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Addetti all’emergenza: l’importanza dello spirito di squadra

Addetti all’emergenza: l’importanza dello spirito di squadra

Un intervento si sofferma sul tema della gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro e sottolinea come il gioco di squadra degli addetti sia importante per rispondere adeguatamente. Come creare un corretto spirito di squadra?

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Trieste, 20 Ott – L’emergenza, nei luoghi di lavoro come nei luoghi di vita, indica “l’emergere” di una “condizione critica come alterazione di uno stato o di una condizione di normalità che porta come conseguenza la richiesta di interventi eccezionali di gestione”. E la gestione di un’emergenza si può quindi definire “l’insieme di azioni mirate a riportare, nel tempo più breve possibile, la situazione in condizioni di non criticità e di controllabilità, salvaguardando l’incolumità delle persone, l’integrità delle cose e cercando di mantenere, se fattibile, la funzionalità dei sistemi e l’efficacia delle prestazioni ritenute essenziali”.

Inoltre se spesso nelle emergenze “non tutto è prevedibile”, è proprio il “gioco di squadra” che “fa la differenza anche nel trovare nuove soluzioni”.

 

A parlare di addetti alle emergenze e dell’importanza del “gioco di squadra” nella gestione delle emergenze è un intervento raccolto nel volume “La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni” curato da Giorgio Sclip (RSPP, membro del Focal Point per l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro – Università degli Studi di Trieste), edito da EUT Edizioni Università di Trieste. Un volume che raccoglie i contributi della giornata di studio “Sicurezza accessibile. La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni. Cosa bisogna fare per rendere efficace il soccorso in caso di emergenza”, che si è tenuta il 22 ottobre 2014 a Trieste.

 

Nell’intervento “L’importanza degli addetti aziendali e di un buon coordinamento con i soccorritori esterni per una efficace gestione dell’emergenza”, a cura di Giorgio Sclip, ci si sofferma in particolare sullo spirito di squadra e sulla necessità, anche nella gestione delle emergenze, di una mentalità vincente.

 

Riguardo allo spirito di squadra, il relatore riprende una famosa frase che Rudyard Kipling utilizza nel Libro della giungla: “la forza del lupo è il branco, e la forza del branco è il lupo”. Una frase poi ripresa da moltissimi allenatori in ambito sportivo.

E indica che in prima battuta “è possibile dire che una squadra è fondamentalmente un gruppo, ovvero un insieme di persone che interagiscono fra loro influenzandosi reciprocamente e condividendo consapevolmente, interessi, obiettivi in quadro predefinito e noto di norme di comportamento”. Ma in realtà, come mostra spiega Sclip, “la differenza tra gruppo e squadra in realtà è più profonda”. Se il lavoro di squadra è uno “sforzo di collaborazione tra i giocatori che vi appartengono per il raggiungimento di un traguardo comune. Senza il supporto dell’intero gruppo nessuna squadra potrà mai raggiungere mete importanti”.

 

Dunque squadra e gruppo “non sono la stessa cosa e non vanno confusi”:

- gruppo: “è l’elemento alla base della squadra. Il gruppo si forma svolgendo un’attività in comune: ad esempio, una classe scolastica, le persone appartenenti a un Dipartimento, a un gruppo di lavoro, oppure l’insieme degli addetti di primo soccorso, antincendio e all’assistenza ai disabili in caso di emergenza che compongono la squadra di emergenza aziendale”. Nel gruppo “l’individuo ha dei ruoli, ma spesso non ben delineati, attribuitigli spontaneamente dagli altri componenti. Inoltre non c’è un unico leader, perché dipende delle attività svolte. Il gruppo è un’entità propria: cioè la sua caratteristica non deriva necessariamente dalla somma delle caratteristiche degli individui che compongono il gruppo, ma bisogna ricercarla nelle dinamiche che si creano al suo interno. È necessario verificare come ciascun individuo funziona nel gruppo e non come è fatto, se ha talento, oppure se ha un certo carattere, o se è coerente ad un certo metodo di lavoro”;

- squadra: la squadra “rispetto ad un gruppo è caratterizzata dai ruoli, che devono essere ben definiti. In funzione del tipo di gioco che si vuole fare, della tattica che si intende applicare”.

Ciascun giocatore “deve avere e rispettare il ruolo assegnatogli dall’allenatore, dal capo, dal coordinatore”. E i gruppi che “diventano squadra e che riescono a possedere un forte spirito di squadra”, sono quelli che poi ottengono anche i maggiori successi.

 

Il relatore indica che quanto detto vale nello sport ma anche “in una squadra di emergenza aziendale, sia nelle proprie dinamiche interne, sia nei confronti dei soccorritori esterni con i quali è anche necessario condividerne i principi al fine di ottimizzare le azioni da compiere con l’obiettivo di ottenere risultati efficaci”.

Infatti l’emergenza è una “situazione connessa al manifestarsi di un evento, un fatto o una circostanza, che innalza sensibilmente e in modo repentino il livello di criticità rispetto al livello che caratterizza la condizione ordinaria e che richiede interventi eccezionali per la sua gestione. Richiede una risposta rapida e altamente strutturata”.

 

In questo senso come prepararsi per essere in grado di rispondere adeguatamente? Utilizzare sempre un percorso e delle procedure codificate o affidarsi all’improvvisazione?

Giorgio Sclip indica che, come nello sport, “bisogna passare dalla procedura allo schema di gioco, saper improvvisare per creare azioni e risposte contestualizzate coordinate ed efficaci un buon uso della creatività e improvvisazione collettiva entro un schema rigoroso condiviso che corrisponde al gioco di squadra, all’armonia d’insieme. Per riuscirci servono capacità di lettura e capacità di risposta”. E, come premesso a inizio articolo, “il gioco di squadra fa la differenza anche nel trovare nuove soluzioni”. Ed è in caso di difficoltà “che si vede se c’è davvero lo spirito di squadra”.

Molto dipende – continua la relazione - dal “clima creato dai vertici aziendali, soprattutto sul modo di interpretare un errore. Il problema è quando l’errore viene visto come una dimostrazione d’incapacità e non come degli strumenti d’apprendimento”.

 

Si sottolinea poi che “affinché i ruoli, il gruppo, la squadra funzionino è chiaro che la motivazione è un elemento fondamentale. Motivazione che non deve essere astratta”.

Ci sono almeno tre tipi di motivazione:

– “la motivazione di base è fare ciò che piace. Di conseguenza, quando si costruiscono le squadre, bisogna scegliere gente a cui piace quel ruolo. In ogni modo è possibile migliorare le condizioni di lavoro, l’ambiente (ad esempio un ufficio accogliente, la comodità per raggiungere il posto di lavoro), concedere gratificazioni, al fine di rendere più soddisfatti di ciò che si svolge. In questo gli americani sono dei maestri, per quanto li riguarda: meglio si vive, più si rende. In Italia su questi argomenti la strada è ancora lunga…”;

– “la motivazione economica è molto importante, i premi, le incentivazioni sono un ottimo stimolo. Ma diventa negativa quando si richiede di far gioco di squadra e poi il guadagno va soltanto alla proprietà;

– la motivazione della sfida assume un ruolo fondamentale, non tanto riguardo agli impegni quotidiani, quanto ai grandi compiti. Le persone soprattutto in una società decisamente omologata come l’attuale, ha bisogno di emozioni, di sentirsi parte di qualcosa che va al di là della routine di tutti i giorni, di competere per un’impresa straordinaria. Questo a maggior ragione nel mondo del lavoro”.

 

Ed è importante creare una mentalità vincente che si crea facendo “esperienze positive che rafforzino la convinzione nelle proprie conoscenze e nei propri mezzi”.

Esistono tre tipologie di vittoria:

– “la prima è quella contro i propri limiti e i difetti. La funzione del capo è fondamentale: deve porre obiettivi facilmente raggiungibili, in maniera da far fare un passo alla volta e, soprattutto, deve dare aiutare a risolvere i difetti;

– la seconda è superare le proprie difficoltà; per questo serve allenamento. Le difficoltà non devono più essere viste come un qualcosa che mi impedisce di fare, ma come la possibilità di allenarmi a superarle”;

 – “la terza è quella contro gli avversari, i concorrenti. Che va programmata: da una parte affrontando avversari che siano alla mia portata, dall’altra, contemporaneamente, confrontandomi contro i migliori, anche se perdo. Questo mi serve per stabilire un punto di riferimento alto. A volte si impara di più perdendo contro un avversario forte piuttosto che vincendo da uno debole”.

 

In definitiva, conclude il relatore, queste riflessioni si adattano anche al tema della gestione delle emergenze.

Infatti la squadra di emergenza aziendale “è composta da addetti (giocatori) che insieme formano un gruppo o meglio una squadra che necessita di un coordinatore (allenatore) che deve garantire un buon coordinamento in primo luogo tra i membri della squadra stessa ed inoltre caso per caso anche con i soccorritori esterni”. E l’obiettivo è quello di riuscire a far sì che “questo insieme di persone, ognuno con il suo specifico ruolo, sia più possibile una squadra e non solamente un gruppo”. E questo parallelismo tra squadra sportiva e squadra di emergenza “vuole essere una proposta, un invito a non ragionare mai a compartimenti stagni ma a cercare di utilizzare il principio dei vasi comunicanti di Archimede trasferendo utilmente stimoli e suggerimenti positivi che esistono in altri settori apparentemente lontani”.

 

 

Tiziano Menduto

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

L’importanza degli addetti aziendali e di un buon coordinamento con i soccorritori esterni per una efficace gestione dell’emergenza”, a cura di Giorgio Sclip (RSPP, membro del Focal Point per l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro – Università degli Studi di Trieste), intervento tratto dal volume “La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni”, edito da EUT Edizioni Università di Trieste e correlato alla giornata di studio “Sicurezza accessibile. La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni. Cosa bisogna fare per rendere efficace il soccorso in caso di emergenza” (formato PDF, 202 kB).



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