Il contrabbando nelle carceri con l’aiuto dei droni
Ai primi di giugno 2023 è stata pubblicato dallo Institute of Justice una ricerca sul problema del contrabbando di merci proibite all’interno delle carceri, utilizzando dei droni. La faccenda era già nota agli esperti del settore, ma questo studio mette in evidenza come negli ultimi mesi la crescita di questi usi illegali abbia raggiunto livelli estremamente elevati.
Sono stati messi a punto ben cinque documenti, che prendono in esame questi rischi specifici; i titoli sono:
- l’utilizzo dei droni per attività di contrabbando all’interno delle carceri,
- tecniche di individuazione di droni, utilizzati in attività di contrabbando,
- l’individuazione e la gestione del contrabbando di droghe,
- le misure di mitigazione del contrabbando via posta,
- le misure di mitigazione di contrabbando di apparati cellulari.
Gli argomenti trattati in questi cinque documenti danno già una idea di come i malviventi abbiano imparato ad utilizzare il drone in maniere oltremodo efficienti ed efficaci, neutralizzando le attività di mitigazione, che i servizi penitenziari potrebbero attuare.
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Approfondimento della normativa ISO 11064 e altre norme per la progettazione delle sale di controllo, a cura di di Adalberto Biasiotti. |
Il costo estremamente ridotto dei droni e la facilità di manovra fa sì che essi vengano utilizzati sempre più spesso per trasportare, all’interno del perimetro delle carceri, droghe e telefoni cellulari, sfruttando le numerose debolezze oggi esistenti nelle tecniche di individuazione dei droni.
Ad oggi, cominciano essere efficaci le tecniche che individuano la presenza di cellulari all’interno delle carceri, basate su radioricevitori ad ampio spettro, operanti nelle bande di emissione di cellulari. Purtroppo, gli apparati disponibili fino a qualche tempo fa si fermavano alla banda di frequenza 4G, e bisogna adesso acquistare i nuovi apparati, che sono in grado di individuare anche telefoni cellulari operanti in banda 5G.
È ben vero che esistono dispositivi in grado di neutralizzare i droni, ma essi operano soprattutto in campo militare e hanno costi assolutamente proibitivi per applicazioni su larga scala ed in un contesto di rischio inferiore, come appunto lo scenario della protezione degli insediamenti carcerari.
La crescita del livello di intelligenza presente nei droni consente anche di programmare gli spostamenti dei droni, consentendo al pilota di portarsi a distanza di sicurezza dell’insediamento carcerario e rendendo quindi più difficoltosa la sua individuazione ed il suo arresto.
Una tecnica che ha dato qualche risultato positivo riguarda la installazione di reti in nylon sulle strutture aperte degli insediamenti carcerari, dove ad esempio i carcerati svolgono attività ginnastiche e ricreative.
Ciò non toglie che la complessità dei piani di contrasto faccia sì che gli istituti penitenziari siano caldamente incoraggiati a prendere contatto con la Federal Aviation Adminstration, la Federal communication Commission e il Dipartimento di giustizia, in modo da avere a disposizione un piano coordinato di messa sotto controllo di questa tipologia di attacco.
Anche i dispositivi che potrebbero neutralizzare i droni, ad esempio creando delle emissioni radio di interferenza, possono essere usati solo con molte limitazioni; ecco la ragione per la quale la messa a punto del piano di contrasto, anche laddove esistano dispositivi di neutralizzazione, deve essere studiato attentamente.
Occorre poi prendere in considerazione anche i problemi economici, legati alla creazione di un budget per l’acquisto e l’attivazione di misure di controllo. Alla luce delle attuali disponibilità economiche degli istituti carcerari, vi sono priorità ben maggiori, che chiedono un incremento di budget. Basti pensare ai costi relativi alle quattro principali tecnologie di rilevazione della presenza di un drone:
- sistemi radar che utilizzano onde radio, che permettono di individuare e tracciare il movimento dei droni,
- sistemi elettronici che usano delle telecamere, operanti sia nella banda visiva e nell’infrarosso, per inquadrare i droni e per tracciarne il movimento. Ovviamente questi dispositivi funzionano solo se non vi sono ostacoli visivi,
- sistemi acustici, che rilevano il rumore prodotto dai motori elettrici del drone e possono localizzare, con scarsa precisione, la posizione,
- infine, i sistemi radiofrequenza con uso di antenne per individuare la presenza di segnali nelle bande utilizzate nella connessione fra il drone e il dispositivo di pilotaggio. Un drone che opera all’esterno delle frequenze disponibili o che funziona in modo autonomo non può essere individuato. Inoltre, questi sistemi potrebbero creare problemi agli istituti penitenziari, che potrebbero essere accusati di interferenza in bande pubbliche di comunicazione radio.
Come si vede, il problema non è certamente facile da risolvere, ma perché possa essere impostata una politica di contrasto, occorre che i dirigenti degli istituti penitenziari prendano in considerazione questi problemi e comincino ad inquadrarli correttamente.
Adalberto Biasiotti
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