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Napoli: emergenza microcriminalita'
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La microcriminalità vista dal 47,4% dei napoletani come l’emergenza più grave nella città nell’ambito della criminalità. Lo rileva la ricerca “Criminalità, sicurezza e devianza giovanile a Napoli: l’analisi di un distretto criminale complesso”, recentemente presentata dall’Eurispes.
Le rilevazioni sono state condotte, nel periodo 15-23 marzo 2004, su un campione di 2.000 cittadini rappresentativo della popolazione napoletana, stratificati per sesso, classe di età (18-29, 30-44, 45-64, oltre 64 anni) e area circoscrizionale di appartenenza.
Per valutare l'impatto della criminalità sui cittadini, lo studio dell’Eurispes ha voluto quantificare il numero dei reati di cui gli intervistati sono stati vittime; conoscere il tipo di provvedimento adottato a seguito del reato subìto; capire quali sono le motivazioni che inducono o no a sporgere denuncia contro il colpevole; valutare il grado di sicurezza avvertito dai cittadini in specifiche circostanze.
Per quanto riguarda l’elenco delle diverse tipologie di reato, dall’indagine emerge che una elevata quota di intervistati è rimasta vittima di scippo o borseggio (12,2%); un altro reato molto diffuso risulta essere il furto di automobile o motorino (8,5%); si contano invece percentuali minori per quanto riguarda i casi di furto in casa (3,6%), aggressione (1,9%) e richieste di denaro non dovuto (1,7%).
E’ stato valutato, inoltre, il grado di sicurezza avvertito dai cittadini in alcune situazioni, quali: uscire da solo nel proprio quartiere di giorno o quando è buio e restare da solo in casa. Rispetto alla prima situazione, oltre la metà dei cittadini (50,4%) si sento abbastanza sicura ad uscire da solo di giorno nel proprio quartiere, il 22,6% esprime il massimo livello di tranquillità e pochi affermano di non sentirsi per niente sicuri (8,7%).
Più problematico risulta uscire da soli nel proprio quartiere nelle ore serali, in questa situazione le percentuali di chi si sente per niente o poco sicuro salgono rispettivamente al 37,5% e al 33%. Al contrario, si esprimono in maniera opposta complessivamente il 28,1% degli intervistati, di cui il 6,3% non esprime alcuna titubanza e il 21,8% afferma di sentirsi abbastanza sicuro.
Al campione è stato chiesto da quale tipo di reato si sente maggiormente minacciato. La quota più elevata di soggetti ha indicato scippi e borseggi (35,5%), che rappresentato effettivamente il reato più comune e quindi quello di cui è più facile rimanere vittime.
Gli intervistati indicano poi con frequenza l’aggressione fisica (17%), la rapina (15,8%), il furto dell’automobile o del motorino (12,1%); meno citati il furto nell’abitazione (6,4%), l’aggressione verbale (4,2%) e la violenza sessuale (2,6%).
Riguardo ai cambiamenti intervenuti negli ultimi anni a Napoli in relazione alla delinquenza e sulla percezione del rischio da parte dei cittadini, quasi la metà del campione (48,9%) afferma di avere più paura di essere vittima di reati rispetto a due anni fa; per il 45,5% i timori sono rimasti invariati, mentre per il 5,1% sono diminuiti.
In considerazione dell’emergenza rappresentata a Napoli dal problema della violenza giovanile, per oltre la metà degli intervistati (54,6%) Napoli è poco sicura in relazione alla violenza giovanile, per oltre un terzo (35,7%) è per niente sicura, solo per il 7,4% è abbastanza sicura e per un irrisorio 0,4% è molto sicura.
La diffusione tra minori e ragazzi di comportamenti antisociali più o meno gravi viene quindi percepita da quasi tutti i cittadini come un’emergenza che determina un clima di forte insicurezza.
I cittadini napoletani intervistati forniscono alcune indicazioni piuttosto precise su quelle che sono, per loro, le cause principali della delinquenza minorile nel capoluogo campano.
Il fattore maggiormente indicato è la mancanza di educazione in famiglia (44,8%); il 19,7% delle risposte fa invece riferimento alla disoccupazione ed il 16% a modelli sociali che spingono al facile guadagno; vengono citate in un numero minore di casi la consapevolezza di poterla fare franca (7,8%), l’evasione e la dispersione scolastica (5,8%), l’assenza di centri di aggregazione sociale (4,7%).
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La microcriminalità vista dal 47,4% dei napoletani come l’emergenza più grave nella città nell’ambito della criminalità. Lo rileva la ricerca “Criminalità, sicurezza e devianza giovanile a Napoli: l’analisi di un distretto criminale complesso”, recentemente presentata dall’Eurispes.
Le rilevazioni sono state condotte, nel periodo 15-23 marzo 2004, su un campione di 2.000 cittadini rappresentativo della popolazione napoletana, stratificati per sesso, classe di età (18-29, 30-44, 45-64, oltre 64 anni) e area circoscrizionale di appartenenza.
Per valutare l'impatto della criminalità sui cittadini, lo studio dell’Eurispes ha voluto quantificare il numero dei reati di cui gli intervistati sono stati vittime; conoscere il tipo di provvedimento adottato a seguito del reato subìto; capire quali sono le motivazioni che inducono o no a sporgere denuncia contro il colpevole; valutare il grado di sicurezza avvertito dai cittadini in specifiche circostanze.
Per quanto riguarda l’elenco delle diverse tipologie di reato, dall’indagine emerge che una elevata quota di intervistati è rimasta vittima di scippo o borseggio (12,2%); un altro reato molto diffuso risulta essere il furto di automobile o motorino (8,5%); si contano invece percentuali minori per quanto riguarda i casi di furto in casa (3,6%), aggressione (1,9%) e richieste di denaro non dovuto (1,7%).
E’ stato valutato, inoltre, il grado di sicurezza avvertito dai cittadini in alcune situazioni, quali: uscire da solo nel proprio quartiere di giorno o quando è buio e restare da solo in casa. Rispetto alla prima situazione, oltre la metà dei cittadini (50,4%) si sento abbastanza sicura ad uscire da solo di giorno nel proprio quartiere, il 22,6% esprime il massimo livello di tranquillità e pochi affermano di non sentirsi per niente sicuri (8,7%).
Più problematico risulta uscire da soli nel proprio quartiere nelle ore serali, in questa situazione le percentuali di chi si sente per niente o poco sicuro salgono rispettivamente al 37,5% e al 33%. Al contrario, si esprimono in maniera opposta complessivamente il 28,1% degli intervistati, di cui il 6,3% non esprime alcuna titubanza e il 21,8% afferma di sentirsi abbastanza sicuro.
Al campione è stato chiesto da quale tipo di reato si sente maggiormente minacciato. La quota più elevata di soggetti ha indicato scippi e borseggi (35,5%), che rappresentato effettivamente il reato più comune e quindi quello di cui è più facile rimanere vittime.
Gli intervistati indicano poi con frequenza l’aggressione fisica (17%), la rapina (15,8%), il furto dell’automobile o del motorino (12,1%); meno citati il furto nell’abitazione (6,4%), l’aggressione verbale (4,2%) e la violenza sessuale (2,6%).
Riguardo ai cambiamenti intervenuti negli ultimi anni a Napoli in relazione alla delinquenza e sulla percezione del rischio da parte dei cittadini, quasi la metà del campione (48,9%) afferma di avere più paura di essere vittima di reati rispetto a due anni fa; per il 45,5% i timori sono rimasti invariati, mentre per il 5,1% sono diminuiti.
In considerazione dell’emergenza rappresentata a Napoli dal problema della violenza giovanile, per oltre la metà degli intervistati (54,6%) Napoli è poco sicura in relazione alla violenza giovanile, per oltre un terzo (35,7%) è per niente sicura, solo per il 7,4% è abbastanza sicura e per un irrisorio 0,4% è molto sicura.
La diffusione tra minori e ragazzi di comportamenti antisociali più o meno gravi viene quindi percepita da quasi tutti i cittadini come un’emergenza che determina un clima di forte insicurezza.
I cittadini napoletani intervistati forniscono alcune indicazioni piuttosto precise su quelle che sono, per loro, le cause principali della delinquenza minorile nel capoluogo campano.
Il fattore maggiormente indicato è la mancanza di educazione in famiglia (44,8%); il 19,7% delle risposte fa invece riferimento alla disoccupazione ed il 16% a modelli sociali che spingono al facile guadagno; vengono citate in un numero minore di casi la consapevolezza di poterla fare franca (7,8%), l’evasione e la dispersione scolastica (5,8%), l’assenza di centri di aggregazione sociale (4,7%).
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