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Il burnout e la valutazione dei rischi negli istituti scolastici

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Istruzione

04/11/2008

Presentiamo alcuni documenti relativi ai rischi psicosociali nella scuola. La valutazione dei rischi, le misure di prevenzione e la gestione del disagio mentale professionale negli insegnanti. Prima parte.

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C’è un immaginario collettivo che vede la scuola ancora come una fonte di benessere, dove in un ambito didattico ed educativo i ragazzi possano crescere e apprendere distanti dal logorio della vita di tutti i giorni.
Purtroppo è un immaginario deturpato dalla realtà delle scuole di oggi, dai casi di cronaca che raccontano sopraffazione e comportamenti riprovevoli tra gli studenti e, in alcuni casi, tra il corpo docente. Dalla considerazione che la scuola ha perduto nel tessuto sociale e politico, dal velo strappato sulle patologie e sui rischi lavorativi da stress cui sono sottoposti quotidianamente i docenti nel loro difficile e non sufficientemente riconosciuto ruolo educativo e didattico.

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PuntoSicuro si è occupato già in passato di questi rischi e del fenomeno del burnout in particolare.
Per mantenere alta l’attenzione su questo tema e, specialmente, per aiutare la predisposizione di adeguate misure di prevenzione nel comparto scuola, presentiamo alcuni documenti che ci ha gentilmente inviato Vittorio Lodolo D'Oria, medico specialista che si occupa di Disagio Mentale Professionale (DMP) negli insegnanti dal 1998 e che è componente del Collegio Medico della ASL Città di Milano per il riconoscimento dell' inabilità al lavoro per causa di salute.
 
Il primo documento si intitola “Il rischio psicosociale nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR): misure di prevenzione, monitoraggio e gestione del Disagio Mentale Professionale (burnout) negli insegnanti” ed è stato redatto da Vittorio Lodolo D’Oria , Augusto Iossa Fasano, Massimiliano Della Torre .
 
Dopo una prima parte del documento, in cui si riportano alcune definizioni di stress, si presenta la sindrome del burnout e gli stati d’animo, reazioni e somatizzazioni con cui si caratterizza generalmente. Ad esempio “ansia, irritabilità, esaurimento fisico, panico, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta autostima, empatia e capacità d’ascolto”, “emicrania, sudorazioni, insonnia, disturbi gastrointestinali” e ancora “assenze o ritardi frequenti sul posto di lavoro, chiusura difensiva al dialogo, distacco emotivo dall’interlocutore, ridotta creatività, ricorso a comportamenti stereotipati”.
Il documento continua con le possibili cause dello stress lavorativo nella scuola italiano, che abbiamo già raccontato in un precedente articolo, e i fattori sociali, personali, relazionali e professionali che favoriscono il burnout.
 
In relazione al fatto che il D. Lgs. 81/2008 prevede espressamente che il dirigente scolastico “effettui la valutazione di tutti i rischi da stress lavoro correlato, inclusi quelli connessi alle differenze di genere ed età”, ci soffermiamo invece sulla parte del documento che rappresenta il mondo della scuola “come un’unica piramide suddivisa in tre strati a seconda delle condizioni di salute psicofisica individuale”.
 
La base della piramide è “abitata da coloro che sono in buona salute”.
In questo caso ci si deve preoccupare “di salvaguardare il benessere psicofisico di chi esercita la professione, prevenendo il rischio-DMP”.
La formazione e informazione degli insegnanti è “una tappa cruciale per contrastare il distress. Occorre inoltre mettere i docenti in grado di gestire sapientemente le proprie energie monitorandole nel tempo”.
 
Lo strato intermedio della piramide è popolato invece da coloro che sono in una situazione di DMP (burnout).
Per costoro si deve predisporre “un intervento di social support che si traduce nell’attivazione di strutture di ascolto, informazione, condivisione, auto-aiuto e counselling”.
L’obiettivo di queste iniziative “consiste nell’evitare all’insegnante in difficoltà quei sentimenti di vergogna ed isolamento, tipici dell’individuo che rischiano di far adottare reazioni di adattamento negative (isolamento, apatia, aggressività, fumo, alcool etc). Presidiare l’area del disagio è fondamentale poiché la situazione può evolvere verso la patologia mentale con la rapida perdita delle capacità di critica e giudizio e la conseguente emarginazione sociale e nel posto di lavoro”.
 
L’apice della piramide è composto infine da “coloro che sono oramai vittime di una psicopatologia franca. Si dovrà pensare a come riconoscerli, agganciarli ed orientarli verso l’accertamento  medico in Commissione Medica di Verifica affinché non arrechino altri danni a se stessi e all’utenza”.
 
Partendo da questa piramide il documento approfondisce i problemi legati alla tutela della salute in ambiente scolastico secondo quanto indicato in particolare dal Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Si ribadisce l’importanza della valutazione del rischio e si indica la necessità che “negli istituti di istruzione, ove possono essere presenti organizzazioni complesse con più unità, si proceda alla stesura della valutazione attraverso il contributo partecipativo dei dirigenti e dei preposti, oltre che dei rappresentanti dei lavoratori, ove nominati”.
In particolare, continua il documento, “devono essere prese in considerazione le problematiche riguardanti l’organizzazione del lavoro quali orari, carichi di lavoro, stress, rapporti gerarchici e interindividuali, rapporti con terzi e con l’utenza (genitori e studenti)”.
Il Documento di Valutazione dei Rischi dovrà comprendere:
- “i criteri adottati per la valutazione stessa; 
- l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate;
- il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza”;
- “l’individuazione di procedure per l’attuazione delle misure da realizzare;
- i ruoli dell’organizzazione aziendale che devono essere assegnati unicamente a soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri”.
 
Tra i compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione, organizzato dal datore di lavoro, vi sono “l’individuazione dei fattori di rischio, la valutazione dei rischi e l’individuazione delle misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, sulla base della specifica conoscenza dell’organizzazione aziendale; elaborazione, delle misure preventive e protettive e elaborazione di procedure di sicurezza per le varie attività aziendali; proposta di programmi di informazione e formazione dei lavoratori”.
 
Ricordando che, in assenza di personale idoneo, “gruppi di istituti possono avvalersi in maniera comune dell’opera di un unico esperto esterno tramite stipula di apposita convenzione”, il datore di lavoro può anche nominare un medico competente “che deve partecipare alla valutazione del rischio fornendo contributi significativi per quanto riguarda la prevenzione e la tutela della salute psicofisica del lavoratore”.
 
Successivamente il documento approfondisce le possibilità di prevenzione individuando:
- una prevenzione di primo livello: formazione e informazione sul DMP;
- una prevenzione di secondo livello: monitoraggio, ascolto e condivisione del DMP (monitorare il clima relazionale e i livelli di stress, raccogliere e valutare gli indicatori, attivare ambiti di ascolto e condivisione,...);
- una prevenzione di terzo livello: orientamento alla cura per i docenti già soggetti a patologia psichiatrica conclamata, invio alla Commissione Medica di Verifica (CMV) e reinserimento lavorativo.
 
In un prossimo articolo presenteremo una seconda pubblicazione che documenta invece la gestione del Disagio Mentale Professionale nella scuola da parte dei dirigenti scolastici.
 
 
 
 
Tiziano Menduto



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