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“Memoria storica nella sicurezza sul lavoro”

Per fare crescere la cultura della sicurezza sul lavoro è necessario non solo conoscere la realtà del mondo del lavoro, pronti a cogliere le nuove esigenze, ma anche tenere un occhio al passato, all’evoluzione della sicurezza sul lavoro nel corso degli anni.

Per questa ragione nella prima giornata della Anteprima di ExpoSicuramente, mostra convegno svoltasi a Brescia il 28 e 29 aprile, è stato realizzato un convegno sulla memoria storica nella sicurezza sul lavoro.
Il Prof. Alessio, dell’Università di Brescia, ha ricordato le parole pronunciate un secolo fa, ma sempre attuali, dal Prof. Luigi Devoto: “Se il lavoro non fosse malato non si ammalerebbe l'uomo”. Nel dopoguerra l'Organizzazione Mondiale della Sanità definì lo stato di salute non mediante il concetto di “non-malattia”, ma attraverso quello di benessere psichico, fisico e sociale della persona.

Il Prof. Alessio ha presentato un excursus sull’evoluzione di iniziative per la tutela della salute dei lavoratori in Italia.
La medicina del lavoro è nata in Italia alla fine del 1600, con Bernardino Ramazzini, medico modenese. Ramazzini poneva un quesito: questa malattia la stai analizzando dopo l'evento? Ramazzini entrava nei luoghi di lavoro per valutare i rischi della singola attività, ovvero non ha fatto altro che adottare la metodologia attualmente adottata: approfondimento dei processi
tecnologici, identificare i gruppi di lavoratori, sopralluogo, inquinanti, indagini.
Tuttavia solo nel 1910 nasce in Italia la prima clinica del lavoro di Milano, fondata da Luigi Devoto.

Gli ultimi anni del ‘800 prendono vita alcune indagini sul mondo del lavoro.
Nel 1869 sono state fatte inchieste sulle condizioni nei luoghi di lavoro. Si passò poi dal "miracolo economico" che porta ad occuparsi sempre di meno dei vincoli in favore della spinta alla produzione. Venne poi l'inchiesta della commissione Lama, con parlamentari che sono andati a vedere i luoghi di lavoro e l'inchiesta nel 1989 fu sepolta negli archivi del senato.

Nel corso del Convegno è intervenuto Giovanni Zanotti ex delegato dei lavoratori della Ideal Standard, che ha portato l’esperienza vissuta nell’azienda, un esempio di come una diversa organizzazione del lavoro, l’introduzione di nuovi strumenti possano portare un contributo essenziale nella tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. “Ogni anno 50-60 persone si ammalavano di silicosi dagli anni ‘70 agli anni ‘80. Anche oggi la ceramica si fa ancora con la silice, ma oggi non ci sono più silicotici. Il primo passo è stato fatto con l'istituzione della "commissione ambiente" all'interno del consiglio di fabbrica.
In quel periodo - ha affermato Zanotti - i rischi venivano monetizzati in busta paga, es. rischio calore, ecc. Abbiamo ottenuto invece l'affermazione di uno slogan: "la salute non si paga".
Sono stati installati silos per la miscelazione delle materie prime e si è modificato il sistema di organizzazione della fabbrica mettendo al centro l'uomo con la sua salute, i suoi polmoni, ecc.”

Anche l’Ing. Gandellini, di Eco 90 organismo di AIB (Associazione Industriali Bresciani) che si occupa di ambiente e sicurezza, ha portato la propria esperienza. "Dal settore nucleare, nel quale si lavorava per render minimi i danni derivanti da eventuali guasti basandosi sulla statistica, sono arrivato in Aib ad occuparmi di sicurezza nelle aziende e ne sono rimasto scioccato.
Abbiamo scoperto che la 626 non ha assolutamente dato i risultati che il legislatore si attendeva ed emergeva con chiarezza il dato che c'erano meno infortuni laddove c'era una migliore organizzazione del lavoro.”

Dino Greco rappresentante della CGIL, ha proposto una lettura dell’andamento infortunistico sul territorio bresciano. “A Brescia non si scende sotto i 25.000 infortuni anno, si ha un tasso di tumori più elevato rispetto alle altre province.
Dobbiamo riflettere con grande attenzione per individuare le cause.”

Secondo Greco queste cause vanno ricercate nel processo di precarizzazione del lavoro, nel fatto che per molte imprese la competitività sia vista come fattore centrale e che sia considerato accessorio tutto il resto, nel fatto la voce di costi "sicurezza" sia facile da tagliare per le imprese, nell’insufficienza dei controlli.
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