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Guariniello: la sentenza sul liceo Darwin e le responsabilità nella scuola

Guariniello: la sentenza sul liceo Darwin e le responsabilità nella scuola
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Interviste e inchieste

26/02/2015

Per approfondire i contenuti della Sentenza della Cassazione sul caso Darwin intervistiamo il sostituto procuratore Raffaele Guariniello. Quali sono le conseguenze della sentenza? Come individuare le responsabilità di dirigenti e RSPP?

Torino, 26 Feb – PuntoSicuro ha già presentato nei giorni scorsi la Sentenza del 3 febbraio 2015 della IV Sezione Penale della Corte di Cassazione, presieduta da Gaetanino Zecca, che ha confermato la condanna di tre funzionari della Provincia di Torino responsabili per l'edilizia scolastica e di tre docenti che avevano ricoperto il ruolo di RSPP al liceo Darwin. Liceo Darwin di Rivoli che il 22 novembre 2008 era stato funestato dalla morte di uno studente, e dal ferimento di altre 17 persone, per la caduta di un controsoffitto.
 
Tuttavia partendo dall’importanza e dall’attualità del tema della sicurezza negli edifici scolastici  - ad esempio in relazione ai crolli che sono avvenuti solo qualche giorno fa in una scuola pescarese – abbiamo voluto approfondire le conseguenze della  sentenza della Cassazione. Sentenza che conferma le condanne della Corte d’Appello di Torino del 28 ottobre 2013, che, a sua volta, invece ribaltava il giudizio del processo di primo grado del 15 luglio 2011. Sia in relazione alla necessità di rendere le scuole più sicure, sia al tema delicato delle responsabilità dei  Dirigenti Scolastici e dei  Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione.
 
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E chi intervistare se non uno dei protagonisti del processo Darwin, il sostituto procuratore Raffaele Guariniello, coordinatore del pool di magistrati della Procura di Torino specializzato nei problemi relativi alla sicurezza sul lavoro e alla tutela del consumatore?
 
A lui chiediamo non solo un suo commento, che è sicuramente positivo in quanto va nella direzione dell’inchiesta da lui aperta dopo il crollo, ma anche una chiave per comprendere se questa sentenza potrà essere, una volta integrata dalle motivazione, un vero spartiacque nell’impegno per la prevenzione della sicurezza scolastica.
Non solo. Gli chiediamo se la sentenza cambia qualcosa per il futuro nelle responsabilità dei dirigenti scolastici e degli RSPP... Perché nel caso Darwin non vi sono responsabilità dei dirigenti scolastici? Come sono imputabili al Servizio di Prevenzione e Protezione eventuali errori tecnici se mancano le competenze per coglierli?
 
Infine ci soffermiamo sul futuro della sicurezza scolastica.
Come affrontarla in mancanza di risorse? Si è fatto abbastanza in Italia? Cosa si potrebbe fare?
Secondo Guariniello è vero che la mancanza di risorse è un dato di fatto, ma tale mancanza “non può diventare una giustificazione di accettazione passiva del rischio. Non si può accettare il fatto che un controsoffitto rischi di cadere su dei ragazzi dicendo che non c’erano le risorse economiche per metterlo a posto. Se ci sono situazioni di rischio di quel tipo bisogna provvedere in altro modo”.
 
Chi ascolterà l’intervista si renderà conto che abbiamo approfittato della presenza del procuratore per fargli anche domande sulle motivazioni, depositate il 23 febbraio, della Sentenza della Corte di Cassazione del 19 novembre 2014 relativa al processo Eternit
 
Ma quella è un’altra storia. Abbiamo preferito rimandare la seconda parte dell’intervista ad un prossimo articolo dedicato all’Eternit e alle parole di Guariniello. Oggi parliamo di sicurezza nella scuola e del caso Darwin.
 
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di leggere una trascrizione parziale della prima parte dell'intervista, realizzata il 24 febbraio, o di ascoltarla integralmente.
 
 
 
 
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
 

Volevamo raccogliere innanzitutto un suo commento sulla sentenza del 3 febbraio della Cassazione relativa al caso Darwin... È quello che si aspettava? Secondo lei le motivazioni che usciranno più avanti potranno dirci qualcosa di nuovo?
 
Raffaele Guariniello: La Cassazione ha sempre ragione perché ha l’ultima parola, quindi è importante leggere la motivazione della sentenza. Certo con questa sentenza la Cassazione, e più di preciso la sezione quarta della Cassazione, si rivela come il vero avamposto della giurisprudenza nel settore della sicurezza sul lavoro. È la sezione specializzata in questa materia della sicurezza sul lavoro, a differenza delle altre sezioni, e quindi è in grado di fornire degli insegnamenti che sono molto più approfonditi. Proprio perché non è che faccia ogni tanto qualche sentenza in questa materia, ma sistematicamente è proprio addetta a lavorare su questa materia.
 
Sotto questo aspetto non è che proprio mi sorprenda questa sentenza sul Darwin, perché nella sostanza la nostra impostazione in materia, quella che poi è stata recepita, è il frutto di elaborazione che abbiamo desunto proprio dalle sentenze della Cassazione. Sia per quel che riguarda la responsabilità dei Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi, sia per quel che riguarda la responsabilità dell’Ente proprietario di una scuola”...
(...) Insomma l’impostazione, ritengo rigorosa, che ci si era data in questa materia era il frutto di insegnamenti della Cassazione, Quindi in qualche modo mi sarei sentito sorpreso nel caso in cui non fosse stata confermata la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Torino.
 
Ciò non toglie che non sia una sentenza a suo modo fondamentale perché dà le indicazioni che bisogna seguire quando si affronta un caso di infortunio nell’ambito di una scuola.
D’altra parte al di là di questi aspetti di carattere giuridico, la sentenza è fondamentale perché dà un’indicazione: bisogna che la sicurezza nelle scuole venga effettivamente tutelata, e non come sta ancora avvenendo oggi che non è ancora adeguatamente tutelata. Non dico a Torino, ma in tutto il paese, le nostre scuole sono purtroppo insicure. Questa sentenza dà un messaggio a tutti i soggetti e gli operatori interessati. Il messaggio è: non accettate questa situazione. Per cui anche di fronte alla doglianza giusta che viene spesso mossa, “mancano le risorse”, non ci si arrende. Bisogna allora prendere dei provvedimenti alternativi.
 
Vediamo di approfondire i contenuti della sentenza. In un intervista che lei aveva rilasciato al nostro giornale sulla sicurezza della scuole si era soffermato in particolare su obblighi e responsabilità del dirigente scolastico. Tuttavia i condannati dalla sentenza in questo caso sono ex Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) della scuola e funzionari della Provincia di Torino responsabili per l'edilizia scolastica...
 
RG: Diciamo che l’articolo 18 comma 3 [del Decreto legislativo 81/2008, ndr] individua due garanti: la scuola e l’ente proprietario della scuola. Poi naturalmente all’interno della scuola e dell’ente proprietario bisogna individuare i soggetti responsabili. E questo dipenderà molto dal comportamento tenuto dai vari soggetti che operano all’interno della scuola.
 
Prendiamo la scuola.
Nella scuola il datore di lavoro, o diciamo meglio, il presunto datore di lavoro sarebbe, in base ai decreti ministeriali, il dirigente scolastico che quindi ha l’obbligo di valutare i rischi.
Più che mai un dirigente scolastico ha bisogno di un apporto tecnico. Più che mai diventa basilare la figura del Responsabile del Servizio di Prevenzione che deve dare la sua collaborazione al dirigente scolastico.
Un conto è avere un datore di lavoro di un acciaieria che è anche un ingegnere che si occupa dei processi di metallurgia, un altro conto è avere un dirigente scolastico che una preparazione tecnica in genere non ce l’ha.
Quindi è fondamentale il ruolo del Servizio di Prevenzione. Quindi si tratta di capire come questa situazione di rischio, che ha causato l’infortunio, era individuabile dal datore di lavoro autonomamente oppure era indispensabile che un tecnico gliela segnalasse...
Quando ad esempio in un asilo di Zagarolo, vicino a Roma, è caduto un cancello, è piombato addosso ad una bambina di quattro anni che è morta, è stato condannato anche il datore di lavoro. Ma perché? Perché era provato che il datore di lavoro conosceva benissimo quella situazione di rischio. E gli si addebitava di non aver comunque, pur conoscendo quella situazione di rischio e fino a che il Comune non avesse adottato i provvedimenti necessari, attuato quei provvedimenti immediati che potevano essere la recinzione della zona e così via.
 
Qui la differenza che c’è ad esempio tra il caso di Zagarolo o il caso di Darwin sta proprio nella conoscenza o nella ragionevole conoscibilità della situazione di rischio da parte del dirigente scolastico.
 
Lei ha parlato della necessità di competenze tecniche, tuttavia ad oggi il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione potrebbe, al di là dei corsi di formazione richiesti dalla normativa, anche avere solo un diploma di istruzione secondaria superiore e mancare di particolari competenze in materia edile...
 
RG: Beh, la strada è indicata dall’articolo 31 comma 3 del Decreto 81. Se l’RSPP si trova di fronte ad un rischio che non è in grado di padroneggiare deve segnalarlo al datore di lavoro che deve ricorrere a persone esterne, con la dovuta professionalità, che siano in grado di integrare l’azione di prevenzione...
 
Ma non c’è la possibilità che manchino proprio le competenze per individuare il rischio?
 
RG: Vede bisogna vedere caso da caso.
Qui nel caso del Darwin era che c’èra un locale tecnico che non ci voleva la competenza tecnica. Bisognava andarlo a vedere. E nessuno è andato a vederlo...
Questa è poi la ragione di fondo della condanna...
 
 (...)
 
 
 

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Rispondi Autore: Stefano Bocchino - likes: 0
26/02/2015 (07:58:27)
Non ho letto gli atti del processo quindi potrebbe mancarmi qualche dato per esprimere un giudizio corretto. Comunque questa sentenza mi sembra una tavanata pazzesca! Ora come RSPP mi devo mettere a fare test statici sui capannoni delle aziende per scoprire se ci hanno messo la sabbia al posto del cemento? Devo infilarmi nelle fogne sotto l'azienda per vedere se c'è rischio di crollo? Controllare i dati astrali per vedere se c'è possibilità che un meteorite colpisca l'insediamento?!?!?

Con questa sentenza, decisa da gente che ha esperienza vera in ambito sicurezza pari a zero, si cerca solo di scaricare la colpa di un fatto grave all'anello della catena che può difendersi meno. Gli altri tutti contenti, così i media ne parlano ed aumentano le presenze ai seminari...
Assurdo.
Rispondi Autore: Roberto Termini - likes: 0
26/02/2015 (09:06:36)
Nelle aziende che seguo (ospedali) ci sono MILIARDI di controsoffitti, botole, cavedi, anfratti, etc. etc. e non basterebbe l'intera vita di un RSPP per visionarli tutti, figuriamoci poi a fantasticare qualche ora in ciascuno di essi sui possibili rischi ivi contenuti... La soluzione (che adotto da oggi in poi) è, come suggerisce RG, "la strada è indicata dall’art. 31 comma 3": nel DVR scriverò accanto ad ogni mia valutazione la seguente frase: "trattandosi comunque di un rischio che non sono in grado di padroneggiare, segnalo al datore di lavoro che deve ricorrere a persone esterne, con la dovuta professionalità, che siano in grado di integrare l’azione di prevenzione".
Rispondi Autore: Pier Giorgio Confente - likes: 0
26/02/2015 (09:14:35)
darwin è un caso eclatante, invece di di ragionare sul tipo di verifiche tecniche da fare e sulla loro periodicità si discute di responsabilità!
Purtroppo il nostro paese si sta incartando su aspetti giuridici mentre la "natura" segue il suo corso indifferente alle leggi.
Possiamo deprecare lo spirito anarchico della natura, il fatto che sia indifferente ai giudizi della magistratura oppure darci da fare per supportare gli RSPP delle necessarie informazioni sulle manutenzioni!
Saluti PG Confente
Rispondi Autore: Aurelio Benegiamo - likes: 0
26/02/2015 (09:18:59)
Perchè sia nel Dlgs. 626/94 che Dlgs.81/08 non è stato legiferato che anche gli RSPP hanno delle responsabilità civili e penali? In questo modo prima di assumere un incarico di RSPP uno ci pensa bene ed eventualmente chiedere un compenso adeguato alle responsabilità assunte. Devono essere sempre le sentenze giudiziarie a fare legislazione?
Rispondi Autore: Davide - likes: 0
26/02/2015 (09:45:52)
Ancora una volta è molto chiaro come nel nostro paese chi comanda è la magistratura .
Vivere e lavorare in Italia sta diventando sempre più complicato e pericoloso ed è proprio grazie a questi fenomeni che stiamo andando a picco.
Rispondi Autore: danilo cazzaro - likes: 0
26/02/2015 (11:03:30)
Ogni sentenza è un caso a se... non mi pare sia il caso di drammatizzare. Spesso in realtà agli RSPP non mancano le competenze, ma se l'importo dell'incarico è basso è il tempo conseguente da dedicare ai rischi presenti che diventa poco. A volte troppo poco. Non essendoci un'ordine mancano delle tariffe minime, pertanto è il mercato che determina gli importi degli incarichi. Con le conseguenze del caso.
Rispondi Autore: Gianfranco Mutti - likes: 0
26/02/2015 (11:20:33)
" ... Un conto è avere un datore di lavoro di un acciaieria che è anche un ingegnere che si occupa dei processi di metallurgia, un altro conto è avere un dirigente scolastico che una preparazione tecnica in genere non ce l’ha..."

Mi stupisce questa frase: quando si tratta del "privato", anche la "sciura Maria" è corresponsabile in tutto, se invece si parla del "pubblico", tutte le attenuanti sono ammesse.
Ma perché non vengono nominati Dirigenti scolastici, che abbiano le competenze necessarie, visto che nelle scuole superiori ( in particolare quelle tecniche) ci sono fior di docenti che oltre ad insegnare esercitano anche la libera professione e che conoscono perfettamente la materia!
Allora si dovrebbe chiamare in causa anche il provveditore che ha nominato il dirigente scolastico (culpa in eligendo) considerato che "proprio" una delle mansioni del dirigente scolastico(Datore di lavoro) è proprio quella di ottemperate alla corretta valutazione dei rischi!
Rispondi Autore: Massimo Zucchiatti - likes: 0
26/02/2015 (11:24:22)
QUESTA è UNA sentenza...esemplare..."tremenda"..per il fatto e la disgrazia successa...per le condanne...per le giustificazioni di condanna...è UNA delle sentenze...purtroppo noto e notiamo che oggi si è giunti a queste conclusioni ma ieri o domani le conclusioni con altri giudici sono state, sono e saranno sicuramente molto molto diverse. E' questo che sconcerta che non dà sicurezza a nessuno nè alle famiglie che hanno sofferto e soffrono nè ai responsabili veri o presunti...e quindi la "Giustizia" sembra essere un qualcosa che è sempre dubbia...poche certezze avevano le famiglie poche i "colpevoli" visto che nella prima sentenza mi pare fossero tutti "innocenti".
Di certo che se io fossi stato nella famiglia di Vito Scafidi (di cui neppure si pronuncia il nome in questa pagina...) mi sarei sentito deluso incazzato verso tutti e desideroso di "vendetta" o forse solo distrutto dal dolore.
Se fossi stato uno dei 3 RSPP mi sarei fatto mille e una domanda e mi sarei dato mille e due risposte giustificatrici...
Ma cosa ci voleva ad andare a guardare sopra la botola? Ma perchè avrei dovuto guardare visto che tutto era normale ??
In una decina di scuole che seguo sono caduti: soffitti in cemento-plafoniere da 7 kg-lampadari-finestre da 80 kg-controsoffitti-pezzi di cemento-pannelli in truciolare...abbiamo scoperto sopra una botola (io) pile di mattoni sopra la testa di bimbi piccoli-una caldaia dimenticata sopra un solaio-sassi-pietre che tengono fermi pannelli di controsoffitto (usanza degli anni '70 '80) -- ho scritto ed ottenuto che 3 scuole intere fossero chiuse IMMEDIATAMENTE - 2 palestre...ma quante cose non ho visto non vedrò...forse non sono riuscito o..non ho ritenuto di andare a vedere ? Non lo so.
Bravo Roberto TERMINI forse è la soluzione ma in effetti serve a spostare la "colpa" a qualcun altro...intanto cosa succede ? Un preside chiude facilmente una scuola ?
Io vorrei fare una domanda "tremenda" (come la disgrazia avvenuta) ai 3 RSPP , una domanda che aiuti altri come noi: "se poteste tornare indietro e foste di nuovo RSPP del Darwin come agireste ?" forse la risposta non è scontata e non la può dare nessun altro.
Io continuo a fare il RSPP e spero di aver evitato delle disgrazie in passato e spero di farlo in futuro...certamente il RISCHIO non è mai zero neppure...per un RSPP !
Per terminare ai cari colleghi RSPP vorrei proporre la vicenda del CROLLO DEL CONVITTO ALL'AQUILA a seguito del terremoto...periodo simile...ma condannato solo il dirigente scolastico (peraltro non ingegnere) salvo il RSPP ingegnere condannato in appello anche un dirigente ingegnere (o architetto...non ricordo) della provincia...Come vedete in un caso in cui NON si poteva prevedere il fatto (terremoto) - ovviamente con le dovute cautele in quanto la sentenza parla di tanti fatti complessi avvenuti...- non si poteva "andare a guardare dentro la botola del futuro" è stato condannato subito il preside (e solo lui al 1° giudizio) mentre al darwin (se leggete la sentenza in appello) il preside è stato lasciato completamente fuori in quanto non in grado di valutare...
Una richiesta per capire meglio...qualcuno sa dirmi come avere la copia della sentenza in cassazione ? Grazie
Rispondi Autore: andrea - likes: 0
26/02/2015 (11:24:27)
nel caso della scuola forse non è neanche il mercato...sei vuoi lavorare sai che devi proporti a una certa cifra (1200/1800)perchè i soldi le scuole non li hanno...

Vorrei però sapere: come mai non è stata considerata la culpa in eligendo e la culpa in vigilando del datore di lavoro?
Rispondi Autore: Lucia - likes: 0
26/02/2015 (11:33:54)
l'importante è che lo stato sia innocente e possa continuare a risparmiare soldi sulla pelle della gente comune...per spartirli fra i soliti membri di caste

i giudici hanno perso l'occasione di sollevare il problema: avrebbero potuto trovare il vero responsabile, cioè lo stato, e obbligarlo d'ora in avanti a fare la manutenzione delle scuole

E non vengano a dirci che non ci sono i soldi, per pagare i vitalizi li trovano sempre!

Istruire i cittadini è un obbligo dello stato e garantirne la sicurezza anche
Rispondi Autore: carmelo catanoso - likes: 0
26/02/2015 (12:02:11)
Come già detto in altri post quando sono intervenuto sull'argomento, personalmente penso sia innegabile constatare l’esistenza, in Italia, di un sistema prevenzionale da "manutenzione a guasto" (in tutti campi e non solo per la salute e sicurezza).
In altre parole ci attiviamo, e quasi sempre con interventi di facciata, solo dopo che è successo il fatto.

Il nostro sistema prevenzionale è:
- basato sulla sanzione penale con l’obiettivo reprimere un comportamento negligente, omissivo, ecc.. che ha portato ad una situazione di pericolo o, peggio, ha causato un grave infortunio;
- entrato sulle mancanze e sugli errori degli individui e se si sbaglia, bisogna essere puniti tramite una sanzione penale.

Questo sistema, nonostante la palese inefficienza, sta in piedi perchè è comodo e sostenibile con facilità in quanto:
- nel nostro ordinamento penale, la responsabilità è personale;
- i comportamenti pericolosi sono all’origine della maggioranza degli infortuni;
- individuare uno o più colpevoli soddisfa le giuste aspettative emotive di coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nonché le esigenze della Collettività.

Il problema, però, è che:
- la ricerca di uno o più colpevoli porta a tralasciare l’analisi delle organizzazioni pubbliche o private nella loro interezza;
- la mancata analisi delle organizzazioni pubbliche o private consente di mantenere alle stesse lo “status quo”, con la struttura, le regole ed il sistema di poteri esistente al momento dell’evento;
- non si analizzano le decisioni prese ai massimi livelli e le cui conseguenze sono alla base degli stessi eventi verificatisi.

Il risultato di tutto ciò è che non si interviene alla fonte del problema e non si rimuovono le cause primarie di quanto avvenuto.

Quindi, potranno essere condannati N RSPP, N dirigenti scolastici ed N tecnici comunali e provinciali ..... ma, continuando così, come anche evidenziato da Laura nell'ultimo intervento, non risolveremo mai il problema.

L'ultimo caso è stato a Pescara 20 giorni fa ....
Adesso aspettiamo il prossimo.
Rispondi Autore: Laura - likes: 0
26/02/2015 (15:32:42)
Sono state inflitte sanzioni individuali per un evento tragico ed emotivamente sconvolgente, che ha rivelato un enorme fallimento sistemico.
La vicenda mette in evidenza la totale inadeguatezza normativa, procedurale, dei controlli, dell'attribuzione di responsabilità e dell'allocazione delle risorse. Ci saranno leggi da modificare, ruoli da ridefinire e priorità da rivedere, ma non a spese di sei persone che si sono trovate nel mezzo di un sistema malato più grande di loro.
Mi risulta che il compito di legiferare spetti ancora al Parlamento e non a un organo "che ha sempre ragione" per definizione...
Rispondi Autore: carmelo catanoso - likes: 0
26/02/2015 (16:24:49)
Il problema è che chi "legifera" non ha alcuna idea su cosa legiferando.

Penso sia emblematico quanto indicato dal collega Luca Mangiapane in un post di commento ad un articolo sugli spazi confinati pubblicato su Punto Sicuro il 22 dicembre 2014 e relativo al "modus legiferandi" tipico dello stivale italiota.

Scrive il collega:

In questo Paese da un po' di anni vige questa procedura:

1) Esiste una legge più o meno sensata, ma che comunque se applicata permetterebbe di evitare infortuni gravi;

2) Chi lavora non sempre rispetta la legge; il non rispetto delle legge a volte comporta degli infortuni gravi;

3) Quando ci sono casi eclatanti, i media danno enfasi a questi incidenti;

4) I politici, che non sanno nulla di quelle che sono le leggi vigenti sulla sicurezza sul lavoro, pensano che non esistano leggi sulla sicurezza e se esistono non sono adeguate; quindi per placare l'opinione pubblica e/o per cavalcare l'onda mediatica ritengono necessario provvedere immediatamente fare delle nuove leggi che evitino il ripetersi degli eventi;

5) I politici chiedono ai loro organi tecnici di fare queste leggi; questi organi tecnici raramente hanno tra le loro fila delle persone che professionalmente hanno conoscenza della materia su cui sono chiamati a lavorare; tra l'altro pensano che se loro che si trovano in quella posizione di super esperti non conoscono bene la materia, allora vuol dire che nessuno in giro per il mondo ha mai affrontato il problema e quindi si deve sempre partire da zero; dato che partendo da zero non hanno un punto a cui appigliarsi, procedono nell'unico modo che conoscono e cioè amplificando la burocrazia senza mettere nulla che aumenti veramente la sicurezza e generando degli oggetti molto vaghi e confusi; la vaghezza e la confusione è fatta ad arte per impedire di capire che chi ha scritto non aveva le idee chiare su che cosa stava scrivendo;

6) Il parlamento, il governo, il presidente della repubblica approvano la legge senza neppure sapere di che cosa si stia parlando;

7) Una volta che la legge diventa operativa, la sua vaghezza e confusione non ne permette una interpretazione univoca (come invece dovrebbe essere) e quindi partono le interpretazioni da parte degli organi di vigilanza, dei magistrati, degli esperti e soprattutto da parte di chi questa legge l'ha scritta (!!!) e qui si legge tutto e il contrario di tutto; a volte gli organi di vigilanza non contenti di quello che è stato fatto nei punti precedenti si danno delle loro linee guida o di indirizzo che sono ancora diverse o più restrittive di quello che richiede la legge, contribuendo in questo modo all'aumento della confusione.

8) Chi deve applicare la legge non capisce più niente di quello che succede e procede cercando di capire chi è che sta dicendo le cose giuste; normalmente in questi casi la paura fa sì che chi le spara più grosse e che quindi è per la repressione totale e per la burocrazia asfissiante, abbia ragione.

9) Quando la paura fa poi 90, anche chi si trova ad applicare la legge cerca di diventare più realista del re e quindi cerca di aumentare ancora di più la restrizione, perché non si può mai sapere come la penserà chi si troverà a valutare le cose nel caso in cui queste andassero male.

10) L'utente finale della legge, che è l'impresa o l'ente e il lavoratore e che mentre succede tutto quello di cui ai punti precedenti stava facendo dell'altro, la legge non sa neanche che esiste e quindi continua a fare come prima continuando a non applicare la legge di cui al precedente punto 1.


Quindi, rispondendo a Laura e condividendo tutto quanto ha scritto, non posso che dire che c'è da farsi poche illusioni sulle capacità di legiferare in modo oculato da parte del Parlamento visto lo spessore e la consapevolezza situazionale di chi, in concreto, scrive le leggi.
Rispondi Autore: Filippo Verrillo - likes: 0
26/02/2015 (17:19:20)
Sono d’accordo con Laura, è un sistema malato dove le Leggi emanate dall’organo preposto che è il Parlamento vengono interpretate da altri che per definizione hanno ragione. Così anche nei casi in cui gli articoli di legge che sembravano chiari vengono avvolti nella nebbia del dubbio e delle interpretazioni personali. Il più delle volte anche di fronte a reiterate segnalazioni, gli Enti Preposti non intervengono, spesso per mancanza di risorse. Sono più di 20 anni che si è a conoscenza delle carenze degli edifici scolastici (e costantemente vengono richiesti i dati alle suole), ma la realtà è quella sotto gli occhi di tutti, ma diventa visibile solo a seguito di eventi mediatici.
Rispondi Autore: carlo colombo - likes: 0
26/02/2015 (18:36:59)
Concordo con chi sostiene che si colpiscono gli RSPP perché non si vuole colpire il sistema.
Rispondi Autore: Giovanni - likes: 0
11/03/2015 (10:43:42)
I tre R-SPP, all'epoca della nomina, erano ingegneri e architetti abilitati all'esercizio della professione. La sentenza di primo grado (di assoluzione) spiega però che per ricoprire l'incarico la legge ritiene sufficiente un qualunque diploma e qualche corso di poche ore, ergo, per legge, non si può pretendere che un R-SPP svolga funzioni - proprie di un ingegnere strutturista - di garante della sicurezza strutturale degli edifici.
La sentenza d'appello (di condanna) cambia punto di vista, entra nel merito del caso concreto e ritiene che la semplice apertura di una botola per accedere a un vano tecnico al fine di rendersi conto dello stato di quel locale non costituisce un eccesso di scrupolo - tale da doversi e potersi pretendere solo da un ingegnere strutturista - ma un doverosa necessità per qualsiasi R-SPP.
Non sono un tecnico, né un R-SPP e ho letto con rispetto gli altri commenti qui pubblicati. Ma al di là delle colpe dello Stato, del sistema, dei politici, della mancanza di risorse, dei vitalizi ... (= tutti colpevoli, nessun colpevole) ... chiedo: è lecito attendersi, da chi decida liberamente di assumersi la responsabilità del servizio di prevenzione e protezione, il sopralluogo di tutti i locali della scuola ivi compresi i vani tecnici?
Rispondi Autore: Stefano Zaccara - likes: 0
05/05/2015 (11:21:04)
Vorrei solo capire come si è potuto non incriminare il ministro dell'istruzione degli ultimi 20 anni visto che lo sanno benissimo quali sono le condizioni delle scuole in Italia sia a livello strutturale che dell'amianto contenuto. E sono ancora maggiormente colpevoli visto e considerato che l'RSPP viene nominato dal datore di lavoro che deve sceglierlo sulla base delle competenze necessarie a svolgere il ruolo. In questo caso chi paga per non aver verificato l'idoneità tecnico-professionale degli RSPP nominati?? Se gli RSPP avessero scritto ai dirigenti scolastici e al ministero che urgevano interventi di messa in sicurezza (mettendo, quindi, a conoscenza della situazione di pericoilo grave ed imminente), cosa avrebbe deciso la suprema corte?

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