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Rianimazione nelle emergenze: concentrarsi sul solo massaggio cardiaco?

Secondo l'American Heart Association in molte emergenze con personale non professionista è consigliabile applicare un massaggio cardiaco senza ventilazioni. È più veloce, più semplice e meno pericoloso per il soccorritore.

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La rianimazione cardiopolmonareè una tecnica di soccorso che può essere determinante nel riattivare le funzioni vitali del nostro organismo. Se applicata con tempestività può mantenere l’ossigenazione del cervello e del muscolo cardiaco e riattivare, per quanto possibile, la circolazione del sangue.
 
Fino ad oggi le indicazioni di questo tipo di rianimazione erano legate all’applicazione di due diverse azioni: il massaggio cardiaco vero e proprio, che consiste in una compressione toracica operata con energia e rispettando specifici ritmi, e un’insufflazione artificiale, la cosiddetta respirazione bocca a bocca.
 

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I problemi di questa manovra d’emergenza, per la quale sono stati recentemente sperimentati diversi tipi di strumenti innovativi, sono relativi alla sua invasività, fatica e difficoltà; specialmente tenendo conto delle condizioni in cui si opera, dello stress indotto dalla preoccupazione e, spesso, dalla non professionalità del soccorritore.
A tal proposito più volte l'Associazione Medica americana ha dichiarato che spesso questo tipo di rianimazione è compiuta dai non professionisti con risultati inefficienti e con conseguenze pericolose.
 
Tuttavia riguardo alle linee guida delle emergenze qualcosa sta cambiando: nei casi di arresti cardiaci molte associazioni europee e americane consigliano di limitare l’intervento rianimativo alla sola compressione toracica, trascurando nella maggioranza dei casi la respirazione bocca a bocca. Sostengono questa tesi ad esempio alcuni documenti della prestigiosa rivista Circulation, collegata all’American Heart Association.
 
Alcune ricerche hanno infatti dimostrato che l’alternanza respirazione-compressione del torace, se non si è allenati ad eseguirla, può farci perdere tempo prezioso e che è più efficace agire subito con circa 100 compressioni al minuto al centro della gabbia toracica.
 
Inoltre sappiamo che un intervento rianimativo applicato correttamente può raddoppiare le probabilità di vita di una persona, ma quante volte questo intervento viene applicato in situazioni di emergenza e in assenza di personale medico? Solo una volta su tre.
 
Piuttosto di astenersi da un qualsiasi intervento si consiglia dunque di praticare per tempo un semplice massaggio cardiaco esterno senza ventilazioni.
Massaggio che è facilmente eseguibile - anche seguendo eventuali istruzioni telefoniche di un centro di pronto intervento - e non dà, ai soccorritori, alcuna preoccupazione di contagio dovute al contatto “bocca a bocca”.
 
La rianimazione cardiaca è un intervento ancora troppo poco praticato, ci ricorda la scena di qualcuno dei mille telefilm che inondano i nostri televisori.
Ma quanti di noi saprebbero comportarsi correttamente in queste situazioni?
 
Un aiuto per imparare questa tecnica, è arrivato in questi ultimi mesi da un economico  strumento di addestramento da poco disponibile: il Mini Anne. È un semplice ma efficace manichino con cui esercitarsi nelle manovre di rianimazione.
 
 
 
Tiziano Menduto
 
 

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