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Forniture difettose e mancato controllo
E' giunta al primo grado la vicenda giudiziaria dello scoppio di tre anni fa alla Sei di Ghedi, fabbrica di munizioni e armamenti.
Sono stati condannati come responsabili dell'incidente: il responsabile del settore qualità della Sei (3 anni di reclusione), il direttore tecnico (2 anni e 6 mesi) e anche il titolare (2 anni di reclusione) della Imz, l'azienda vicentina fornitrice di materiali alla Sei.
Le conclusioni del giudice hanno infatti stabilito che a causa di una fornitura difettosa di ogive da parte della Imz alla Sei, i tre operai hanno effettuato delle operazioni all'origine dell'esplosione.
Il giudice ha quindi condannato il responsabile del settore qualità della Sei per non aver controllato il materiale difettoso in arrivo e il direttore tecnico per non aver impedito l'eseguirsi di operazioni pericolose.
Nello specifico, durante la colatura dell'esplosivo nelle ogive difettose, questo si solidificò anche sulla filettatura. Per eliminarlo, i tre operai cominciarono a scalpellarlo, originando così una scintilla che causò la violenta fiammata.
Siamo quindi di fronte all'ennesimo grave episodio di mancanza di informazione e formazione sui pericoli che si possono incontrare nell'eseguire i compiti assegnati.
In questo caso si aggiunge il colpevole silenzio dei responsabili che dovevano vigilare sulla idoneità dei materiali in uso.
Sono stati condannati come responsabili dell'incidente: il responsabile del settore qualità della Sei (3 anni di reclusione), il direttore tecnico (2 anni e 6 mesi) e anche il titolare (2 anni di reclusione) della Imz, l'azienda vicentina fornitrice di materiali alla Sei.
Le conclusioni del giudice hanno infatti stabilito che a causa di una fornitura difettosa di ogive da parte della Imz alla Sei, i tre operai hanno effettuato delle operazioni all'origine dell'esplosione.
Il giudice ha quindi condannato il responsabile del settore qualità della Sei per non aver controllato il materiale difettoso in arrivo e il direttore tecnico per non aver impedito l'eseguirsi di operazioni pericolose.
Nello specifico, durante la colatura dell'esplosivo nelle ogive difettose, questo si solidificò anche sulla filettatura. Per eliminarlo, i tre operai cominciarono a scalpellarlo, originando così una scintilla che causò la violenta fiammata.
Siamo quindi di fronte all'ennesimo grave episodio di mancanza di informazione e formazione sui pericoli che si possono incontrare nell'eseguire i compiti assegnati.
In questo caso si aggiunge il colpevole silenzio dei responsabili che dovevano vigilare sulla idoneità dei materiali in uso.