Differenze di genere: malattie professionali e progetti di prevenzione
Roma, 19 Giu – Se vogliamo fare un raffronto dei dati italiani con i dati europei riguardo agli infortuni professionali denunciati e relativi a lavoratrici, possiamo riprendere la presentazione di un dossier, recentemente pubblicato dall’ Inail in concomitanza con la “giornata internazionale della donna” dell’8 marzo.
In “ Infortuni e malattie professionali. Dossier donne” si indica che gli ultimi dati diffusi da Eurostat (anno 2014) relativi ai tassi standardizzati di incidenza infortunistica, “mostrano senza distinzione di genere per l’Italia un valore pari a 1.619 infortuni con assenza dal lavoro di almeno quattro giorni, esclusi gli infortuni in itinere, per 100mila occupati (nel 2010 erano 2.194), inferiore a quello rilevato per Francia (3.386), Spagna (3.220) e Germania (2.119), e comunque al di sotto della media della UE-28 (1.642)”.
In ogni caso l’incidenza infortunistica delle donne lavoratrici è “decisamente inferiore a quella maschile in tutti i Paesi europei. L’Italia presenta un valore pari a 1.025 per le donne, quasi la metà del 1.937 degli uomini e più contenuto di quelli Francia (2.431) e Spagna (1.862). Per gli infortuni mortali i tassi relativi alla componente femminile sono sensibilmente più bassi ai corrispondenti valori degli uomini, a conferma del fatto che le donne sono generalmente occupate in impieghi meno rischiosi”.
Il dossier, che abbiamo presentato nei giorni scorsi con riferimento specifico all’andamento infortunistico, si sofferma tuttavia anche sulle malattie professionali.
A questo proposito si indica che le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2015 “sono state quasi 17mila, pari al 28,5% delle circa 59mila tecnopatie denunciate in totale”. E i dati complessivi, per entrambi i sessi, “hanno confermato il trend in aumento degli ultimi anni, in controtendenza rispetto all’andamento decrescente degli infortuni sul lavoro: dalle 57.370 denunce del 2014, infatti, si è passati alle 58.917 del 2015 (+2,7%)”. Anche se per le sole denunce delle lavoratrici, nel confronto con il 2014 “si registra una sostanziale stabilità, con 16.795 casi protocollati nel 2015 rispetto ai 16.748 dei 12 mesi precedenti”.
Sono poi riportati anche alcuni dati provvisori del 2016.
Si segnala che i primi dati del 2016 - rilevati allo scorso 31 dicembre e diffusi dall’Inail nel canale Open data – “se confrontati con quelli dell’anno precedente, rilevati al 31 dicembre 2015 per omogeneità di confronto, mostrano come nel complesso le denunce di malattia professionale protocollate per maschi e femmine siano aumentate del 2,3%, dalle 59mila del 2015 alle oltre 60mila nel 2016. In ottica di genere, è da sottolineare nel 2016 il calo del fenomeno per le donne: in controtendenza con i lavoratori, infatti, le denunce delle lavoratrici sono diminuite tra il 2015 e il 2016 dell’1%, da 16.817 a 16.653. Tra gli uomini, invece, si registra ancora un aumento del 3,6%, da 42.181 a 43.694”.
Quali sono le principali patologie?
Sappiamo che a colpire i lavoratori, nel complesso, “sono soprattutto le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, in particolare tendiniti e dorsopatie, e la sindrome del tunnel carpale” (“insieme rappresentano quasi il 75% delle denunce”); tuttavia questo risultato medio nasconde una differenza ben marcata tra uomini e donne: “se le patologie citate rappresentano circa il 69% delle denunce maschili, la stessa percentuale, infatti, sale addirittura quasi al 90% per le donne (circa 15mila delle quasi 17mila denunce complessive)”.
Riportiamo dal dossier un breve report di dati relativo alle malattie professionali denunciate per genere (anni di protocollo 2011-2015):
Dopo aver ricordato che con il Decreto Legislativo 81/2008 il genere è diventato una variabile rilevante per garantire l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (Articolo 1), il dossier si sofferma poi brevemente su un progetto pilota in ottica di genere.
Infatti per sostenere le aziende nel “recepimento di questo obbligo normativo”, la Direzione regionale Inail della Toscana, su iniziativa del Comitato unico di garanzia (CUG) dell’Istituto, ha avviato nel 2009 un progetto pilota di ricerca che ha coinvolto prima l’Università degli studi di Firenze e, negli ultimi anni, un gruppo multidisciplinare – medicina del lavoro, igiene e sociologia – dell’Università di Pisa, con l’obiettivo di fornire alle aziende, agli enti pubblici e alle istituzioni competenti indicazioni specifiche e applicativi per la valutazione dei rischi in ottica di genere e per lo studio e la prevenzione del fenomeno degli infortuni in itinere”. E nell’ambito del progetto sono stati messi a punto degli “strumenti operativi per valutare l’efficacia della gestione della sicurezza aziendale in ottica di genere”. Inoltre attraverso una revisione sistematica di documenti prodotti sia a livello nazionale che internazionale, sono state “messe a punto delle schede di rischio per evidenziare, se esistenti, la diversa suscettibilità o i differenti effetti per gli uomini e le donne nei confronti di specifici rischi”.
Si segnala che una priorità è “costituita dalle schede riguardanti il rischio chimico, per cui sono state realizzate alcune mappe di rischio per comparto, con evidenziate le esposizioni differenziate per genere”. Ed è stato poi messo a punto un questionario sugli infortuni in itinere, rispetto ai quali “permane un forte divario di genere”.
I temi al centro di questo progetto hanno poi trovato ampio spazio di approfondimento nei quattro Quaderni monografici Inail della collana “ Salute e sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere”, già presentati in passato dal nostro giornale.
Il dossier si conclude sottolineando che a partire dalla “particolare valenza del progetto pilota e le sue caratteristiche di replicabilità sul territorio”, nel luglio 2016 la Direzione centrale prevenzione dell’Inail ha creato un gruppo di lavoro multidisciplinare a livello centrale. E si indica che nell’agosto 2014 i risultati del progetto “sono stati presentati a Francoforte, in occasione del XX World Congress on Safety and Health at Work, mentre un aggiornamento del lavoro portato avanti finora su questo fronte è in fase di accettazione alla prossima edizione del Congresso mondiale sulla salute e la sicurezza sul lavoro, in programma nel settembre 2017 a Singapore”, un’importante occasione per “condividere e mettere a confronto le strategie per la prevenzione di infortuni e malattie professionali attente alle specificità e alle differenze di genere”.
Riportiamo, infine, alcuni dati in pillole, presentati anche in un recente comunicato stampa dell’Inail, relativi a infortuni e malattie professionali al femminile (anno 2015):
- infortuni sul lavoro denunciati nel complesso: 227.111 (-4,6% rispetto al 2014);
- infortuni accertati positivi dall’Inail: 145.684 (-5,7% rispetto al 2014);
- casi mortali denunciati: 110 (dato invariato rispetto al 2014);
- casi mortali accertati positivi dall’Inail: 69 (73 nel 2014);
- infortuni in itinere denunciati: 49.721 (-1,2% rispetto al 2014);
- casi mortali in itinere denunciati: 58 (55 nel 2014);
- infortuni domestici denunciati: 623 (-15,7% rispetto al 2014);
- malattie professionali denunciate: 16.795 (16.748 nel 2014).
Inail, “ Infortuni e malattie professionali. Dossier donne”, edizione 2017 (formato PDF, 4.43 MB).
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RTM
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