte integrante del più generale processo di valutazione di tutti i rischi;
- deve essere effettuata in tutte le Aziende, Pubbliche e Private, di qualsiasi settore e di qualsiasi dimensione;
- deve essere effettuata d’iniziativa del DL, con la collaborazione fattiva del MC, del RSPP con la partecipazione operativa dei RLS, coinvolgendo fin dall’inizio tutti i lavoratori;
- obiettivo della valutazione è la stima del rischio, non l’individuazione del danno;
- deve essere effettuata, in tutti i casi, tenendo conto sia di elementi oggettivi che della percezione soggettiva dei lavoratori”. 
 
 
Stress e metodologia di valutazione: conoscere per migliorare”, a cura di Graziano Frigeri (Dirigente Medico Euronorma), relazione al convegno “Il ruolo del RLS nella valutazione dello stress lavoro-correlato” (formato PDF, 2.63 MB).
 
 
Tiziano Menduto


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