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Ecomafia in aumento
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Cresce il fatturato della criminalità organizzata in campo ambientale. I tradizionali business delle “ecomafie” (cemento, abusivismo edilizio, appalti illegali, traffico di rifiuti, commercio clandestino di opere d’arte, racket degli animali) hanno fatto un balzo del 30% nell’ultimo anno raggiungendo un fatturato di 24 miliardi e 600 milioni di euro.
La stima è stata fornita da Legambiente nel Rapporto Ecomafia 2005, realizzato con la collaborazione delle forze dell’ordine.
Ogni ora vengono commessi 3 reati di criminalità ambientale (25.469 all’anno); nel 2004 le persone denunciate per questi reati sono cresciute del 10,4% rispetto all’anno precedente. Il 49,1% degli illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
L’abusivismo è cresciuto ancora del + 3,6% nel 2004. Le nuove case abusive (al netto delle cosiddette trasformazioni d’uso rilevanti su costruzioni già esistenti) sono state 32.000, ovvero 3.000 in più rispetto al 2003.
Per quanto riguarda il ciclo illegale dei rifiuti, le infrazioni accertate nel 2004 sono state 4.073 e 1.702 i sequestri.
La Campania guida questa particolare classifica dell’illegalità ambientale, seguita dalla Puglia e dalla Toscana. “Un confronto con il 2003 - afferma Legambiente - non è possibile, perché quest’anno, per la prima volta, sono stati inseriti in questa voce specifica, anche i risultati delle indagini condotte dal Comando carabinieri per la Tutela dell’ambiente relative all’inquinamento del suolo provocato da smaltimenti illegali di rifiuti”.
Legambiente ha evidenziato inoltre il graduale spostamento dei traffici illeciti verso il Centro-Nord del Paese.
Altro "mercato" che non conosce crisi è la cosiddetta archeomafia, ovvero i furti di opere d’arte e di reperti archeologici: un giro d’affari attivo soprattutto nel Nord Italia come in Piemonte, nel Lazio e in Lombardia. “Le opere trafugate nel 2004 - afferma Legambiente - sono arrivate a 19.000 pezzi, il 4,7% in più rispetto al 2003. Un vero e proprio museo che si arricchisce sempre più nonostante la diminuzione dei furti scesi del 7,9% (1.190 nel 2003).”
Cresce il fatturato della criminalità organizzata in campo ambientale. I tradizionali business delle “ecomafie” (cemento, abusivismo edilizio, appalti illegali, traffico di rifiuti, commercio clandestino di opere d’arte, racket degli animali) hanno fatto un balzo del 30% nell’ultimo anno raggiungendo un fatturato di 24 miliardi e 600 milioni di euro.
La stima è stata fornita da Legambiente nel Rapporto Ecomafia 2005, realizzato con la collaborazione delle forze dell’ordine.
Ogni ora vengono commessi 3 reati di criminalità ambientale (25.469 all’anno); nel 2004 le persone denunciate per questi reati sono cresciute del 10,4% rispetto all’anno precedente. Il 49,1% degli illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
L’abusivismo è cresciuto ancora del + 3,6% nel 2004. Le nuove case abusive (al netto delle cosiddette trasformazioni d’uso rilevanti su costruzioni già esistenti) sono state 32.000, ovvero 3.000 in più rispetto al 2003.
Per quanto riguarda il ciclo illegale dei rifiuti, le infrazioni accertate nel 2004 sono state 4.073 e 1.702 i sequestri.
La Campania guida questa particolare classifica dell’illegalità ambientale, seguita dalla Puglia e dalla Toscana. “Un confronto con il 2003 - afferma Legambiente - non è possibile, perché quest’anno, per la prima volta, sono stati inseriti in questa voce specifica, anche i risultati delle indagini condotte dal Comando carabinieri per la Tutela dell’ambiente relative all’inquinamento del suolo provocato da smaltimenti illegali di rifiuti”.
Legambiente ha evidenziato inoltre il graduale spostamento dei traffici illeciti verso il Centro-Nord del Paese.
Altro "mercato" che non conosce crisi è la cosiddetta archeomafia, ovvero i furti di opere d’arte e di reperti archeologici: un giro d’affari attivo soprattutto nel Nord Italia come in Piemonte, nel Lazio e in Lombardia. “Le opere trafugate nel 2004 - afferma Legambiente - sono arrivate a 19.000 pezzi, il 4,7% in più rispetto al 2003. Un vero e proprio museo che si arricchisce sempre più nonostante la diminuzione dei furti scesi del 7,9% (1.190 nel 2003).”
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