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Le misure di prevenzione per la protezione della pelle

Le misure di prevenzione per la protezione della pelle
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: DPI

27/01/2017

Due documenti di Suva si soffermano sulla protezione della pelle nei luoghi di lavoro. Le patologie cutanee, le opportune misure tecniche, organizzative e individuali, gli indumenti e i guanti di protezione.


Lucerna, 27 Gen – Molte malattie professionali riconosciute sono malattie della pelle. E spesso le malattie della pelle riducono drasticamente la qualità della vita di che ne è colpito, a volte costringendo anche ad un cambio di attività lavorativa.

 

Un documento di Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, ci ricorda che le malattie cutanee di origine professionale “sono dovute principalmente all’esposizione a sostanze chimiche” e le categorie professionali più colpite “appartengono al settore principale dell’edilizia e delle imprese affini, all’industria metallurgica e chimica”. Ma queste malattie riguardano anche chi è esposto ad ambienti molto umidi, ad esempio “gli addetti alle pulizie e i parrucchieri”.

È dunque importante aumentare l’attenzione verso i problemi della pelle e rendere i lavoratori più informati e formati sui rischi e sulle misure di prevenzione possibili.



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Nella nuova versione aggiornata del documento “La protezione della pelle sul lavoro” ci si sofferma su molti aspetti relativi alla pelle: l’anatomia, i rischi, le sostanze pericolose, le patologie cutanee e le misure di protezione.

 

Riguardo alle patologie cutanee si indica che:

- le dermatiti irritative “sono tra le malattie professionali della pelle più frequenti. Sono provocate dal contatto con acidi e soluzioni alcaline diluite, fluidi lubrorefrigeranti, solventi, ma anche da lavori umidi prolungati. Le patologie di questo tipo si manifestano con arrossamento della pelle, gonfiore e desquamazione associati a senso di bruciore e/o prurito”;  

- gli eczemi allergici da contatto (detti anche dermatiti allergiche da contatto) “sono un’altra patologia frequente. Nei punti in cui la pelle è arrossata e gonfia si formano minuscoli noduli e vescicole. Il prurito può essere molto forte;

- l’ipersensibilità verso le proteine presenti in farine, carne, pesce, peli di animali, componenti di sostanze vegetali e prodotti batterici provoca, subito dopo il contatto, un’eruzione cutanea (orticaria da contatto) nei punti in cui la pelle è venuta a contatto con la sostanza. L’eruzione cutanea, seppur spesso di breve durata, è molto intensa e a volte può essere indotta anche da sostanze chimiche e dai medicinali;

- l’acne professionale è causata principalmente dal contatto con oli industriali; essa induce alterazioni cutanee di tipo infiammatorio agli annessi cutanei provocando comedoni e infezioni purulente. L’acne professionale si differenzia dall’acne volgare in quanto può interessare anche gli avambracci e le cosce”.

Il documento si sofferma anche sulla ipopigmentazione cutanea, “indotta ad esempio da alchilfenoli, si formano sulla cute macchie depigmentate di piccole o grandi dimensioni. Al contrario, un’iperpigmentazione della cute può essere indotta da luce e catrame”.

 

E si sottolinea che le eruzioni cutanee di origine professionale con manifestazione acuta “possono guarire rapidamente. Se la guarigione non sopraggiunge in tempi brevi o se l’eruzione si estende ad altre parti del corpo, bisogna assolutamente consultare il medico”.

 

Si indica poi che la protezione della pelle è uno dei compiti della direzione aziendale.

Infatti il contatto con sostanze pericolose “impone una valutazione dei pericoli e l’adozione di opportune misure tecniche, organizzative e individuali”.

 

Se possibile, la prima cosa da fare in un’azienda è “sostituire le sostanze pericolose con altre meno dannose. Eliminando dal posto di lavoro una sostanza pericolosa per la pelle si può risolvere una dermatite da contatto. Ad esempio, gli eczemi provocati dalla trementina, che in passato rappresentavano una causa frequente di malattia professionale, vengono evitati usando dei prodotti sostitutivi. È stato anche utile evitare certi indurenti per le resine epossidiche, i perborati come prodotti di miglioramento della farina e il gliceril-monotioglicolato contenuto nei liquidi per permanenti”.

 

Tuttavia alcune sostanze irritanti non possono essere sostituite da altre meno dannose e in questo caso “per manipolare queste sostanze senza correre pericoli bisogna adottare particolari misure tecniche, come apparecchiature o sistemi a ciclo chiuso oppure un sistema di ventilazione artificiale”. E sono necessarie anche misure organizzative come la presenza di precise regole su come utilizzare correttamente le sostanze pericolose per la pelle e un’idonea formazione da impartire regolarmente ai lavoratori sui pericoli e sulle necessarie misure di protezione.  

 

Se, malgrado le misure tecniche e organizzative adottate, non è possibile escludere il contatto con sostanze pericolose per la pelle, “bisogna ricorrere a misure individuali”.

Ne riprendiamo alcune segnalate nel documento di Suva.

 

Riguardo agli indumenti di protezione si indica che “devono proteggere il corpo dagli agenti esterni”. Ad esempio da intemperie, sporcizia, sostanze dannose e riassorbibili (che “possono penetrare facilmente nella pelle”) dalla cute, aggressioni meccaniche, ecc”.

Si segnala che “solitamente, i materiali più idonei sono quelli leggeri in fibra sintetica o in cotone. Il cuoio presenta il vantaggio di ridare all’esterno l’umidità, ma anche lo svantaggio di assorbirla. Gli indumenti in materiale sintetico o in gomma sono idrorepellenti, ma possono anche provocare una forte traspirazione”.

 

In ogni caso come e in che misura proteggere la pelle, dipende dal tipo di lavoro:

- “determinati lavori richiedono l’uso di tute di protezione impermeabili. Queste proteggono il corpo dal collo ai piedi; a seconda del materiale, non possono essere indossate per tempi lunghi perché provocano un ristagno di calore. Le tute di protezione realizzate con tessuti traspiranti risolvono questo problema;

- per proteggere la pelle del volto è bene utilizzare uno schermo o visiera (ad es. schermo da saldatore), oppure un casco con visiera (contro gli spruzzi di vernice);

- i grembiuli impediscono che gli indumenti possano sporcarsi, impregnarsi di sostanze pericolose o essere perforati. I grembiuli devono essere leggeri e in materiale lavabile. Proteggono solo la parte anteriore del corpo e devono arrivare fino al disotto del ginocchio;

- per proteggere le braccia sono indicati i proteggi-braccia, che si estendono dal polso fin sotto le ascelle. I proteggibraccia vengono indossati sopra la manichetta dei guanti. Le aperture presenti nella parte superiore devono favorire la circolazione dell’aria”.

 

Veniamo ai guanti di protezione.

Si segnala che in molti casi “basta proteggere solo le mani e gli avambracci e per questo ci sono i guanti:

- “per i lavori a secco si possono usare guanti in tessuto o in cuoio. Attenzione: i guanti in cuoio conciati al cromo possono causare allergie;

- chi lavora in ambienti umidi e a contatto con sostanze chimiche aggressive deve proteggersi con guanti in gomma o in materiale sintetico. Lo svantaggio è che questi guanti riducono la sensibilità tattile quando si manipolano pezzi od oggetti molto piccoli. Se si lavora con sostanze lubrificanti, c’è il rischio che la presa degli oggetti sia resa più difficile”.

 

Riportiamo in conclusione alcuni consigli su “come indossare correttamente i guanti di protezione:

- la traspirazione rende poco confortevoli i guanti di protezione impermeabili. Per questo motivo i guanti devono essere indossati solo per brevi periodi e se si viene a contatto con agenti chimici aggressivi”. La pelle è “meno esposta all’umidità se sotto i guanti di protezione si indossano dei guanti sottili in cotone. Certi tipi di creme riducono la macerazione della pelle. È importante istruire correttamente i lavoratori sull’uso dei guanti impermeabili;

- i guanti di protezione sono destinati all’uso personale e pertanto non devo no essere utilizzati da più persone. La superficie interna del guanto deve essere pulita e bisogna prestare particolare attenzione a eventuali danni, soprattutto quando si maneggiano oggetti appuntiti o acuminati. Solo se i guanti sono perfettamente integri possono assolvere la loro funzione di protezione;

- spetta alla direzione dell’azienda controllare periodicamente che i guanti di protezione vengano utilizzati correttamente. Bisogna verificare se i guanti sono sufficientemente resistenti alle aggressioni chimico-fisiche associate al tipo di lavoro che si sta svolgendo. Molti fornitori di guanti possono fornire a tale proposito indicazioni più precise”.

 

Il documento si sofferma anche sui prodotti per la protezione (ad esempio creme, lozioni e schiume), la pulizia e la cura della pelle.

 

Segnaliamo, infine, l’aggiornamento di una lista di controllo di Suva, dal titolo “Lista di controllo: Protezione della pelle sul posto di lavoro” che ha la funzione di verificare e migliorare l’attenzione nelle aziende alla protezione della pelle. Una lista di controllo che si sofferma sui prodotti/sostanze a rischio, sulle misure di protezione e sull’organizzazione lavorativa.

 

 

N.B.: I riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva riguardano la realtà svizzera, i suggerimenti indicati possono essere comunque di utilità per tutti i lavoratori.

 

 

Suva, “ La protezione della pelle sul lavoro”, a cura del Dott. Hanspeter Rast, Divisione medicina del lavoro e di Willy Frei, Settore chimica, versione febbraio 2014 (formato PDF, 542 kB).

 

Suva, “ Lista di controllo: Protezione della pelle sul posto di lavoro”, versione giugno 2015 (formato PDF, 752 kB).

 

 

 

Tiziano Menduto



Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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