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Imparare dagli errori: gli infortuni che avvengono nelle attività di pesca

Imparare dagli errori: gli infortuni che avvengono nelle attività di pesca
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Imparare dagli errori

21/04/2022

Esempi di infortuni professionali in ambito marittimo e portuale. Focus sugli infortuni a bordo di motopescherecci e barche da pesca. Le criticità nel settore della pesca e le indicazioni per la prevenzione nel lavoro marittimo.

Brescia, 21 Apr – Al di là dei diversi ambiti lavorativi generalmente il lavoro nel settore marittimo “è faticoso, insicuro e rischioso”, come ricordato nel documento Inail dal titolo “ Gli infortuni dei lavoratori del mare” che ha raccolto nel 2018 i racconti di numerosi infortuni, tratti dagli archivi del Sistema di sorveglianza degli infortuni mortali sul lavoro. E proprio a partire da queste considerazioni si sottolinea che sono importanti nel settore “un’adeguata organizzazione del lavoro, l’utilizzo delle buone pratiche conosciute nel settore, nonché una continua attività di informazione-formazione-aggiornamento sui dati provenienti dalle attività di sorveglianza e monitoraggio delle malattie professionali e degli infortuni”.

 

Proprio per favorire la conoscenza delle dinamiche infortunistiche abbiamo iniziato nelle scorse settimane un breve viaggio, attraverso la rubrica “ Imparare dagli errori”, dedicata al racconto delle dinamiche degli infortuni professionali, negli incidenti e infortuni che avvengono nel settore marittimo e portuale.

Ci soffermiamo oggi, in particolare, sugli infortuni che avvengono nelle attività di pesca, ricordando che il lavoratore marittimo è “qualsiasi persona facente parte dell’equipaggio che svolge, a qualsiasi titolo, servizio o attività lavorativa a bordo di una nave o unità mercantile o di una nave da pesca”.

 

Questi gli argomenti trattati:


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Sicurezza Pesca Professionale - Categoria Istat: A - Agricoltura, Silvicoltura e Pesca

 

Esempi di infortuni che avvengono nelle attività di pesca

Riprendiamo alcuni casi di infortunio tratti dalle schede di Infor.mo. e presentati nella pubblicazione Inail “Gli infortuni dei lavoratori del mare” curata da Antonio Leva, Diego De Merich, Mauro Pellicci, Daniele De Santis, Alessandro Di Francesco, Giulia Forte, Claudio Scarici, Rita Vallerotonda e Giuseppe Campo.

 

Il primo caso riguarda un lavoratore che si trovava a bordo di un motopeschereccio “intento ad effettuare delle lavorazioni, posizionato sulla tramoggia di scarico delle vongole, a prua dell’imbarcazione”.

L’imbarcazione “era governata dal comandante che si trovava al verricello che comanda la draga, posizionato in un punto da cui non aveva la visuale della zona di posizionamento dell’infortunato. La draga utilizzata per la pesca delle vongole, in quel momento era libera di oscillare (in bando) e a causa di ciò ha colpito l’infortunato ed il forte urto lo ha spinto con la testa sul montante che sostiene la draga (archetto di prua) procurandogli lesioni sul lato destro del cranio con esito mortale”.

 

Il secondo caso è relativo ad un lavoratore che si trovava a bordo di un peschereccio in mare a circa due miglia dalla costa. Mentre era sul peschereccio il lavoratore lanciava una cima “a cui era agganciata un’attrezzatura di lavoro posta sotto il mare a circa due metri di profondità senza rendersi conto che i piedi erano vicino alla zona dove era arrotolata la parte libera di cima.

Nel prosieguo dell’attività, “una gamba del lavoratore veniva avvolta dalla cima e trascinata sotto acqua senza riuscire a liberarsi. L’infortunato non riuscendo a liberarsi decedeva per annegamento”.

 

Nel terzo caso si segnala che un lavoratore “durante le operazioni di ‘marcatura del cavo’ e più precisamente durante la srotolatura dello stesso in acqua, si trovava in posizione eretta con i piedi appoggiati sopra le reti delle gabbie, a poppa di una barca da pesca”.

Durante questa operazione il lavoratore “cadeva in acqua trascinato da una spira del cavo d’acciaio alla coscia sinistra. I salvagenti anulari non erano in condizioni di ‘pronto uso’ in quanto presenti ma non utilizzabili perché legati. L’infortunato non indossava alcun salvagente

o dispositivo di galleggiamento, mentre indossava stivaloni di gomma pesanti. Nonostante le operazioni di ricerca secondo la procedura di ‘uomo a mare’ che prevede di dirigere la prua verso il naufrago, che ha richiesto diversi minuti, l’infortunato annegava. L’infortunio è avvenuto di notte”.

 

Le criticità nel settore della pesca e l’uso delle attrezzature

Il documento “Gli infortuni dei lavoratori del mare” indica che nel settore marittimo “la pesca è riuscita a “fronteggiare meno degli altri comparti un decennio di crisi economica ed una serie di criticità che rallentano la modernizzazione delle imprese ed il derivante miglioramento organizzativo e delle condizioni di sicurezza e salute sul lavoro”. Criticità che coinvolgono i seguenti aspetti:

  • “l’età media dei lavoratori del settore (41 anni), dovuta ad un limitato ricambio generazionale, peraltro comune anche ad altri due settori (costruzioni ed agricoltura), e ad una perdita di immagine del profilo professionale tra le giovani generazioni;
  • la scarsa inclinazione delle imprese all’innovazione tecnico-organizzativa, evidenziata dai bassi investimenti per posto di lavoro;
  • gli eccessivi oneri burocratici ed economici per adeguarsi agli obblighi legislativi;
  • i livelli insufficienti di formazione e informazione fra gli operatori;
  • le caratteristiche strutturali delle imprese (piccole o piccolissime dimensioni, con frammentazione territoriale e modelli organizzativi fragili);
  • la difficoltà di dialogo tra le istituzioni e il mondo imprenditoriale;
  • il declino del settore (diminuzione della produzione, delle imbarcazioni e degli addetti), dovuto alla competizione dei mercati asiatici, alla diminuzione degli stock ittici nazionali, all’aumento del prezzo dei combustibili ed al rialzo dei costi di distribuzione;
  • l’insufficiente attenzione alle variabili macroeconomiche in grado di influenzare le performance gestionali delle imprese sia a livello di produttività sia a livello di gestione della sicurezza e salute a bordo”.

 

Tra i vari documenti, che riportano indicazioni per la prevenzione nel lavoro marittimo in genere, c’è anche la “ Guida per una navigazione sicura e per la gestione delle emergenze” realizzata nel 2014 attraverso la collaborazione tra Direzione Marittima del Friuli Venezia Giulia, Azienda Sanitaria n. 1 Triestina e Inail - Settore Navigazione.

 

Tra le altre cose la guida si sofferma sull’utilizzo di attrezzature e impianti e riporta alcune possibili precauzioni, con particolare riferimento alle navi, anche per cime e verricelli:

  • Rischio:
    • “cesoiamento
    • intrappolamento
    • schiacciamento
  • Cause:
    • movimenti incontrollati o scivolamenti di cime e cavi
    • tamburi di avvolgimento e macchinari non protetti
    • componenti usurati
    • sistemi d’arresto inadeguati per i casi d’emergenza”
  • Precauzioni:
    • “gabbie protettive o barriere per non venire a contatto con le parti mobili; segnalazione ottica e acustica dei movimenti pericolosi, sistemi di arresto di emergenza”.

 

Riportiamo anche altre precauzioni inerenti le attrezzature e impianti:

  • manovre di apertura portelloni, scala reale, stive: “accertarsi dell’assenza di persone in prossimità degli organi in movimento nelle manovre con comando a distanza; seguire le procedure scritte; installare i blocchi meccanici qualora previsti; verificare il corretto funzionamento dei dispositivi di fine corsa; eliminare le perdite dei circuiti idraulici di manovra”;
  • condutture e apparecchiature elettriche: “non eseguire manutenzioni elettriche in assenza di qualifica specifica; adeguato isolamento elettrico e meccanico dei conduttori; mantenere i quadri elettrici sempre chiusi; fare attenzione alla segnaletica elettrica”;
  • tubolature e condotti: “effettuare una manutenzione costante; eliminare immediatamente eventuali perdite; le parti calde devono avere delle coibentazioni adeguate; contenere eventuali perdite con appositi materiali assorbenti; utilizzare a seconda delle necessità visiere, guanti e scarpe antiscivolo”;
  • impianti di ventilazione: “pulire periodicamente le condotte ed i sistemi di filtraggio; pulire periodicamente le vasche di condensa e/o gli impianti di umidificazione; pulire i terminali di ventilazione (bocchette d’aria); verificare periodicamente le portate d’aria”.

 

La guida si sofferma anche sulla sicurezza in alcune attività e macchine da officina: trapani, sega circolare per metalli, saldatura, torni, smerigliatrici fisse e portatili.

 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail, “ Gli infortuni dei lavoratori del mare”, a cura di Antonio Leva, Diego De Merich, Mauro Pellicci, Daniele De Santis, Giulia Forte, Claudio Scarici, Rita Vallerotonda, Giuseppe Campo (Inail - Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale) e Alessandro Di Francesco (Inail - Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici) - edizione 2018 (formato PDF, 1.19 MB).

 

 

Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “ Sicurezza e infortuni dei lavoratori del mare”.

 


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