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Scavi abusivi dei tombaroli a Napoli e Torre Annunziata

La villa di Poppea, situata a Torre Annunziata, che risale al I secolo dopo Cristo ed è attribuita a Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, è un sito archeologico ormai ben noto. Le indagini dei carabinieri hanno permesso di rilevare delle attività illecite di scavo, materializzate in due tunnel, che da una cantina vicina portavano alla zona della villa. I carabinieri hanno sequestrato l’area e tutti i materiali trovati sul posto, come ad esempio attrezzi di scavo, ventilatori, container per i lapilli, che venivano portati all’esterno dello scavo clandestino.
Il proprietario della cantina, situata in via Garibaldi, da cui partivano i tunnel abusivi, è un falegname di 53 anni, con una fedina penale immacolata. Il falegname è stato denunciato per questa attività criminale, in violazione del codice della protezione dei beni culturali.
Ciò premesso, esaminiamo invece un’altra attività di scavo abusivo, scoperta in pieno centro storico di Napoli, nella zona di corso Umberto, quasi sotto l’Università Federico II e vicino alla stazione centrale.
![]() | Approfondimento della normativa ISO 11064 e altre norme per la progettazione delle sale di controllo, a cura di di Adalberto Biasiotti. |
La differenza fondamentale tra questa attività di scavo illecito, rispetto a quella precedentemente illustrata, sta nel fatto che questi scavi avevano permesso ai criminali di individuare un sito archeologico, di cui nessuno sospettava l’esistenza. Si tratta di una chiesa medievale, situata ad 8 m di profondità, ove erano presenti numerosissimi reperti archeologici di grande valore. Lo scavo clandestino era stato effettuato da un imprenditore, anch’esso insospettabile, che, lavorando nelle cantine di locali di sua proprietà, aveva scoperto l’esistenza di questa chiesa medievale.
Ancora una volta, grazie alla incisiva opera dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale è stato possibile bloccare i colpevoli e cominciare a recuperare un ricchissimo patrimonio culturale. In particolare, l’imprenditore, che aveva scelto di fare il tombarolo, aveva recuperato più di 10.000 frammenti ceramici di epoca romana e medievale, insieme ad altri 450 reperti archeologici di epoca romana, come anfore, lucerne monete romane ed anche medievali.
Purtroppo, almeno sino ad ora, non è stato possibile alle forze dell’ordine capire se il patrimonio archeologico sottratto sia assai più ricco e sia stato già in parte venduto sui mercati paralleli.
Abbiamo voluto portare a conoscenza dei lettori questi due scenari, apparentemente simili, ma che nel primo caso hanno permesso di rivelare un attacco in corso contro un sito già ben noto, mentre nel secondo caso hanno permesso di scoprire un sito ancora del tutto sconosciuto, salvo al tombarolo interessato!
Adalberto Biasiotti

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