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Per una gestione inclusiva delle emergenze e dell’esodo

Per una gestione inclusiva delle emergenze e dell’esodo
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

08/04/2024

Un intervento si sofferma sulla sicurezza inclusiva e sulla gestione delle emergenze e dell’esodo. Focus sulle esigenze speciali, sul comportamento umano in emergenza, il panico e le modalità relazionali con persone con disturbi del neurosviluppo.

Trento, 8 Apr – Come ricordato da Stefano Zanut in una recente intervista, per pianificare e gestire adeguatamente e in modo inclusivo le emergenze è necessario un nuovo approccio.

 

A ricordare la necessità di un nuovo approccio inclusivo è anche un recente convegno “Sicurezza inclusiva: nuovi strumenti e buone pratiche”, che si è tenuto a Trento il 5 dicembre 2023. Un convegno che, aperto alla comunità universitaria dell’Università di Trento e a tutta la cittadinanza, ha assunto come prospettiva il valore dell'inclusione nell'ottica delle differenze, affrontando – come indicato nella presentazione – “il tema della sicurezza inclusiva, che mira ad assicurare la protezione e il benessere di tutti e di tutte, tenendo conto delle caratteristiche di ogni persona ed evitando discriminazioni legate a età, genere, etnia, orientamento sessuale, condizione fisica o altro”.

 

Ci soffermiamo in particolare su un intervento al convegno che riprende proprio alcuni temi sollevati dallo stesso Zanut in merito alla gestione dell’emergenza.

 

Questi gli argomenti trattati nell’articolo di presentazione dell’intervento:


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La gestione dell’esodo, le esigenze speciali e gli addetti alle emergenze

L’intervento “La gestione della sicurezza: dalle persone, per le persone”, a cura dell’Ing. Mirella Ponte (Responsabile Divisione Ambiente e Sicurezza - Università di Trento), si sofferma tra le altre cose sul tema della gestione dell’esodo, un “fenomeno complesso”.

 

Ed è necessario un nuovo approccio al tema dell’emergenza perché per assicurare, come indicato sopra, la protezione e il benessere di tutti e di tutte bisogna tener conto delle caratteristiche di ogni persona, e dunque anche delle persone con esigenze speciali.

 

Ad esempio con riferimento a:

  • persone con disabilità
  • persone con patologie respiratorie e cardiache
  • variabilità sensoriali
  • persone anziane
  • persone con bambini e passeggini
  • donne in stato di gravidanza
  • persone con traumi o con patologie più o meno evidenti
  • persone con traumi o difficoltà temporanee
  • persone che in condizioni normali sono “standard” … in emergenza o in caso di catastrofi potrebbero richiedere un aiuto particolare”. 

 

L’intervento si sofferma anche sul ruolo dell’addetto alle emergenze che deve anche essere formato per la gestione e soccorso di utenti con specifiche necessità, ad esempio con riferimento ai seguenti temi: 

  • “inclusività – significato e potenzialità per una sicurezza inclusiva – il progetto «per una sicurezza inclusiva»
  • il comportamento umano in emergenza e il ruolo del soccorritore; la comunicazione efficace in emergenza
  • disabilità motorie e patologie neurovegetative: muoversi in emergenza
  • persone con disabilità uditive: riconoscimento, relazione, comunicazione e accompagnamento
  • cecità ed ipovisione: riconoscimento, ausilio al wayfinding e accompagnamento
  • modalità relazionali in presenza di persone con disturbi del neurosviluppo”. 

 

L’intervento si sofferma poi sulle novità e indicazioni normative, con riferimento al DM 2 settembre 2021 e all’allegato II – Gestione della sicurezza antincendio in emergenza (punto 3 – Assistenza alle persone con esigenze speciali in caso di incendio). 

 

Il comportamento umano in emergenza e il panico

La relatrice si sofferma poi sul comportamento umano in emergenza, sul ruolo del soccorritore e sulla comunicazione efficace in emergenza

 

Riguardo ai comportamenti umani si segnala che possono essere determinati da:

  • “Struttura di personalità
  • Storia personale
  • Presenza di legami sociali
  • Carattere
  • Bisogni
  • Cultura
  • Esperienze vissute”. 

E le persone sono “generalmente ‘resistenti’ ad interrompere le proprie attività, ed hanno bisogno di conferme, per cui tendono a voler ‘definire’ la situazione prima di ‘rispondere’ in presenza di un allarme sonoro. Per tale motivo, aspettano altri indicatori ambientali:

  • Odore di fumo;
  • Urla (persona ferita / in pericolo);
  • Un collega che gli dica di uscire;
  • Informazioni su cosa sta accadendo”  

 

L’intervento presenta poi gli elementi che influenzano il comportamento umano in emergenza, i tempi di pre-movimento, le scorciatoie cerebrali e si sofferma su cosa sia il panico: “Reazione, individuale o collettiva, che interviene improvvisamente di fronte a un pericolo reale o immaginario, togliendo la capacità di riflessione e spingendo alla fuga o ad atti inconsulti”. Insomma un “comportamento irrazionale ascrivibile ad eventi esterni nei confronti dei quali si ha impressione di non poter far nulla”. 

 

Si indica poi che ‘siamo tutti attori nell’emergenza’ e che è bene “considerare gli utenti come ‘alleati’ piuttosto che soggetti passivi da gestire nell’esodo”. Ed è importante “condividere le informazioni per non rallentare la presa di consapevolezza e il processo decisionale”.

 

Le modalità relazionali e i disturbi del neurosviluppo: l’autismo

La relazione si sofferma poi, riguardo alle modalità relazionali in presenza di persone con disturbi del neurosviluppo, su autismo ed emergenza.

 

Quando si parla di autismo si fa riferimento ad un “gruppo di disturbi di natura neurobiologica, più correttamente definiti Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) i cui sintomi si manifestano precocemente e permangono per tutto il corso dell’esistenza”.

E vi è una “enorme variabilità sia nella presentazione e gravità dei sintomi principali sia in relazione a sintomi non-ASD, come la capacità cognitiva, la capacità di linguaggio espressivo, la modalità di insorgenza e le comorbisità mediche e psicopatologiche”.

 

Tuttavia, pur nelle differenti manifestazioni cliniche, “vi è la presenza di pattern comportamentali atipici che si possono riassumere in (DSM-5, 2013):

  1. Deficit nella comunicazione e nella interazione sociale
  2. Comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi”. 

 

Si indica poi che l’autismo “rende le persone estremamente sensibili, con una forte intelligenza emotiva, ma spesso, a causa delle difficoltà nell’espressione delle emozioni, queste ultime possono essere vissute come un sovraccarico sensoriale, emotivo e cognitivo, portando a manifestazioni emotive violente, improvvise e pressoché incontrollabili (meltdown)”.  Dove il termine «meltdown» viene utilizzato per indicare “una reazione estrema a situazioni stressanti da parte di persone con disturbo dello spettro autistico”. E “nelle persone autistiche e asperger, a causa di una ipersensibilità sensoriale ed emotiva, la soglia di attivazione di questa risposta allo stress è estremamente bassa, e la reazione alla stessa spropositata”.

 

La reazione può essere innescata anche da:

  1. “Ambiente troppo rumoroso o caotico;
  2. Una situazione stressante;
  3. Un improvviso cambio di programma;
  4. Un forte stimolo sensoriale;
  5. L’imposizione di una azione o di una regola”. 

 

La relazione indica come riconoscere il “meltdown” e come gestirlo.

Infatti durante una situazione di emergenza “una persona con autismo potrebbe reagire non necessariamente, o non solo, perché spaventata dal pericolo in sé ma anche perché infastidita da elementi che noi giudicheremmo ‘secondari’ o non rilevanti (allarmi, rumori o luci forti, interruzione di una routine, arrivo degli stessi soccorsi - sirene). Nel momento in cui una persona inizia ad urlare, agitarsi e tentare di sfuggire può essere utile:

  • Mantenere una espressione serena, rimanendo calmi e fermi, usando un tono di voce basso e calmo per comunicare;
  • Muoversi con calma senza movimenti improvvisi e rimanendo davanti alla persona;
  • Se possibile, cercare di individuare un oggetto personale da utilizzare come elemento attrattivo per farsi seguire;
  • Spiegare la situazione con linguaggio semplice e anticipare a piccoli passaggi ciò che si farà, con frasi brevi e complete evitando di sovraccaricare la persona di informazioni;
  • Utilizzare i supporti visivi per rafforzare la comunicazione”. 

 

E “l’utilizzo di immagini, per anticipare e spiegare quanto si vuole fare, rappresenta una risorsa importante nella relazione con una persona con ASD”.

 

Rimandiamo in conclusione alla lettura integrale delle slide dell’intervento che riportano ulteriori indicazioni sulle modalità relazionali in presenza di persone con disturbi del neurosviluppo e sul ruolo e la formazione dei soccorritori.

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

“La gestione della sicurezza: dalle persone, per le persone” a cura dell’Ing. Mirella Ponte (Responsabile Divisione Ambiente e Sicurezza - Università di Trento), intervento al convegno “Sicurezza inclusiva: nuovi strumenti e buone pratiche” (Trento, dicembre 2023).

 

 

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