Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
La crisi non sia un alibi, investire nella prevenzione conviene
“ Sostenere crescita e competitività delle imprese promuovendo salute e sicurezza sul lavoro in tempi di crisi”. Questo il titolo e il filo conduttore del seminario internazionale promosso a Roma dal Ministero del Lavoro e dall’Inail, nell’ambito delle attività del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea. Una due giorni di riflessione e di confronto con i rappresentanti di istituzioni e parti sociali del continente – organizzata in collaborazione con la Commissione europea, l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu–Osha) e l’Associazione internazionale di sicurezza sociale (Issa) – che ha preso il via ieri pomeriggio, nella cornice della Pontificia università urbaniana, con gli interventi del presidente dell’Inail, Massimo De Felice, del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, e di Gianfranco Simoncini, referente per il settore lavoro nell’ambito della Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
I dati del Report 2014 della Banca Mondiale. “La prevenzione – ha detto De Felice aprendo i lavori – è un fattore di crescita, perché limitare i rischi professionali induce progressi tecnologici e può ridurre i costi sociali ed economici in misura molto significativa”. Per dare più concretezza a questa affermazione, il presidente dell’Inail ha citato alcuni dati contenuti nel Report 2014 della Banca Mondiale, che confermano come gli investimenti in salute e sicurezza garantiscano un rendimento ragguardevole, “sia in termini umani per i lavoratori, sia in termini economici per le imprese, per gli Stati e anche per la produttività, a medio e lungo termine”. Per ciascun dollaro investito in programmi di benessere sul posto di lavoro, infatti, “le aziende risparmiano una media di 3,27 dollari per le spese mediche e 2,73 dollari per il costo delle assenze per malattia”.
“Oltre 11 milioni le giornate perse a causa degli infortuni”. De Felice ha ricordato anche uno dei numeri resi pubblici con il progetto open data dell’Inail, che ha definito “abbastanza impressionante”: nel 2013 in Italia le giornate di inattività al lavoro provocate da infortuni sono state più di 11 milioni e più di 160mila sono state provocate da infortuni con un grado di menomazione superiore al 25%. “Non si tratta di un dato eccezionale – ha precisato – perché è perfettamente in linea con la serie storica”. Per il presidente dell’Istituto “nel nostro Paese non abbiamo bisogno di individuare nuove vie per la prevenzione, ma credo che si debba lavorare per migliorare i modi in cui le percorriamo. Il quadro strategico dell’Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro per il periodo 2014-2020 individua percorsi che nel nostro Paese abbiamo ampiamente considerato e discusso e che si ritrovano anche nel programma di questo seminario”.
“Le statistiche fondamentali per calibrare le azioni politiche”. Uno degli obiettivi strategici indicati nel documento della Commissione Ue, pubblicato all’inizio di giugno, riguarda l’importanza della raccolta dei dati statistici, in modo da ottenere migliori elementi di prova e sviluppare strumenti di monitoraggio. “Molto spesso – ha sottolineato a questo proposito il presidente dell’Inail – non abbiamo dati adeguati, cioè tempestivi e di qualità, per giudicare l’esito degli interventi intrapresi. Avere i dati a disposizione per calibrare le azioni politiche ed eventualmente correggerne l’indirizzo è senz’altro un investimento a rendimento molto elevato”.
“Non è un costo ma un elemento di competitività”. “Il valore degli investimenti in sicurezza è stato ribadito anche dal ministro del Lavoro. “Anche se la crisi può indurre a pensare che la prevenzione sia un tema a cui si può guardare con minore attenzione – ha detto – dobbiamo sforzarci di sottolineare che non è un fattore di costo ma un elemento di competitività”. Da qui “l’esigenza di avere elementi che diano valore statistico e significatività agli argomenti che andiamo sostenendo”, da cui deriva la necessità di “strutturare e aggiornare le nostre banche dati per analizzare in modo puntuale ciò che accade”.
“Necessari processi di semplificazione per le Pmi”. Poletti ha indicato anche alcuni dei temi che occorre tenere in particolare considerazione, a partire da quello che riguarda le piccole e medie imprese, “elemento caratterizzante dell’apparato produttivo italiano ed europeo”, per le quali “è effettivamente più complesso gestire le procedure e fare le cose che sono necessarie per tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro. C’è quindi bisogno di lavorare a specifiche forme di organizzazione e a processi di semplificazione”, perché norme particolarmente articolate e complesse non servono a nulla se non possono essere concretamente applicate nella realtà.
“Il risarcimento economico indispensabile ma non sufficiente”. Tra gli altri temi citati dal ministro, l’invecchiamento della forza lavoro in Europa, che richiede nuove modalità di organizzazione del lavoro, e il problema delle malattie professionali e dei rischi emergenti, legati all’innovazione scientifica e tecnologica. “Dobbiamo inoltre riflettere – ha aggiunto Poletti – sul tema dell’agire a valle, dopo che si è verificato un incidente sul lavoro. Il risarcimento economico in questi casi è indispensabile, ma è altrettanto importante creare le condizioni che consentano all’infortunato il miglior recupero possibile della qualità della vita”.
“Importante coordinare le attività”. Per Gianfranco Simoncini, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori parte da “un richiamo forte alle imprese, che giocano un ruolo fondamentale in questa direzione”, anche attraverso “una sorta di patto, che in cambio di una semplificazione delle procedure e degli adempimenti, che talvolta possono apparire incomprensibili, richiede responsabilità e rispetto delle norme fondamentali”. Il rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha sottolineato, inoltre, “l’esigenza di coordinare sempre di più il complesso delle responsabilità e le diverse attività dei soggetti che operano per garantire l’attività di prevenzione e, quando necessario, di repressione dell’illegalità. Se non riusciamo a farlo, veniamo meno alla nostra responsabilità specifica nei confronti dei diritti dei lavoratori”.
Il ruolo cruciale della formazione. Facendo poi riferimento alla situazione delle categorie più vulnerabili, come gli immigrati e chi opera in settori più a rischio di incidente, Simoncini ha indicato nelle attività di formazione uno degli elementi cruciali per la diffusione della cultura della prevenzione, che deve diventare un tema centrale anche dell’educazione scolastica. “Questo impegno è ancora più importante in un periodo di crisi come quello attuale, in cui il pubblico deve far sentire la propria vicinanza ai lavoratori e alle imprese per tenere alta la guardia in materia di salute e sicurezza”.
Il quadro strategico europeo al centro della seconda sessione. La seconda sessione dei lavori ha allargato l’orizzonte della discussione oltre i confini nazionali, coinvolgendo rappresentanti di istituzioni, organizzazioni datoriali e sindacati dei lavoratori del continente. Al centro di tutti gli interventi, il nuovo quadro strategico varato sei mesi fa, che indica le sfide principali che l’Unione europea dovrà affrontare nei prossimi anni sul fronte della salute e della sicurezza sul lavoro – dal miglioramento dell’attuazione delle norme e della prevenzione delle malattie professionali all’invecchiamento della forza lavoro – e presenta diverse azioni chiave, individuando gli strumenti per affrontarle. L’obiettivo è di contribuire al miglioramento della qualità del lavoro, aumentando allo stesso tempo la competitività e la produttività delle imprese europee, specialmente quelle piccole, e riducendo i costi per i sistemi di sicurezza sociale.
I tre workshop paralleli. Il seminario è poi proseguito su tre binari paralleli con lo svolgimento di altrettanti workshop dedicati alle misure di sostegno alle imprese e di potenziamento delle attività di vigilanza, al progetto OiRA, che si basa su un’applicazione web completa, gratuita e di facile uso sviluppata dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu–Osha) per aiutare le piccole e micro organizzazioni ad attuare una valutazione interattiva dei rischi, e ai percorsi di efficienza per la promozione della cultura della sicurezza. Il primo workshop, in particolare, è stato aperto dall’ intervento del direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, che ha tracciato un quadro molto dettagliato dell’insieme delle iniziative promosse negli ultimi anni dall’Istituto sul fronte del sostegno alle imprese e del potenziamento dell’attività di vigilanza.
Fonte: INAIL
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.
Pubblica un commento
Rispondi Autore: Oronzo Canà - likes: 0 | 10/12/2014 (08:28:15) |
Caro presidente dell’Inail, Massimo De Felice, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spiegatelo Voi ad un imprenditore con 5 operai che riesce a fatica a dar loro lo stipendio mensile per sfamare le famiglie che deve impegnarsi ad investire in sicurezza. Scendete da quel trono dorato un cui siete seduti ed andate in mezzo alla gente a respirare che aria tira. |
Rispondi Autore: Filippo Pataoner - likes: 0 | 10/12/2014 (09:30:39) |
Volevo leggere l'articolo fino alla fine...ma non sono riuscito...ho ceduto molto prima! Troppe banalità una dietro l'altra. Molto semplice stare sull'altare della patria, economicamente ben retribuiti qualsiasi cosa dovesse succedere. Parlare di semplificazione e (ad esempio) apprezzare le modifiche sull'OT24 sempre più costruito su misura per le grandi aziende...e i piccoli? Forse all'Inail non conviene che siano le PMI a presentare domanda? Forse perché numericamente maggiori rispetto alle grandi aziende? Bah... |
Rispondi Autore: MB - likes: 0 | 11/12/2014 (11:07:16) |
sono (purtroppo) d'accordo con chi mi ha preceduto nello scrivere... quanto scollegamento con la realtà da parte di chi ci governa e amministra |