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Coste italiane a rischio inquinamento
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Anche le aree marine protette non sono risparmiate dall’inquinamento. Lo afferma l’elaborazione di Legambiente e WWF Italia dei dati rilevati dal Programma di monitoraggio dell’ambiente marino costiero del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio.
I dati oggetto dello studio sono rilevati nel corso di campionamenti delle acque e dei sedimenti costieri, raccolti dalle Arpa nell’arco degli ultimi tre anni.
Le due associazioni, commentando i risultati dell’elaborazione, hanno espresso preoccupazione per la salute dell’ecosistema marino e per quella umana (questi inquinanti entrando nella catena alimentare possono finire nel nostro organismo).
Metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi e policlorobifenili presenti nei sedimenti marini e “minacciano la salute dei mari italiani in modo preoccupante. Il mare è infatti è il deposito finale della maggior parte delle sostanze contaminati utilizzate sulla terra.”
La campagna di monitoraggio del Ministero dell’Ambiente ha effettuato campionamenti in aree sottoposte a particolari pressioni antropiche, le cosiddette aree critiche, e in aree invece scarsamente sottoposte a questo tipo d’impatto, le cosiddette “aree di bianco” che assumono funzione di controllo.
In diverse Regioni, come aree di bianco sono state individuate le aree marine protette.
Il dato preoccupante, secondo Legambiente, è proprio il tasso d’inquinamento rilevato in queste zone, nelle quali l’ambiente marino è particolarmente tutelato.
In alcuni parchi nazionali, per esempio, sono stati rilevati sedimenti contaminati da cromo, nichel, piombo, in altri la contaminazione riguardava l’arsenico.
In una “area di bianco”, sono stati rilevati superamenti del tasso di nichel in tutti e cinque i campionamenti effettuati, con punte che superano anche del doppio il limite di legge.
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Anche le aree marine protette non sono risparmiate dall’inquinamento. Lo afferma l’elaborazione di Legambiente e WWF Italia dei dati rilevati dal Programma di monitoraggio dell’ambiente marino costiero del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio.
I dati oggetto dello studio sono rilevati nel corso di campionamenti delle acque e dei sedimenti costieri, raccolti dalle Arpa nell’arco degli ultimi tre anni.
Le due associazioni, commentando i risultati dell’elaborazione, hanno espresso preoccupazione per la salute dell’ecosistema marino e per quella umana (questi inquinanti entrando nella catena alimentare possono finire nel nostro organismo).
Metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi e policlorobifenili presenti nei sedimenti marini e “minacciano la salute dei mari italiani in modo preoccupante. Il mare è infatti è il deposito finale della maggior parte delle sostanze contaminati utilizzate sulla terra.”
La campagna di monitoraggio del Ministero dell’Ambiente ha effettuato campionamenti in aree sottoposte a particolari pressioni antropiche, le cosiddette aree critiche, e in aree invece scarsamente sottoposte a questo tipo d’impatto, le cosiddette “aree di bianco” che assumono funzione di controllo.
In diverse Regioni, come aree di bianco sono state individuate le aree marine protette.
Il dato preoccupante, secondo Legambiente, è proprio il tasso d’inquinamento rilevato in queste zone, nelle quali l’ambiente marino è particolarmente tutelato.
In alcuni parchi nazionali, per esempio, sono stati rilevati sedimenti contaminati da cromo, nichel, piombo, in altri la contaminazione riguardava l’arsenico.
In una “area di bianco”, sono stati rilevati superamenti del tasso di nichel in tutti e cinque i campionamenti effettuati, con punte che superano anche del doppio il limite di legge.
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