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Mancato rispetto delle norme di sicurezza: condannato il legale rappresentante di una fabbrica
E' stato condannato ad un anno di reclusione per concorso in omicidio colposo il legale rappresentante di un'azienda meccanica nella quale, nel marzo '99, mori' un operaio quarantaseienne.
Il giudice ha accolto la tesi dell'accusa sostenendo che la dirigenza della ditta fosse a conoscenza della manomissione, per non rallentare il processo di produzione, dei sistemi di sicurezza di un macchinario.
Per lo stesso fatto, nell'aprile scorso, e' stato condannato a 8 mesi di reclusione per omicidio colposo, con patteggiamento della pena, il caporeparto dell'operaio.
Una morte che avrebbe potuto essere evitata se fossero state rispettate le norme di sicurezza.
L'infortunio mortale e' avvenuto in un reparto di pressofusione dell'azienda che produce accessori per mobili, nel quale sono utilizzati robot.
I macchinari sono dotati di sistemi di sicurezza che ne interrompono il funzionamento quando si apre il cancello che delimita il raggio di azione della macchina.
Il giorno dell'infortunio mortale tali sistemi di sicurezza erano stati pero' disabilitati per non rallentare il processo di produzione; a causa del mancato sincronismo tra robot e forni di fusione erano necessari infatti frequenti interventi da parte dell'operaio.
L'uomo, entrato nell'area di lavorazione per prelevare un pezzo, per errore riavvio' il macchinario. Il braccio della gru schiaccio' l'operaio contro il forno, uccidendolo.
Se i dispositivi di sicurezza non fossero stati manomessi, avrebbero impedito il riavvio del macchinario.
La difesa ha sostenuto che il rappresentante legale della ditta non fosse a conoscenza della manomissione dei sistemi di sicurezza e che non potesse neppure rendersene conto guardando i robot al lavoro; ed ha annunciato il ricorso in appello.
Il giudice ha accolto la tesi dell'accusa sostenendo che la dirigenza della ditta fosse a conoscenza della manomissione, per non rallentare il processo di produzione, dei sistemi di sicurezza di un macchinario.
Per lo stesso fatto, nell'aprile scorso, e' stato condannato a 8 mesi di reclusione per omicidio colposo, con patteggiamento della pena, il caporeparto dell'operaio.
Una morte che avrebbe potuto essere evitata se fossero state rispettate le norme di sicurezza.
L'infortunio mortale e' avvenuto in un reparto di pressofusione dell'azienda che produce accessori per mobili, nel quale sono utilizzati robot.
I macchinari sono dotati di sistemi di sicurezza che ne interrompono il funzionamento quando si apre il cancello che delimita il raggio di azione della macchina.
Il giorno dell'infortunio mortale tali sistemi di sicurezza erano stati pero' disabilitati per non rallentare il processo di produzione; a causa del mancato sincronismo tra robot e forni di fusione erano necessari infatti frequenti interventi da parte dell'operaio.
L'uomo, entrato nell'area di lavorazione per prelevare un pezzo, per errore riavvio' il macchinario. Il braccio della gru schiaccio' l'operaio contro il forno, uccidendolo.
Se i dispositivi di sicurezza non fossero stati manomessi, avrebbero impedito il riavvio del macchinario.
La difesa ha sostenuto che il rappresentante legale della ditta non fosse a conoscenza della manomissione dei sistemi di sicurezza e che non potesse neppure rendersene conto guardando i robot al lavoro; ed ha annunciato il ricorso in appello.
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