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Sfruttare le ecotecnologie per combattere il surriscaldamento del pianeta

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

16/11/2006

Secondo un recente studio, anche attuando la legislazione esistente in materia ambientale, le emissioni dannose di ozono continueranno ad aumentare. Gli scenari.

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I protocolli internazionali e le normative nazionali in vigore che puntano a ridurre l’inquinamento atmosferico devono andare oltre gli attuali obiettivi se si vuole evitare che il clima e l’ambiente subiscano altri danni dovuti alle elevate concentrazioni dell’ozono.
Fino a quando ciò non avverrà, un miglior impiego delle tecnologie esistenti potrà aiutare a contenere gli effetti dannosi di queste emissioni e riportare il livello dell’ozono nella maggior parte delle regioni del pianeta entro gli standard attualmente consentiti. In questo modo sarebbe possibile ridurre al minimo gli impatti negativi dell’ozono sulla salute umana, sugli ecosistemi e in termini di surriscaldamento del pianeta.

A queste conclusioni è giunta una ricerca condotta dal Centro di ricerca della Commissione europea, in collaborazione con la rete di ricercatori ACCENT, una rete di eccellenza finanziata dall’UE che si occupa principalmente dei cambiamenti nella composizione dell'atmosfera.

In uno studio pubblicato sulla rivista “Environmental Science and Technology”, i ricercatori hanno messo a confronto i risultati di 26 modelli di chimica atmosferica riguardanti l’intera atmosfera terrestre.

L’ozono è un gas serra che viene prodotto dalla reazione di sostanze come il monossido di carbonio, il metano o altri composti analoghi con gli ossidi di azoto derivanti dai trasporti, dall’industria o dall’energia consumata in ambito domestico, ad esempio per cucinare o riscaldare gli edifici.

Dai modelli risulta che, in assenza di normative, le emissioni salirebbero a livelli potenzialmente pericolosi, ma anche attuando le normative già esistenti nell’UE, nei paesi del Nord America e in Giappone che limitano le concentrazioni di ozono nell’aria, le emissioni continuerebbero ad aumentare e, con loro, le minacce per l’intero ecosistema globale.

Il terzo scenario prende in esame il caso in cui vengano sfruttate tutte le potenzialità della tecnologia esistente per l’abbattimento delle emissioni, dimostrando che ne conseguirebbe un notevole miglioramento sia nei livelli dell’ozono che in termini di impatto derivante dalla deposizione dell’azoto.

“Un migliore utilizzo delle tecnologie potrebbe, quindi,  ridurre l’inquinamento atmosferico e l’impatto del surriscaldamento globale causato dai gas serra che non figurano nel protocollo di Kyoto. – riferiscono i ricercatori - Il passo successivo sarà quello di elaborare linee guida pratiche su come dare applicazione a queste conclusioni partendo da un’attenta analisi dei costi e dei benefici.”

Questo studio è apparso proprio mentre i ministri di tutto il mondo sono riuniti a Nairobi per discutere gli interventi necessari per combattere i cambiamenti climatici alla scadenza del protocollo di Kyoto, prevista per il 2012.
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