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Gli strumenti per gestire la sicurezza negli stabilimenti industriali

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Documentazione

27/10/2011

I sistemi di gestione della sicurezza comportano per le aziende non poche difficoltà. Un volume affronta i motivi di insuccesso di questi sistemi di gestione e offre precise soluzioni specifiche e strumenti pratici per affrontarli.

 
Roma, 27 Ott – Più volte PuntoSicuro ha sottolineato come una delle novità più rilevanti del Decreto legislativo 81/2008 è l’importanza assegnata alla gestione sistematica della sicurezza. Il sistema di gestione non nasce per aggiungere pesi inutili al già difficile lavoro delle aziende, ma per gestire più razionalmente tutte le attività svolte per la sicurezza, per assicurarne la coerenza, il monitoraggio, per poterle documentare e presentare all’interno e all’esterno degli stabilimenti.
 
Di gestione della sicurezza negli stabilimenti parla un volume, prodotto dal Dipartimento Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici ( DIPIA) dell’INAIL ( ex Ispesl), dal titolo “ Gestire la sicurezza negli stabilimenti industriali” e a cura dell’ingegner Paolo Pittiglio, attuale direttore del DIPIA,  e del dott. Paolo Bragatto, ricercatore con lunga esperienza nel settore.
 

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Il volume ricorda che sulle problematiche di tipo generale, le imprese sono ormai da tempo abituate ad un approccio “sistematico”: solo così “si hanno risultati continui e uniformi, ripetibilità e trasferibilità delle procedure, dimostrabilità all’esterno. Tutte cose che sarebbero impossibili con l’approccio ‘fai da te’”.
E per questo motivo sono nati i sistemi di gestione della qualità - radicati in molti settori industriali - e i sistemi di gestione ambientale che hanno consentito alle aziende di affrontare razionalmente i nuovi impegni ambientali.
 
Il problema è che “il sistema di gestione della sicurezza del lavoro per la complessità e diversità dei temi coinvolti presenta delle difficoltà senz’altro superiori agli altri sistemi. La realizzazione di sistemi efficienti è senz’altro un compito difficile per i gestori e anche a livello di standardizzazione, a differenza degli altri settori sopra nominati, non esistono ancora sistemi universalmente riconosciuti”. Per questo motivo è necessario “mettere a disposizione del gestore, oltre ai codici disponibili, anche linee guida e strumenti pratici che supportino concretamente una gestione efficace della sicurezza sul lavoro negli stabilimenti industriali”.
 
Nei giorni scorsi abbiamo presentato le attività del DIPIA e alcuni strumenti software messi a disposizione delle industrie tenendo conto delle esigenze differenti degli stabilimenti Seveso e non Seveso. Indicazioni e risultati di questi prototipi software (relativi ad esempio a valutazione dei rischi, manutenzione, documentazione, formazione, gestione dei cambiamenti, DPI, analisi infortuni,…) sono stati raccolti in questo volume che illustra i problemi concreti che si  possono incontrare nella implementazione dei sistemi di gestione in ambito industriale.
 
Veniamo ai contenuti.
Nel primo capitolo del libro si richiama l’evoluzione della gestione di qualità e ambiente sulla quale si è poi basata anche l’impostazione della gestione della sicurezza. “Si discute poi sulle differenze fra la gestione dei pericoli di incidente rilevante e la gestione della prevenzione e sicurezza del lavoro, che ha dato origine a formulazioni normative e standard di riferimento distinti, anche se fra loro complementari e interdipendenti”.
Nel secondo capitolo si approfondiscono i “contenuti della sicurezza all’interno dello stabilimento, considerando i diversi obblighi normativi dei quali comunque il gestore deve tenere conto, anche in relazione ai controlli svolti dalle diverse autorità competenti in materia”.
I capitoli successivi “sono dedicati ognuno a un aspetto particolare del contenuto della gestione della sicurezza, fra cui la valutazione dei rischi associati alla gestione dei cambiamenti, la gestione efficace della massa di documentazione di sicurezza disponibile, la gestione dei controlli di integrità e funzionalità su attrezzature e impianti, l’analisi degli incidenti, dei q uasi incidenti e delle anomalie, la gestione della compatibilità con il territorio circostante, la presentazione delle attività svolte alle parti interessate (stakeholder)”.
 
Ripromettendoci di tornare in futuro su questo volume presentandone specifiche parti, ci soffermiamo oggi su una raccolta dei motivi di insuccesso dei sistemi di gestione.
 
Infatti “chi ha esperienza ispettiva sa bene che i sistemi di gestione della sicurezza comportano per le aziende non poche difficoltà”. Infatti a volte non è facile accettare di formalizzare procedure implicite e non sono rari i casi di singole persone, “con elevata qualificazione in materia, che assumono un atteggiamento di non collaborazione, per una paventata perdita di ruolo dovuta alla formalizzazione delle procedure”.
Il documento sottolinea che per evitare tutto ciò “la gestione della sicurezza deve essere affrontata come un elemento di miglioramento tecnico piuttosto che come esercizio burocratico”.
 
Alcuni esempi di possibili problemi del sistema di gestione che, “se non affrontati con spirito positivo, possono far naufragare il sistema”:
 
- c’è troppa carta: “la gestione sistematica della sicurezza comporta la produzione di una mole di documenti strutturati che devono essere mantenuti sempre aggiornati, poiché sono anche oggetto con periodicità stabilite di autorizzazioni e di verifiche da parte degli enti di controllo. Ai gestori viene inoltre richiesto di tenere conto dell’esperienza operativa, compresi incidenti, quasi incidenti e non conformità, per un miglioramento continuo della sicurezza dell’impianto. I documenti obbligatori, sono di per sé documenti complessi e a loro volta si basano su un insieme di documenti ulteriori”. Tuttavia ogni elemento della documentazione non deve essere percepito come “ridondante esercizio burocratico, ma piuttosto come strumento pratico”. Il volume ricorda che per “superare il gap esistente fra sistema di valutazione/gestione del rischio ed esercizio è stato sviluppato un modello integrato, basato su un approccio innovativo supportato da un software, che rende il modello proposto realmente utilizzabile”;
 
- le procedure sono duplicate: “spesso capita che il sistema di gestione della sicurezza debba coesistere con altri sistemi già presenti (qualità, ambiente, energia, ecc.) o, al contrario, che arrivino nuovi vincoli per l’azienda per cui bisogna sviluppare ulteriori sistemi.  L’integrazione dei sistemi di gestione della qualità, dell’ambiente della sicurezza è una questione ben nota e ampiamente dibattuta anche in sedi internazionali”. In realtà “esiste già da alcuni anni una norma per la gestione integrata qualità e ambiente (ISO 19000), mentre l’integrazione fra sicurezza e ambiente è certamente facilitata dal fatto che la struttura formale dello standard per la sicurezza del lavoro BS 18000 nell’ultima versione si è allineata con lo standard della gestione ambientale ISO 14000. Allo stesso modo anche lo standard italiano per la gestione del pericolo di incidente rilevante, dal 2009, è allineato con la struttura formale dell’ISO 14000”. E il sistema di gestione dell’INAIL, “nelle due nuove versioni per aziende con rischi più elevati, va ancora più in là e prevede un’integrazione esplicita con la parte ambientale”. Il documento ci ricorda che per l’integrazione “formale” dei diversi sistemi “esistono già delle soluzioni, seppure parziali. In molti casi attività e procedure già predisposte per rispondere a un sistema possono essere utili anche per un altro sistema”. In particolare è importante “non duplicare le procedure ma piuttosto arrangiarle in modo che possano essere collegate ai diversi sistemi. Il presupposto necessario è quello di un sistema di procedure chiare nelle quale siano comprese tutte le attività tecniche effettivamente svolte”;
 
- la documentazione è disallineata: “l’aspetto documentale è un elemento centrale del sistema di gestione”, ma una fabbrica è però “una realtà dinamica, qualche cambiamento avviene sempre”. In questo senso “mantenere un allineamento fra una realtà aziendale in continua evoluzione e la relativa documentazione è una sfida per qualsiasi organizzazione”;
 
- incidenti grandi e piccoli : se negli stabilimenti gli incidenti di particolare gravità sono eventi rari,  si hanno invece molti incidenti minori, guasti o malfunzionamenti che “possono smentire le ipotesi su cui si regge il sistema stesso, mettendolo clamorosamente in crisi”;
 
- i controlli pubblici: “la separazione fra il controllo tecnico e il controllo gestionale si è già dimostrata negativa per la gestione della qualità e dell’ambiente, che spesso non godono della considerazione dovuta, proprio perché considerati poco incisivi sul piano pratico. Nel caso dei sistemi di gestione della sicurezza è importante evitare il ripetersi dell’errore avvenuto in altri campi e assicurare che ci sia la massima coerenza fra sistemi organizzativi e procedurali e sistemi tecnici, inclusi quelli sanitari”. Le aziende a volte vedono i controlli come un peso da sopportare: “in realtà essi hanno un grande valore, non solo etico e sociale ma anche economico”;
 
- le ditte esterne: è evidente che sia “indispensabile che le ditte terze vengano selezionate con la massima attenzione, introducendo meccanismi di valutazione che premino l’impegno per la sicurezza. Il gestore dello stabilimento deve assicurarsi che il personale delle ditte terze operi a un livello di sicurezza non inferiore a quello del personale dipendente, intervenendo in particolare sull’attività di formazione. Purtroppo i risultati recenti su alcuni grandi stabilimenti industriali sono poco confortanti”. Se lo sforzo di sistematizzazione porta a ottimi risultati per quanto riguarda i dipendenti, si continuano ad avere infortuni gravi fra i lavoratori delle ditte terze che operano all’interno dello stabilimento;
 
- i rapporti con la comunità locale: “c’è sempre una fortissima attenzione da parte di cittadini e lavoratori sui rischi delle attività industriali. Ma se è giusto voler sapere tutto sui rischi, a maggior ragione sarebbe opportuno essere sempre informati, in egual misura, sulla ‘sicurezza’ ovvero su quanto viene fatto dalle aziende e dagli enti di controllo per prevenire e limitare i pericoli potenziali”.
 
Per concludere ricordiamo che il capitolo che affronta gli insuccessi finisce citando la necessità di strumenti:  ogni buon metodo “necessita di un buono strumento per poter essere applicato nella pratica quotidiana”.
Occorrono cioè “soluzioni specifiche e strumenti pratici che tengano conto delle reali difficoltà incontrate dai gestori per attuare, nel contesto industriale specifico, le indicazioni degli standard, che, inevitabilmente, sono sempre di tipo formale con valenza generalista”.
Il libro presenta e offre soluzioni specifiche, che corrispondono a uno o più punti critici, presentando prodotti o prototipi - disponibili gratuitamente e basati su tecnologie di dominio pubblico - utilizzabili nella prassi quotidiana.
  
 
 
Dipartimento Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici (DIPIA) dell’INAIL , “ Gestire la sicurezza negli stabilimenti industriali”, a cura dell’ingegner Paolo Pittiglio e del dott. Paolo Bragatto (formato PDF, 7.01 MB).
 
 
 
Tiziano Menduto


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Rispondi Autore: Ermenegildo - likes: 0
27/10/2011 (09:31:19)
Non è colpa dei sistemi, ma di chi li applica. Cioè si scrive che si fa "a" ma poi nella pratica si fa "b". Come per la qualità, quanti sistemi esistono solo sulla carta esclusivamente per passare le verifiche?? quasi tutti! Quante occasioni perse...

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