IL FATTORE UMANO NELLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
PuntoSicuro, continua la pubblicazione (vedere PuntoSicuro n. 1415, 1422, 1434 e 1440) in piĂš articoli degli atti del convegno tenutosi a Bologna il 13 settembre 2005: âIl ruolo critico del fattore umano nella gestione delle emergenze, criteri e metodologie per la selezione degli addetti alle squadre di emergenza sanitaria, antincendio e primo soccorsoâ.
Di seguito il quinto intervento (i successivi saranno pubblicati nei prossimi numeri di PuntoSicuro, mentre per gli abbonati alla banca dati ci sarĂ a breve la possibilitĂ di scaricarli tutti).
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Variabili impreviste e/o imprevedibili nellâelaborazione e gestione dei piani di emergenza: lâimportanza del fattore umano.
Ing. Geremia Fusco
1.Premessa.
Il mio intervento non è senza motivo il primo di questo dossier, in quanto il tema dellâaspetto psicologico applicato alla gestione di situazioni di emergenza non può che partire dagli aspetti tecnici dellâargomento come delineati dalla legislazione vigente ed in particolare da quanto disposto dal D.Lgs. 626/94. Cercherò di delineare alcune problematiche connesse alla elaborazione di Piani di Emergenza di strutture piĂš o meno complesse ed evidenziare quegli aspetti che comunque presentano degli elementi di incertezza e di imprevedibilitĂ . Fra questi aspetti, un elemento centrale e determinante viene riconosciuto nel comportamento delle persone sia come âattoriâ della gestione dellâemergenza (gli addetti) sia come soggetti âpassiviâ dellâemergenza stessa.
Lâemergenza è purtroppo, anche nella vita di tutti i giorni, una situazione possibile, che ognuno di noi può essere chiamato a fronteggiare (viviamo in un mondo che sembra in stato di emergenza permanente. Basta ascoltare i Telegiornali, per vivere momenti di angoscia!).
La gestione dellâemergenza nei luoghi di lavoro e di vita, assume, perciò, unâimportanza fondamentale nella vita sia lavorativa che personale di ciascuno di noi.
Naturalmente, in questo contesto, farò riferimento esclusivo alla gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro e alle problematiche connesse, ma per molti aspetti, come sarà delineato meglio negli interventi successivi, le considerazioni seguenti sono estensibili, senza ombra di dubbio, a tutte le situazione di vita quotidiana.
2. Cenni legislativi.
Qualche cenno e riferimento normativo/legislativo per delimitare lâambito di applicazione:
D.Lgs 626/94 Art. 3 comma 2 lettera p)
p) misure di emergenza da attuare in caso di pronto soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave ed immediato;
Art. 4 comma 5
a) (Il DDL) designa preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza;
h) adotta le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dĂ istruzioni affinchĂŠ i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato ed inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;
q) adotta le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell'evacuazione dei lavoratori, nonchĂŠ per il caso di pericolo grave ed immediato. Tali misure devono essere adeguate alla natura dell'attivitĂ , alle dimensioni dell'azienda, ovvero dell'unitĂ produttiva, e al numero delle persone presenti.
Art.12 comma 3
3. I lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Essi devono essere formati, essere in numero sufficiente e disporre di attrezzature adeguate, tenendo conto delle dimensioni ovvero dei rischi specifici dell'azienda ovvero dell'unitĂ produttiva.
Il DM 10/03/98 hai poi specificato meglio sia i contenuti dei piani di emergenza sia quelli della formazione degli addetti.
Si privilegiano quindi, nel rispondere allâobbligo di legge, gli aspetti formali, tecnici, gestionali, (designazione, formazione, adozioni di misure dâemergenza ecc.) e alle persone incaricate si impone, peraltro, lâobbligo dellâaccettazione della designazione, che, come è noto, si può rifiutare solo per âgiustificato motivoâ.
Non voglio naturalmente entrare in aspetti giuridici che non mi competono ma qualche osservazione è dâobbligo.
Questi meccanismi direi cosĂŹ âautomaticiâdi designazione/accettazione sembrano prescindere da due cose fondamentali:
- quella che possiamo chiamare âidoneitĂ del designatoâ (chi è piĂš idoneo di un altro e perchĂŠ?)
- gli aspetti psicologici dellâindividuo messo di fronte al pericolo o allâobbligo di intervenire in situazioni di pericolo improvviso e imprevisto (nella maggior parte dei casi, lâemergenza non preavverte prima.).
Sicuramente una notevole mitigazione di questi elementi di incertezza o, peggio ancora, di âinsicurezzaâ è data dalla corretta impostazione generale della gestione dellâemergenza da effettuarsi secondo le linee guida del DM del 10 marzo 98.
Gli elementi fondamentali possono quindi ritrovarsi nei seguenti argomenti:
- Una designazione sufficiente (numero di addetti comparato alla situazione e attivitĂ dellâazienda: es.: numero di edifici, piani, turni);
- Una elaborazione adeguata del Piano dâEmergenza;
- Una definizione dei compiti e delle mansioni di ciascun addetto (Che devo fare? è la domanda ricorrente nei corsi di formazione!);
- Una attivitĂ formativa sufficiente e ripetuta;
- Lâattuazione di esercitazioni/simulazioni dellâemergenza.
3. Lâelaborazione e la gestione dei Piani di Emergenza.
Una possibile definizione di emergenza è la seguente:
Un evento improvviso, una situazione, talvolta difficilmente prevedibile, tale da mettere in condizione di pericolo o di potenziale pericolo le persone e i beni.
Esempi âcanoniciâ di emergenza (nei luoghi di lavoro e non solo):
- Incendio
- Esplosione â Scoppio - Crolli
- Terremoto
- Allagamenti
- Emergenza Sanitaria
- Folgorazioni
- Mancanza di Energia Elettrica
- Atti Terroristici
Non si tratta sempre, quindi, di situazioni di emergenza âgeneralizzataâ ma, la necessita di una risposta adeguata e rapida comunque impone lâobbligo dellâattuazione di quanto contenuto nel Piano dâEmergenza, ovvero il documento che, come è noto, descrive:
a) le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di emergenza;
b) le procedure per l'evacuazione del luogo di lavoro che devono essere applicate dai lavoratori e dalle altre persone presenti;
c) le disposizioni per chiedere l'intervento del soccorso esterno (VVF, Forze dellâOrdine, Soccorso Medico, 118 ecc.);
d) le specifiche misure per assistere le persone disabili o a limitata mobilitĂ (es. pazienti in strutture sanitarie).
I fattori da tenere presenti nellâelaborazione di un Piano dâEmergenza sono:
- le caratteristiche dei luoghi con particolare riferimento alle vie di esodo;
- il sistema di rivelazione e di allarme incendio;
- i lavoratori o comunque persone esposti a rischi particolari;
- il numero di addetti all'attuazione ed al controllo del piano nonchĂŠ all'assistenza per l'evacuazione ;
- il livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori;
- il numero delle persone presenti (affollamento e ubicazione).
Un Piano dâEmergenza è un documento che, per propria natura, dovrebbe prevedere tutte le emergenze possibili e compatibili con lâattivitĂ .
Di per sÊ quindi è volto a dare delle certezze di comportamento e di azione (nessun imprevisto possibile, tutto è programmato nei dettagli).
Lâefficacia di un Piano di Emergenza deriva dal fatto che:
- sia incluso nel piano stesso ogni evento possibile compatibile con lâattivitĂ oggetto di procedure di emergenza;
- siano chiaramente individuate mansioni e responsabilitĂ di ciascuno;
- sia previsto un impiego di risorse tecniche e umane adeguato al tipo di struttura e organizzazione e allâentitĂ dellâemergenza stessa;
- le risorse umane coinvolte (coordinatore dellâemergenza, squadra dâemergenza) ricevano una formazione adeguata e periodicamente ripetuta;
- tutto il personale riceva le opportune informazioni su cosa fare.
- il piano stesso sia attuabile facilmente e venga testato con continuitĂ .
In ogni caso è comunque necessario sottoporre a verifica la validitĂ delle procedure, sia mediante apposite esercitazioni periodiche delle sole squadre dâemergenza sia nel corso di prove di emergenza simulate, apportando al piano tutte le modifiche che la realtĂ operativa dimostrasse necessarie.
4. Variabili prevedibili e variabili imprevedibili.
Nonostante lâaccuratezza della definizione e messa a punto di un Piano dâEmergenza esistono momenti in cui possono emergere variabili prevedibili o anche variabili imprevedibili che possono mettere in crisi un Piano dâEmergenza, anche ben strutturato e testato.
Le aree a cui deve prestarsi attenzione possono essere:
- la conoscenza dei processi reali sia fisici o chimico-fisici che operativi;
- le attivitĂ di prevenzione;
- la conoscenza e la fruibilitĂ dei luoghi (le vie dâesodo possono non essere veramente sempre libere);
- lâaffidabilitĂ dei sistemi di protezione attivi e passivi (scelta idonea degli impianti e attrezzature);
- la disponibilitĂ reale e il corretto funzionamento, al momento dellâemergenza, dei sistemi di protezione attivi e passivi ;
- lâeffettuazione proceduralizzata e non solo formale (o nella peggiore delle ipotesi fittizia) delle attivitĂ di sorveglianza, controllo e manutenzione dei sistemi e mezzi di protezione;
- la formazione e lâaddestramento degli addetti e, piĂš in generale, di tutti i componenti della squadra dâemergenza ;
- lâinformazione generale sul Piano di Emergenza per gli altri dipendenti e, nei luoghi e attivitĂ complesse, anche per i terzi. Ricordiamo lâobbligo dellâinformazione e/o formazione per i terzi che accedono a qualsiasi titolo nelle aziende a rischio di incidente rilevante (D.Lgs. 334/99).
5. Attenzione verso gli aspetti psicologici e comportamentali
Ma lâelaborazione e la gestione dei piani di emergenza non sono solo atti meramente tecnici ma coinvolgono i comportamenti delle persone comunque presenti sul luogo dellâevento e di ciò deve tenersi conto sia nei confronti degli addetti, sia dei dipendenti sia dei terzi presenti in particolare nei luoghi che sono contemporaneamente luoghi di lavoro e luoghi di vita (scuole, ospedali, supermercati, discoteche, eventi pubblici diversi e comunque punti di riunione di un elevato numero di persone quali dipendenti, appaltatori, visitatori, pazienti, clienti, spettatori ecc.).
Viene in evidenza quindi lâelemento umano come fattore critico sia nellâelaborazione e messa a punto di un Piano dâEmergenza comunque complesso, sia, naturalmente, nella possibile risposta efficace a una situazione di emergenza reale.
E, nellâambito della gestione dellâemergenza nei luoghi di lavoro, la nostra attenzione si focalizza sugli âattori aziendaliâ o piu compiutamente su quella che viene denominata la squadra dâemergenza, costituita in generale dal Coordinatore dellâemergenza, dagli addetti alla manutenzione, addetti al centralino ed, in primo luogo, sulle persone incaricate dal datore di lavoro quali addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell'emergenza.
Eâ noto che la nomina delle persone incaricate dal datore di lavoro, pur in ottemperanza agli obblighi di legge, risponde, generalmente, a ragioni di opportunitĂ aziendale di vario genere (disponibilitĂ delle persone, precedenti esperienze, presenza continua sui luoghi di lavoro, turnazioni, ecc.).
Ci si limita in genere, e non sempre, a richiedere il parere del Medico Competente e, forse ancor meno, del Rappresentante dei Lavoratori per
Nel âMonitoraggio e controllo dellâapplicazione del D.Lgs. 626/94â promosso dal Coordinamento delle Regioni e Provincie autonome (2003), è risultato che non tutte le aziende del campione avevano ottemperato, alla nomina e alla formazione degli addetti allâemergenza e ancor meno allâemergenza sanitaria.
Segno, almeno allâepoca dellâindagine, di una scarsa considerazione per i rischi oggettivi derivanti dallâemergenza.
E, a maggior ragione, quasi mai ci si pone lâinterrogativo sullâidoneitĂ dellâincaricato alla mansione e soprattutto poca o nessuna attenzione è posta agli aspetti comportamentali delle singole persone incaricate nellâemergenza reale.
Di qui lâimportanza del coinvolgimento degli addetti in un programma di formazione e addestramento periodici che âautomatizziâ il piĂš possibile la risposta allâemergenza, riducendo al minimo eventi o comportamenti imprevisti.
La formazione obbligatoria degli addetti, come prevista dalle norme di legge, da sola non è sufficiente ad assicurare che allâatto di unâemergenza i comportamenti delle persone siano effettivamente quelli previsti o attesi. (Eâ esperienza comune di chi fa formazione delle squadre antincendio di trovarsi, a volte, di fronte a un rifiuto dellâesecuzione delle prove di spegnimento!).
Tale formazione, per essere completa, deve essere integrata anche con interventi basati sullâanalisi degli aspetti psicologici e comportamentali nellâemergenza reale.
E, soprattutto, in una azione preventiva capace di dare al datore di lavoro uno strumento di scelta e verifica dellâidoneitĂ degli addetti che, tra lâaltro, lo salvaguardi nelle sue scelte.
Allora lâattenzione di noi Tecnici della Sicurezza deve focalizzarsi, oltre che sugli aspetti meramente tecnici, organizzativi e procedurali, anche su aspetti che riguardano lâindividuo e le sue reazioni di fronte a situazioni reali dâemergenza, chiedendo la collaborazione di professionalitĂ che si occupino dellâindividuo in quanto persona quali i Medici Competenti e soprattutto gli Psicologi.
E siamo certi, ed è anche la nostra scommessa, che da tale collaborazione multidisciplinare non può che nascere una migliore realizzazione degli obiettivi di tutela della vita umana nei luoghi di lavoro e anche di vita.
Ing. Geremia Fusco
Direttore TecnicoAlfa Ambiente Consulting
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