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Sicurezza urbana: si cambia
Nel numero 754 di PuntoSicuro abbiamo dato notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Lombardia, di una legge riguardante la polizia locale e la sicurezza urbana.
Sul tema la redazione di PuntoSicuro ha intervistato l’assessore agli Affari Generali della Regione Lombardia, Guido Della Frera, uno dei promotori della nuova legge.
Assessore Della Frera, quali sono gli obiettivi della nuova legge?
E’ una legge che tenta di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini ed ai bisogni dei Comuni. Non è una legge che tende a dare forme di dottrina ideologica, ma una legge che tenta di dare risposte concrete, facendo dei punti di chiarezza precisi.
Primo: la netta separazione tra sicurezza-ordine pubblico e sicurezza urbana.
La sicurezza-ordine pubblico è materia esclusiva dello Stato, quindi, di Carabinieri e Polizia di Stato.
La sicurezza urbana, che è invece il nuovo concetto che noi introduciamo con questa legge, è quella sicurezza del quotidiano, l’essere vicino al cittadino nelle sue necessità. Il che significa tranquillità quando va in giro in macchina (sicurezza stradale), tranquillità quando frequenta un giardino pubblico, serenità nella certezza che quando compra qualcosa in un negozio c’è stato un controllo dei beni venduti, riferimenti chiari per chi vede sorgere a fianco di casa un abuso edilizio.
Il cittadino oggi spesso e volentieri non sa a chi rivolgersi per denunciare queste situazioni o per essere tutelato nei suoi diritti.
La polizia locale, i vecchi vigili urbani, strutturati oggi con questa legge daranno precise risposte in merito.
Quali sono le novità introdotte dalle nuova legge?
Prima di tutto viene data la possibilità ai Comuni di associarsi tra di loro per gestire questo servizio. In Lombardia ci sono 1546 Comuni, di cui pochissimi sopra i diecimila abitanti; la maggior parte sono piccole realtà che non possono introdurre organizzazioni e tecnologie per la sicurezza perché troppo costose. La legge prevede forme di associazione e di consorzio fra i vari Comuni per provvedere al servizio di polizia locale.
Questa metodica è stata già sperimentata, con ottimi risultati in questi due anni; quest’anno sono 750 i Comuni che si sono associati.
Questa legge non solo definisce le forme di associazione, ma finanzia i Comuni che si associano. Ogni anno la Regione mette oltre diecimila milioni di euro, già previsti in legge, per finanziare i Comuni che si associano per gli acquisti di automezzi, di telecamere, di strumenti tecnologicamente avanzati per fare indagini e per sviluppare sicurezza.
La legge prevede inoltre modelli organizzativi precisi. Sono centinaia i comandi di polizia locale in Lombardia, per complessivi 8000 agenti; per permettere alle centrali operative di dialogare tra loro è stato introdotto un sistema di radiocomunicazione unico.
Inoltre è stata introdotta l’unicità delle modulistiche per dare maggiore semplificazione e chiarezza al cittadino.
Grande novità della legge è l’introduzione di un numero unico.
Oggi, essendo centinaia i comandi di polizia locale, se si ha bisogno di chiamare un agente per un incidente stradale, si chiama sempre il 112 o il 113 perché nessuno si ricorda o sa qual è il numero di telefono del comando del Comune su cui si sta transitando.
La legge introduce invece un nuovo numero, unico per tutta la Lombardia, che indirizza la chiamata alla centrale operativa più vicina.
Questo consente inoltre di sollevare Polizia di Stato e Carabinieri da lavori che possono essere svolti anche dalla polizia municipale.
Polizia di Stato e Carabinieri che vogliamo sempre più impegnati nella repressione del crimine e della criminalità organizzata.
Altra novità è lo sviluppo della formazione. Abbiamo dato grande importanza all’aspetto formativo. Vogliamo uomini capaci, professionalmente preparati. Già questo sta avvenendo, da anni la regione finanzia la formazione. Con questa legge però prevediamo corsi di primo accesso finanziati dalla regione Lombardia, corsi di aggiornamento permanente degli agenti e di tutti i quanti componenti della polizia locale e introduciamo un’Accademia per ufficiali e sottufficiali di polizia locale , che potrà dare laurea breve o un titolo post laurea per i comandanti che sono già oggi laureati.
L’accademia di polizia locale sarà collegata al sistema universitario. Quello che vorremmo inserire è il concetto di “manager della sicurezza”. Una figura utile per la polizia locale, ma che potrà essere utile anche per altre professioni. Oggi la sicurezza è un valore che deve essere difeso anche con investimenti in risorse umane e in tecnologie di alto livello.
Riguardo alla collaborazione tra polizia locale ed istituti di vigilanza privata, cosa cambia con la nuova legge?
Mettiamo anche qui chiarezza, nel senso che mai l’agente degli istituti di vigilanza privata dovrà sostituire l’agente di polizia locale, il vigile urbano.
Oggi per assicurare interventi più efficaci nel campo della sicurezza, dobbiamo utilizzare tutte le forze in campo, senza nessun distinguo, dando però ad ogni forza in campo precisi ruoli e compiti.
La nuova legge permette ai comuni, dopo gare pubbliche, di appaltare servizi di ausilio alla polizia locale tramite queste forze.
Non è utile che un vigile urbano stia negli uffici, o magari davanti a dei monitor della centrale di videosorveglianza. Gli agenti di polizia locale stiano sulla strada perché solo a loro è permesso l’impatto con il cittadino e l’incontro con il cittadino, sia nel profilo sanzionatorio sia nel profilo di consiglio. Agli uomini delle polizie private possiamo affidare compiti quali sorvegliare i monitor delle centrali di videosorveglianza, fare presidi notturni senza possibilità di intervento. Sono occhi in più e uomini in più che aggiungiamo in un sistema articolato di sicurezza.
In alcuni comuni sono già operative collaborazioni tra istituti di vigilanza e polizia locale?
Sono partite già alcune esperienze che, non essendo normate, potevano creare forme di confusione.
Con questa legge definiremo con dei regolamenti specifici questa collaborazione che speriamo essere già pronta a partire entro l’estate, per venire in aiuto delle polizie locali nei picchi stagionali.
Nei picchi stagionali, specie estivi, comune da 1.000 abitanti possono passare a 15-20 mila abitanti con la presenze dei turisti . E’ importante che tutti i propri agenti siano spesi sulle strade e che una serie di attivià di ufficio o operative, ma non d’interfaccia con il cittadino, possano essere fatte da altri.
Noi nella legge auspichiamo non solo la collaborazione con le polizie private, ma anche l’utilizzo di altri strumenti, come convezioni con le poste per svolgere alcune attività.
Quali carenze vi sono nella legislazione nazionale in tema di polizia locale?
La legge nazionale dall’86 ha istituito le polizie urbane e provinciali, ma non ha progredito. Oggi la carenza che più si sente sui territori è il fatto che lo Stato non dia più contributi economici ai comuni per sviluppare questo tipo di servizio. Le Regioni possono farlo, ma ad esempio non possono dare aiuti economici ai comuni per pagare gli stipendi degli agenti di polizia locale. E’ proibito per legge. Le regioni possono solo finanziare spese di acquisto di tecnologia o di investimenti in conto capitale.
Oggi quello che auspichiamo che il parlamento legiferi non è tanto una legge che definisca come deve essere la polizia locale o come deve organizzarsi, perché è giusto che questo compito lo abbiano le Regioni, che lo fanno insieme ai Comuni.
Ma è importante che a livello nazionale si trovino le risorse economiche da trasferire ai Comuni per sviluppare questo importante servizio che ancora oggi è presente a macchia a leopardo sul territorio nazionale.
Ci sono intere regioni dove non c’è l’obbligo formativo, quindi, diviene agente di polizia locale il vincitore di un concorso, che viene mandato in strada senza una specifica preparazione.
Riguardo al numero unico, auspichiamo che possa essere esteso a livello nazionale.
Auspichiamo una legge nazionale di ampio respiro che trovi risorse economiche e che dia punti di riferimento di coordinamento e di armonia senza intervenire nella specificità organizzativa che spetta invece alle Regioni ed ai Comuni definire.
Sul tema la redazione di PuntoSicuro ha intervistato l’assessore agli Affari Generali della Regione Lombardia, Guido Della Frera, uno dei promotori della nuova legge.
Assessore Della Frera, quali sono gli obiettivi della nuova legge?
E’ una legge che tenta di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini ed ai bisogni dei Comuni. Non è una legge che tende a dare forme di dottrina ideologica, ma una legge che tenta di dare risposte concrete, facendo dei punti di chiarezza precisi.
Primo: la netta separazione tra sicurezza-ordine pubblico e sicurezza urbana.
La sicurezza-ordine pubblico è materia esclusiva dello Stato, quindi, di Carabinieri e Polizia di Stato.
La sicurezza urbana, che è invece il nuovo concetto che noi introduciamo con questa legge, è quella sicurezza del quotidiano, l’essere vicino al cittadino nelle sue necessità. Il che significa tranquillità quando va in giro in macchina (sicurezza stradale), tranquillità quando frequenta un giardino pubblico, serenità nella certezza che quando compra qualcosa in un negozio c’è stato un controllo dei beni venduti, riferimenti chiari per chi vede sorgere a fianco di casa un abuso edilizio.
Il cittadino oggi spesso e volentieri non sa a chi rivolgersi per denunciare queste situazioni o per essere tutelato nei suoi diritti.
La polizia locale, i vecchi vigili urbani, strutturati oggi con questa legge daranno precise risposte in merito.
Quali sono le novità introdotte dalle nuova legge?
Prima di tutto viene data la possibilità ai Comuni di associarsi tra di loro per gestire questo servizio. In Lombardia ci sono 1546 Comuni, di cui pochissimi sopra i diecimila abitanti; la maggior parte sono piccole realtà che non possono introdurre organizzazioni e tecnologie per la sicurezza perché troppo costose. La legge prevede forme di associazione e di consorzio fra i vari Comuni per provvedere al servizio di polizia locale.
Questa metodica è stata già sperimentata, con ottimi risultati in questi due anni; quest’anno sono 750 i Comuni che si sono associati.
Questa legge non solo definisce le forme di associazione, ma finanzia i Comuni che si associano. Ogni anno la Regione mette oltre diecimila milioni di euro, già previsti in legge, per finanziare i Comuni che si associano per gli acquisti di automezzi, di telecamere, di strumenti tecnologicamente avanzati per fare indagini e per sviluppare sicurezza.
La legge prevede inoltre modelli organizzativi precisi. Sono centinaia i comandi di polizia locale in Lombardia, per complessivi 8000 agenti; per permettere alle centrali operative di dialogare tra loro è stato introdotto un sistema di radiocomunicazione unico.
Inoltre è stata introdotta l’unicità delle modulistiche per dare maggiore semplificazione e chiarezza al cittadino.
Grande novità della legge è l’introduzione di un numero unico.
Oggi, essendo centinaia i comandi di polizia locale, se si ha bisogno di chiamare un agente per un incidente stradale, si chiama sempre il 112 o il 113 perché nessuno si ricorda o sa qual è il numero di telefono del comando del Comune su cui si sta transitando.
La legge introduce invece un nuovo numero, unico per tutta la Lombardia, che indirizza la chiamata alla centrale operativa più vicina.
Questo consente inoltre di sollevare Polizia di Stato e Carabinieri da lavori che possono essere svolti anche dalla polizia municipale.
Polizia di Stato e Carabinieri che vogliamo sempre più impegnati nella repressione del crimine e della criminalità organizzata.
Altra novità è lo sviluppo della formazione. Abbiamo dato grande importanza all’aspetto formativo. Vogliamo uomini capaci, professionalmente preparati. Già questo sta avvenendo, da anni la regione finanzia la formazione. Con questa legge però prevediamo corsi di primo accesso finanziati dalla regione Lombardia, corsi di aggiornamento permanente degli agenti e di tutti i quanti componenti della polizia locale e introduciamo un’Accademia per ufficiali e sottufficiali di polizia locale , che potrà dare laurea breve o un titolo post laurea per i comandanti che sono già oggi laureati.
L’accademia di polizia locale sarà collegata al sistema universitario. Quello che vorremmo inserire è il concetto di “manager della sicurezza”. Una figura utile per la polizia locale, ma che potrà essere utile anche per altre professioni. Oggi la sicurezza è un valore che deve essere difeso anche con investimenti in risorse umane e in tecnologie di alto livello.
Riguardo alla collaborazione tra polizia locale ed istituti di vigilanza privata, cosa cambia con la nuova legge?
Mettiamo anche qui chiarezza, nel senso che mai l’agente degli istituti di vigilanza privata dovrà sostituire l’agente di polizia locale, il vigile urbano.
Oggi per assicurare interventi più efficaci nel campo della sicurezza, dobbiamo utilizzare tutte le forze in campo, senza nessun distinguo, dando però ad ogni forza in campo precisi ruoli e compiti.
La nuova legge permette ai comuni, dopo gare pubbliche, di appaltare servizi di ausilio alla polizia locale tramite queste forze.
Non è utile che un vigile urbano stia negli uffici, o magari davanti a dei monitor della centrale di videosorveglianza. Gli agenti di polizia locale stiano sulla strada perché solo a loro è permesso l’impatto con il cittadino e l’incontro con il cittadino, sia nel profilo sanzionatorio sia nel profilo di consiglio. Agli uomini delle polizie private possiamo affidare compiti quali sorvegliare i monitor delle centrali di videosorveglianza, fare presidi notturni senza possibilità di intervento. Sono occhi in più e uomini in più che aggiungiamo in un sistema articolato di sicurezza.
In alcuni comuni sono già operative collaborazioni tra istituti di vigilanza e polizia locale?
Sono partite già alcune esperienze che, non essendo normate, potevano creare forme di confusione.
Con questa legge definiremo con dei regolamenti specifici questa collaborazione che speriamo essere già pronta a partire entro l’estate, per venire in aiuto delle polizie locali nei picchi stagionali.
Nei picchi stagionali, specie estivi, comune da 1.000 abitanti possono passare a 15-20 mila abitanti con la presenze dei turisti . E’ importante che tutti i propri agenti siano spesi sulle strade e che una serie di attivià di ufficio o operative, ma non d’interfaccia con il cittadino, possano essere fatte da altri.
Noi nella legge auspichiamo non solo la collaborazione con le polizie private, ma anche l’utilizzo di altri strumenti, come convezioni con le poste per svolgere alcune attività.
Quali carenze vi sono nella legislazione nazionale in tema di polizia locale?
La legge nazionale dall’86 ha istituito le polizie urbane e provinciali, ma non ha progredito. Oggi la carenza che più si sente sui territori è il fatto che lo Stato non dia più contributi economici ai comuni per sviluppare questo tipo di servizio. Le Regioni possono farlo, ma ad esempio non possono dare aiuti economici ai comuni per pagare gli stipendi degli agenti di polizia locale. E’ proibito per legge. Le regioni possono solo finanziare spese di acquisto di tecnologia o di investimenti in conto capitale.
Oggi quello che auspichiamo che il parlamento legiferi non è tanto una legge che definisca come deve essere la polizia locale o come deve organizzarsi, perché è giusto che questo compito lo abbiano le Regioni, che lo fanno insieme ai Comuni.
Ma è importante che a livello nazionale si trovino le risorse economiche da trasferire ai Comuni per sviluppare questo importante servizio che ancora oggi è presente a macchia a leopardo sul territorio nazionale.
Ci sono intere regioni dove non c’è l’obbligo formativo, quindi, diviene agente di polizia locale il vincitore di un concorso, che viene mandato in strada senza una specifica preparazione.
Riguardo al numero unico, auspichiamo che possa essere esteso a livello nazionale.
Auspichiamo una legge nazionale di ampio respiro che trovi risorse economiche e che dia punti di riferimento di coordinamento e di armonia senza intervenire nella specificità organizzativa che spetta invece alle Regioni ed ai Comuni definire.
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